Condividi:

Abramo nella tradizione islamica

Autore:
Colombo, Valentina
Fonte:
CulturaCattolica.it
“Abramo è un personaggio adorato da musulmani, ebrei e cristiani in quanto uomo retto che ha vissuto più di quattromila anni fa. La sua storia si trova nella Bibbia e nel Corano”. (http://www.islamonline.net/english/hajj/2002/01/reflections/article3.shtml)

“Unitamente al giudaismo, islam e cristianesimo risalgono al profeta e patriarca Abramo e i tre profeti discendono direttamente dai figli di quest’ultimo”. (“Conoscere l’islam e i musulmani”, a cura dell’Ufficio culturale della Reale Ambasciata dell’Arabia saudita a Roma)

Una delle definizioni più diffuse delle tre religioni monoteistiche è quella di “religioni abramitiche” ovvero religioni che condividono la stessa fede nel profeta Abramo. Tuttavia bisogna rammentare che la sua vita e la sua storia nella tradizione islamica sono profondamente diverse da quelle dell’Antico Testamento.
Nel testo coranico Abramo viene presentato come un uomo che ben presto avvia un’affannosa ricerca spirituale del vero dio che non corrispondeva certo né alle divinità pagane né agli astri. Abramo è considerato l’esempio del perfetto monoteista, ma per la religione islamica non è mai stato né ebreo né cristiano né musulmano.
Abramo viene definito “amico di Dio” e come gli altri profeti ha una precisa missione che nel suo caso corrisponde ad essere l’antenato di tutti i profeti compreso Maometto. Abramo viene messo alla prova da Dio che gli chiede di sacrificare il figlio Ismaele ed egli immediatamente si sottomette alla volontà divina. E’ a ricordo di questo gesto che nell’ultimo giorno del pellegrinaggio alla Mecca si usa sacrificare un animale in tutto il mondo islamico.
Abramo rappresenta in una certa qual misura l’anello di congiunzione tra il mondo preislamico e la nuova religione. Esiste infatti un legame speciale tra Abramo e la prima città santa dell’islam in quanto avrebbe pregato per la Mecca (XIV, 35-37) e vi avrebbe stabilito parte della discendenza (XIV,37). Non solo, vi avrebbe anche costruito la Caaba con l’aiuto del figlio Ismaele stabilendone il culto e i riti come si legge nel Corano: “E ingiungemmo ad Abramo e ad Ismaele: “purificate la mia Casa per coloro che attorno vi correranno venerabondi, vi pregheranno devoti, vi s’inchineranno e si prostreranno reverenti” (II, 125-127).
Anche alcuni riti legati al pellegrinaggio vengono fatti risalire alla sua famiglia. Sua moglie Agar alla ricerca d’acqua per il proprio figlio corse tra le due colline di Safa e Marwa. Ancora oggi infatti i pellegrini alla Mecca devono percorrere sette volte questo tragitto proprio in ricordo di questo gesto. Dopodiché devono bere al pozzo di Zamzam che secondo la tradizione islamica sarebbe stata la risposta divina alla ricerca disperata di Agar. All’interno del recinto della Grande moschea della Mecca si trova anche il cosiddetto posto di Abramo (maqam Ibrahim) considerato il luogo dove Abramo pregava Dio. Secondo la tradizione islamica la sottomissione di Abramo è stata preceduta da sette tentativi di Satana per distoglierlo dalle sue intenzioni. Durante il pellegrinaggio si effettua anche la lapidazione di Satana che corrisponde a colpire con sassolini sette stele che rappresentano le sette proposte del diavolo.
Risulta evidente che l’Abramo del Corano abbia, ad eccezione del fatto di essere un profeta, ben poco in comune con l’Abramo dell’Antico Testamento.

Vai a "Ultime news"