O magna vis veritatis! Lettera aperta agli amici del CLU di Milano dopo gli attacchi degli abortisti in Università Statale

Abbiamo scritto questa lettera aperta agli amici del CLU dopo gli attacchi subiti. Chi volesse aderire può inviarci la sua firma e i suoi dati
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CulturaCattolica.it ©
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Carissimi amici del CLU di Milano,
quello che è accaduto martedì 26 novembre all’Università Statale in occasione del vostro convegno dal titolo “Accogliere la vita, storie di libere scelte”, è un fatto che ha colpito tutti noi del Movimento e anche tanti altri nella società italiana. Permetteteci, da semplici sacerdoti della nostra grande compagnia, da molti anni impegnati sul fronte ‘pro life’, di dirvi alcune cose che ci stanno a cuore e che, crediamo, possono esservi di aiuto a comprendere la realtà che avete fatto emergere e provvidenzialmente ‘smascherato’ con il vostro raduno pubblico in università.


Ringraziamo Tempi (e il Sussidiario) per il video che hanno postato e che mostra come si sono svolti realmente i fatti.

Anzitutto desideriamo dirvi grazie per aver vissuto in questo modo il carisma che attraverso don Giussani è stato dato al Movimento, rendendo presente l’avvenimento di Cristo dentro il vostro ambiente universitario. Questo avvenimento, come sappiamo, si presenta come una compagnia in cui si rende sperimentabile la presenza di un Altro, cioè di Cristo stesso, e si esprime anche nei giudizi cristiani che tale compagnia pronuncia su ciò che accade nel mondo. Così facendo essa, cioè la Chiesa, aiuta gli uomini a scoprire la verità e il bene, specialmente quando lo hanno gravemente perso di vista.
Voi, dunque, avete deciso di dare un giudizio cristiano su quella che è la più tragica e imponente iniquità del nostro tempo, ovvero lo sterminio legalizzato e da tutti finanziato di centinaia di milioni di bambini nel grembo delle loro madri. La gran parte del mondo cattolico non se ne interessa, nonostante le indicazioni molto accorate e severe della Chiesa: basti pensare all’Enciclica Evangelium Vitae di S. Giovanni Paolo II o ai molti interventi vibranti di Papa Francesco. Perciò voi meritate un grande plauso per aver sollevato la questione proprio nel cuore della cultura contemporanea nazionale, cioè l’Università Statale di Milano.

La reazione era inevitabile. Avete toccato il punto centrale e blindato di tutta la cultura dominante: quando qualcuno osa metterlo in discussione scatta la furia incontenibile dei media, dei leader progressisti, degli intellettuali di regime, degli editorialisti, dei sindacati laicisti, dei grandi social, dei gruppi illuminati, degli influencers, dei docenti universitari democratici e degli ‘antifa’ di turno. Al fondo sta l’ideologia del potere, che vede nel diritto all’aborto la bandiera della libertà dell’umanità progressista: libertà dalla legge morale e da tutto ciò che sottomette il potere umano alla dipendenza da un Altro. La distruzione della vita nascente, della famiglia uomo-donna-bambini e delle comunità di famiglie, è assolutamente necessaria per far sorgere un nuovo tipo di umanità, radicalmente diversa da quella cristiana, che dipenda solo dal potere e non abbia nessuna legge morale se non quella proclamata dai Parlamenti.
Non solo, ma l’aborto legalizzato è il sigillo della concezione materialistica dell’uomo, che sostiene accanitamente che noi siamo solo grumi di cellule, pazientemente costruiti in modo complesso dall’evoluzione biologica: perciò non c’è nessun assassinio, ma solo una manovra di adattamento materiale ai limiti dello spazio vitale. Ciò ricorda a tutti quello che sono: ammassi organizzati di molecole e niente di più. Nulla di sacro e inviolabile, ma corpi materiali tutelati a certe condizioni dal potere onnipotente per interessi reciproci. Non a caso il primo a legalizzare l’aborto nel mondo è stato Lenin in Russia nel gennaio 1920, dopo soli tre anni dalla rivoluzione. E dopo di lui Hitler nel 1935 in Germania.
Si capisce quindi come per la cultura dominante sia inconcepibile e inammissibile togliere o limitare la legalizzazione dell’aborto, perché equivarrebbe ad ammettere che la Chiesa ha ragione, che il potere è drasticamente limitato da una legge morale superiore e che tutti noi dipendiamo da un Altro. La prova del nove: è intollerabile che le associazioni pro-life offrano aiuto nei consultori alle donne che hanno deciso di abortire affinché non lo facciano, cioè è intollerabile, insopportabile e inammissibile l’idea che un solo bambino condannato a morte possa sfuggire al suo destino. A tanto siamo giunti nell’odio verso la dipendenza da un Altro.

