Non soccombere nel web
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C’è un fatto che, per chi riflette su quanto sta accadendo nella Chiesa, pone una serie di interrogativi, ma soprattutto indica una strada da percorrere.
Abbiamo sentito la notizia della rimozione dall’Osservatore Romano dell’intervista di Scalfari a papa Francesco, pubblicata su Repubblica. E abbiamo appreso la motivazione data dal portavoce della sala stampa vaticana. Come ricorda Antonio Socci in un recente articolo sul quotidiano Libero: «A padre Lombardi è stato detto di far presente che quell’intervista non era stata da lui (il papa n.d.r.) rivista, è uscita dalla penna di Scalfari dopo una chiacchierata informale. Soprattutto… essa non fa parte in alcun modo del magistero di papa Francesco».
Da tempo, sul nostro sito, richiamiamo l’urgenza di ascoltare quanto il Papa dice perché, come ricorda il monsignore americano Peter Brian Wells, «le parole di Papa Francesco sono spesso diverse da quelle che gli vengono attribuite da certi organi di stampa». In questo senso il suo magistero ufficiale ha una profondità e chiarezza notevole, sia che leggiamo l’enciclica pubblicata Lumen fidei, sia che ascoltiamo le udienze e i pronunciamenti. Vorrei soltanto sottolineare che, ai parlamentari francesi che sono andati da lui in visita, papa Francesco ha ricordato che, tra i loro compiti istituzionali, c’è anche quello di abrogare le leggi ingiuste. E, parlando della vita e della necessità di tutelarla dal primo istante fino al termine naturale, ha detto che l’uomo va difeso ovunque abiti, fosse pure il grembo della madre. Sono soltanto due degli aspetti dei suoi pronunciamenti a favore di quelli che Benedetto XVI ha definito “principi non negoziabili”. Ascoltando il suo insegnamento si comprende come tali principi siano per lui veramente irrinunciabili, anche se tutta la preoccupazione che muove il suo impegno pastorale è rivolta a ricostruire il tessuto cristiano della società. La distinzione tra annuncio, catechesi e morale ha un valore metodologico, non cronologico.
Allora ritengo che l’impegno improcrastinabile di chi opera nel mondo della comunicazione sia quello di aiutare il popolo, cristiano e non, a comprendere l’insegnamento pontificio senza riduzioni di sorta. Questo implica da un lato una serietà notevole, rifiutando gli schematismi mondani, mass-mediatici, presenti tante volte anche, purtroppo, nel mondo cattolico. Ma dall’altro lato è necessario che tutti coloro che riconoscono l’insegnamento del Papa nella sua integralità e nel suo valore sappiano realmente fare rete perché sarà proprio l’unità (non certo l’uniformità) il migliore servizio alla verità. Il mondo di Internet, il mondo della carta stampata, radio e televisione, possono realmente servire questa opera di nuova evangelizzazione che è così necessaria nei nostri giorni.
Il Signore Gesù Cristo ci ricorda che questo è un tempo drammatico; la storia ci mostra come la persecuzione e l’odio contro i cristiani non siano qualcosa di lontano nel tempo e, purtroppo, neppure nello spazio. Don Giussani già vent’anni fa ci ha ricordato che: «l’odio si scatena - a malapena contenuto, ma presto tracimerà - dinanzi a cattolici che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella semplicità della tradizione… Che Dio si sia incarnato, che - peggio ancora - lo si voglia annunciare, non può essere accettato, è qualcosa di intollerabile».
Che non accada che, per la nostra pigrizia o per le nostre gelosie o peggio ancora per i nostri schematismi, il mondo non possa incontrare l’annuncio di Cristo, della sua verità e della sua misericordia, che solo può dare speranza gli uomini. Non un lamento sui tempi cattivi, ma un «fare il cristianesimo» è necessario: nell’unità di tutti i credenti e, possibilmente, di tutti gli uomini di buona volontà.