“Chi rompe paga...”
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Oramai in tanti ne hanno parlato, e sembra che, sul caso, si sia fatta chiarezza: non è un inno alla contraccezione e alla eutanasia, questo YouCat, catechismo rivolto in particolare ai giovani, che sarà offerto a tutti partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù: è solo uno spiacevole errore di traduzione.
Non esiste una “via italiana” al preservativo, e la scelta di far morire Eluana Englaro non ha la benedizione della Chiesa.
Tutto a posto, allora? Chiuso il caso? A me, francamente, sembra di no, e per vari motivi.
1. Non se ne può più che al Papa si facciano fare “brutte figure”. Sì, perché questo YouCat ha la presentazione entusiasta, e a me pare veramente molto bella, di Benedetto XVI. Che un testo con questa autorevolezza sia presentato con gravissimi errori dottrinali, seppur dovuti ad una incapacità dei traduttori, non è cosa da poco.
È vero che siamo abituati a questa leggerezza: nel libro-intervista “Luce del mondo” ci sono tanti e tali errori da far pensare, più che ad una svista, ad una colpevole irresponsabilità (a proposito, di errori, ancorché di minore importanza, ce ne sono anche nel “Gesù di Nazaret”. La storia si ripete).
2. La soluzione proposta per ovviare a questi errori nella pubblicazione del testo mi pare indegna di una seria casa editrice: perché l’unica soluzione dovrebbe essere il macero, e la ristampa corretta.
“Chi rompe paga...”: l’errata corrige avrà l’unico risultato di presentare la Chiesa come la solita oscurantista, incapace di dare una risposta attuale ai problemi degli uomini, legata a soluzioni del passato, medievali, si dice.
Come sempre sarà l’errore a fare notizia e, come le varie smentite sui giornali (di solito pubblicate senza il dovuto rilievo) tale soluzione avrà l’effetto rafforzativo e non di negazione dell’errore. Così, oltre al danno, le beffe. “Chi rompe paga... e i cocci sono suoi”: in questo caso però purtroppo, i cocci, cioè le conseguenze, saranno nostri, come sempre di chi vuole essere fedele alla Chiesa, al Papa e al suo magistero.
Mi fermo qui, anche se vorrei chiedere a tutti, soprattutto ai cattolici, di essere capaci di creare un modo di comunicare più adeguato rispetto al messaggio, che, nel nostro caso, è una persona viva oggi da incontrare. Non sono parole da commentare e da interpretare.
È un avvenimento, come è stato avvenimento la trasmissione “A sua immagine. Speciale Venerdì Santo” in cui il Papa Benedetto XVI ha risposto alle domande degli uomini d’oggi, forse troppo soffocata dal contorno di parole che l’ha accompagnata.