Questa volta, però, la sicumera di questo apparato ha fatto un passo falso: la reazione è stata così palesemente indecente, contraddittoria e videodocumentata, da ottenere l’effetto imprevisto di smascherare la nullità logica, ontologica ed esistenziale di questo apparato e della sua ideologia. Gli abortisti hanno dimostrato pubblicamente di essere contro la democrazia, contro la razionalità, contro la scienza e contro il più elementare senso di umanità. Soprattutto lo hanno dimostrato a noi del Movimento e questo, come diremo dopo, ha un valore notevole per la nostra esperienza. Ma vediamo meglio cosa significa quanto appena detto.

  • Hanno dimostrato di essere contro la democrazia: non ammettono che chi non la pensa come loro posa parlare, ma lo insultano, lo minacciano, lo buttano fuori dalla società, pronti ad usare ogni genere di violenza se c’è la possibilità di farlo.
  • Hanno dimostrato di essere contro la ragione o razionalità: non sanno presentare nessuna argomentazione delle loro tesi, salvo slogan fanatici, non sanno ascoltare le argomentazioni altrui, non accettano di osservare attentamente la realtà, non sono disposti a pensare e a riflettere seriamente, non sono in cerca di nessuna verità ma solo di gridare quelle due cose che hanno prestabilito. Per non parlare della loro ignoranza totale delle riflessioni antropologiche dei più grandi autori dell’umanità, inclusi quelli contemporanei, che mostrano l’esistenza di un mistero profondissimo nell’uomo fin dalla sua imperscrutabile origine.
  • Hanno dimostrato di essere contro la scienza: ignorano tutte le scoperte scientifiche sull’embrione, sul feto e sul bambino, censurano tutte le straordinarie immagini che i nuovi strumenti endoscopici ed ecografici ci hanno dato del nascituro dal concepimento fino al parto, non sanno nulla del battito cardiaco al 21mo giorno e dell’ECG registrabile dal 45mo giorno, non hanno la minima idea del rapporto di scambio tra la madre e l’embrione, e via di seguito per un lungo elenco di conoscenze di cui per gli abortisti è vietato parlare, tanto che corrono immediatamente a distruggere tutto il materiale informativo che venga offerto al pubblico su queste materie.
  • Hanno dimostrato di essere contro il più elementare senso di umanità: affermano che è giusto fare a pezzi un bambino nascituro e buttarlo nelle immondizie, addirittura fino al giorno del parto incluso, senza nessun rimorso, senza fare una piega, vietando a tutti di fare qualcosa perché si salvi. Ce ne vuole per ridursi così, per distruggere in questo modo la propria stessa umanità.
  • E c’è di più. Questo, infatti, è il metodo con cui dai sostenitori dell’ideologia dominante vengono trattate molte altre questioni importanti per la vita dell’uomo: la sessualità, il matrimonio, il divorzio, la convivenza, l’omosessualità, la contraccezione, la procreazione artificiale, il gender, l’eutanasia ...: Tutto così, contro la democrazia, la razionalità, la scienza, il senso dell’umanità. Lo stesso dicasi per il modo con cui si tratta la religione (la sua verità, la sua storicità, la sua bellezza, etc.) e la si disprezza.


Di fronte a tutto questo occorre ricavare due osservazioni importanti.

La prima osservazione è che il gruppo abortista che martedì era convinto di dimostrare la forza invincibile della sua ideologia in realtà ne ha dimostrato la debolezza assoluta, cioè la nullità e la distruttività totali.
Questa ideologia pretende di essere la democrazia ed è il dispotismo violento, pretende di essere la giustizia ed è il trionfo della prepotenza; pretende di essere l’esaltazione della ragione ed è il rifiuto di ogni ragionamento; pretende di essere la libertà mentre la toglie agli altri; pretende di essere la scienza ed è la fiera dell’ignoranza; pretende di essere l’affermazione dei diritti dell’uomo e li nega tutti a cominciare da quello all’esistenza.
Tutto ciò deve rincuorare alla grande chi vive l’esperienza del Movimento e tutti i cristiani in genere, perché proprio quella dottrina cristiana che oggi è disprezzata e derisa si rivela in realtà la più carica di ragioni, di argomenti, di cultura, di scienza, di frutti, di umanità, di benevolenza, di bellezza, di coraggio, di fraternità, di pace, di costruttività, di pazienza, di capacità di dialogo, di grandezza e di rapporto con l’infinito. In una parola: si rivela per quello che è, la verità.
O magna vis veritatis – scriveva onestamente Cicerone –, quae contra hominum ingenia, calliditatem, sollertiam contraque fictas omnium insidias facile se per se ipsa defendat!”: “O forza grande della verità, che contro gli artifici degli uomini, le astuzie, i cavilli, e contro le finzioni e le insidie di tutti, facilmente da sé sa difendersi” (“Pro Marco Caelio”, n. 63).

