Non ci potranno cacciare dalle scuole!

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Sembra proprio che insegnare religione sia diventato un «mestiere pericoloso». Mai come in questi giorni gli occhi sono puntati sui docenti, passati al vaglio di una critica impietosa e spesso pretestuosa. Oramai è chiaro il progetto. Dopo che la CGIL ha tentato in tutti i modi di cacciare dalla scuola quell’insegnamento che avrebbe portato l’influenza della Chiesa tra i giovani, dopo che si sono tentate tutte le strade (fino a giustificare l’«ora del nulla» nell’illusione di tenere fuori dalle lezioni quei giovani che avrebbero preferito un’ora di libertà alle lezioni dei preti e dei loro tirapiedi) per chiudere la vicenda, e avendo visto che erano «sentieri interrotti», ora si tenta la nuova via, che si spera vincente.
La strategia è semplice: individuare quegli argomenti che solitamente contrappongono l’insegnamento cattolico al mainstream dominante e su quello montare il caso mediatico, certi che la cassa di risonanza dei mass-media con Repubblica in testa sostenga questa battaglia.
Che cosa dire? Certo la forza dell’avversario è potente, tanto che a Torino l’arcivescovo Nosiglia ha esitato a difendere l’insegnante ingiustamente attaccata coll’accusa di omofobia e a Milano abbiamo avuto già due casi di retromarcia della Curia stessa.
Saremo allora in balia di questo potere intollerante? Non ci sarà un’altra strada percorribile per ottenere giustizia e rispetto per i diritti degli studenti di avere conoscenza obiettiva dei contenuti del cattolicesimo, che, come il Concordato afferma «fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano» così che lo Stato «continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.»
Credo che la risposta vada data in questa linea: da un lato la nostra professionalità di docenti, assicurata da un costante impegno di studio e di aggiornamento, dall’altra il rispetto di quelle condizioni essenziali nella scuola, le norme e la prassi, che faranno inserire il nostro insegnamento all’interno del Piano dell’Offerta Formativa, nel necessario coinvolgimento delle famiglie in questa nostra progettazione.
Abbiamo denunciato spesso il fatto che chi propone una visione distorta della realtà, della famiglia, della educazione il più delle volte non coinvolge i genitori nel progetto che impone. Ora chiediamo a tutti i docenti di mostrare, col loro fattivo e generoso impegno, di essere nella scuola con un diverso e più rispettoso impegno. Se, come ci ricorda l’insegnamento costante della Chiesa, «i genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita» allora anche il nostro ruolo di docenti deve avere questa caratteristica e questo volto.
Saremo così i testimoni, nella scuola e nella società, di un autentico protagonismo che realizza il bene dei giovani.
È questo forse il compito più importante e la responsabilità più impellente.
Non so se questo basterà a placare l’odio anticristiano che sta montando tra noi, ma certamente ci farà stare al mondo con la coscienza così bene espressa dalla lettera a Diogneto: «A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.»
Noi non saremo i disertori della educazione!