La seconda osservazione è che non si tratta di un giudizio sulle persone, ma sull’ideologia che le ha ridotte in questo stato. Queste persone, nonostante la loro spavalderia, sono delle vittime: vittime dell’ideologia di potere e di morte che ha svuotato i loro cervelli e le loro anime e le ha rese serve del suo progetto. Perciò noi dobbiamo da una parte difenderci dai loro attacchi con i mezzi della legalità, ma soprattutto dobbiamo portare avanti, nei loro confronti e per tutta la società, i cinque compiti specificati nella Evangelium Vitae:

- l’evangelizzazione, cioè rendere presente e incontrabile l’avvenimento di Cristo, che solo realizza la nostra umanità e quella di tutti; solo questo permetterà anche la costruzione di una società veramente umana;
- la battaglia culturale, per far conoscere ovunque le ragioni del valore sacro e inviolabile della persona umana dal suo concepimento alla sua morte naturale; questa battaglia va fatta anche in una società laica o laicista, perché la conoscenza delle ragioni della Chiesa può liberare molti dall’inganno dominante e può anche avvicinare tanti di loro all’avvenimento cristiano in quanto tale;
- la battaglia politica, per giungere all’abrogazione di tutte le leggi che consentono di uccidere gli innocenti e la promulgazione di leggi che favoriscano la famiglia; anche se questo risultato oggi è molto difficile da raggiungere, è doveroso fare tutto il possibile per raggiungerlo e non essere silenziosi di fronte ad uno sterminio enorme e orrendo;
- l’impegno caritativo, per portare avanti i Centri di Aiuto alla Vita e altre opere a sostegno della maternità; questo impegno ha già salvato la vita a più di 120 mila bambini in Italia dopo la promulgazione della legalizzazione dell’aborto;
- la preghiera, come domanda a Cristo Signore che l’umanità occidentale ritorni a Lui e ai suoi comandamenti, sperimentando la liberazione dal male e dalla menzogna e una rinascita nell’amore alla vita; è la preghiera anche per i nostri persecutori, perché abbiano la grazia dell’incontro con Cristo e diventino difensori della verità.

Un’ultima osservazione ci sembra importante, per togliere ogni ombra alla nostra testimonianza alla verità. Avete organizzato un convegno per presentare “storie di libere scelte” e avete fatto bene a mettere in risalto dove sta la vera libertà. Tuttavia occorre fare attenzione a non cadere in un equivoco, per cui ci indentificheremmo esattamente con la posizione degli abortisti. Questi ultimi, infatti, vengono definiti e si definiscono pro choice, cioè ‘per la scelta’ libera, in opposizione ai pro life, che vorrebbero ‘imporre’ a tutti la scelta per la vita. Tutto il sostegno alle leggi abortiste si gioca su questo punto: la libertà di scelta, per cui chi vuole la vita è liberissimo di farlo, purché non imponga agli altri la medesima scelta.
Chiunque abbia un minimo di intelligenza e di onestà si accorge che in questo ragionamento manca qualcosa, vale a dire – piccolo particolare – il bambino. La ‘scelta libera’ di cui si sta parlando è quella di uccidere un bambino. Può una tale scelta essere lecita? Può essere riconosciuta come un diritto? Può essere protetta, implementata e finanziata dalla legge civile? Può essere legittimamente approvata e conclamata dalla maggioranza di un intero popolo? Può la coscienza di un popolo arrivare a questo?
La Chiesa non ha dubbi: l’aborto è un “abominevole delitto” (Concilio Vaticano II). “Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa” (Evangelium vitae, n. 62). Papa Francesco, rispondendo poche settimane fa ad una giornalista, lo ha ribadito con il suo linguaggio diretto e vibrante: “Le donne hanno diritto alla vita: alla vita loro, alla vita dei figli. Non dimentichiamo di dire questo: un aborto è un omicidio. La scienza dice che già a un mese dal concepimento ci sono tutti gli organi. Si mata un essere umano, si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono – permettimi la parola – sono sicari. Sono dei sicari. E su questo non si può discutere. Si uccide una vita umana”.

Dunque non basta incoraggiare la scelta per la vita, benché sia molto importante farlo e promuovere la conoscenza delle testimonianze che erano in programma nel vostro convegno. Occorre al contempo dichiarare che l’autorità civile non può promulgare leggi che consentano l’uccisione degli innocenti e degli indifesi. Anzi, il compito di questa autorità è quello di difendere le persone umane innocenti e indifese. Essa esiste per questo, come attesta la retta ragione e l’insegnamento della Chiesa.
Le leggi che consentono l’uccisone della persona umana innocente sono state giustamente definite dal Papa “leggi criminali”, contro le quali bisogna opporsi senza alcuna esitazione o discussione. Egli lo ha detto chiaramente rendendo omaggio alla tomba di Re Baldovino del Belgio, che nel 1990 abdicò per non dover approvare la legge sull’aborto appena promulgata dal Parlamento belga. Scrive il Bollettino della Santa Sede (del 28.9.2024): “Accolto dal Re e dalla Regina, il Papa si è fermato davanti alla tomba di Re Baldovino in silenziosa preghiera. Successivamente, davanti al Re e ai presenti, ne ha elogiato il coraggio, quando scelse di “lasciare il suo posto da Re per non firmare una legge omicida”. Infine il Papa ha esortato i belgi a guardare a lui in questo momento in cui si fanno strada leggi criminali, auspicando che proceda la sua causa di beatificazione”. Poi ai giornalisti sull’aereo, il Papa ha detto: “Il re è stato coraggioso perché, davanti a una legge di morte, lui non ha firmato e si è dimesso. Ci vuole coraggio! Ci vuole un politico “con pantaloni” per fare questo, ci vuole coraggio. Questa è una situazione speciale e lui con questo ha dato anche un messaggio. E lui lo ha fatto anche perché era un santo. Quell’uomo è santo e il processo di beatificazione andrà avanti, perché mi ha dato prova di questo”.

Tutto si riassume in un principio basilare, coniato dagli ultimi Papi e giunto in questi ultimi due anni alla sua formulazione più pregnante: “Ogni vita umana, senza eccezioni, è sacra e inviolabile e va difesa sistematicamente dal suo concepimento alla sua morte naturale”. Questo è il principio che dovrebbe essere scritto a caratteri cubitali in ogni città, in ogni università e in ogni scuola. La Chiesa, nei suoi documenti sull’embrione umano, ricorda l’affermazione molto precisa con cui Gesù stesso sancisce questo principio inequivocabilmente: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

Don Giussani al CLU degli anni Settanta diceva: “È necessario che cominciamo a prendere sul serio la fede come “reagente” sulla vita concreta, in modo tale che siamo condotti a vedere l’identità tra la fede e l’umano reso più vero - nella fede l’umano diventa più vero, l’uomo raggiunge vera proporzione al suo destino -. Così, ad esempio, il rapporto uomo-donna vissuto nella radicalità del rapporto con Cristo, cioè secondo la fede, è reso vero, viene a galla con la sua esigenza di verità e di unità, di fedeltà e di permanenza nel tempo: allora noi siamo contro il divorzio, perché esso è menzogna sulla possibilità e sulla capacità di amore. Così l’atteggiamento di fronte alla vita secondo la radicalità della fede diventa rispettoso della persona e della dignità del suo destino: allora noi siamo contro l’aborto, perché se c’è già una vita umana, sebbene nascosta nel seno della madre, essa è pienamente degna di rispetto. Tutto ciò deve diventare vero in noi, ed è per questo che il tempo ci è dato. [...] dobbiamo essere presenza, dobbiamo cioè costruire questo pezzo di umanità nuova in cammino là dove siamo. Per questo esistiamo, e per nient’altro” (Dall’utopia alla presenza, BUR 2006, pp. 61-62).

Cari amici del CLU, questa è la strada. Grazie dunque per il vostro coraggio. Così San Paolo rincuorava i suoi cristiani di Filippi, colonia romana della Macedonia, e così desideriamo rincuorarvi anche noi, assicurandovi che vi siamo vicini nella preghiera e in tutto l’aiuto che possiamo darvi: “Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora” (Fil 1,27-30).

Don Matteo Graziola e don Gabriele Mangiarotti

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