Interroghiamoci: «Che cosa significa libertà di stampa?»
Interrogarsi sulla libertà di stampa va oltre alla questione del diritto alla informazione... Leggiamo il contesto nel quale viviamo, in cui la «libertà» viene sempre più conculcata.Vale per San Marino e per il mondo intero
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Non nascondiamoci dietro le parole e dietro gli schemi di pensiero. Studiando la filosofia, mi son imbattuto in questa opinione di Marx: l’ideologia consiste in quel pensiero che nasconde i propri interessi. Sono d’accordo, ed è per questo che dubito di tante posizioni conclamate e che cerco sempre di mostrare quello che per me è un valore e quali sono le motivazioni del mio pensiero.
Già i Padri della Chiesa affermavano che «Omne verum, a quocumque dicatur, a Spiritu Sancto est», cioè una posizione va giudicata per la verità che contiene, e non per l’origine di chi la sostiene (e questo senza ingenuità né falsi irenismi).
Ho letto il Comunicato Stampa del Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: “Questa giornata offre l’opportunità di riflettere sullo stato della libertà di stampa nel mondo e di difendere i principi fondamentali della libertà di espressione. La libertà di stampa è essenziale per una società democratica come la nostra, in quanto aiuta a promuovere la trasparenza, la responsabilità e il dibattito pubblico. Dobbiamo difenderla con determinazione e impegno, garantendo che i giornalisti possano svolgere il loro lavoro senza timori né interferenze. Solo attraverso una stampa libera e indipendente possiamo preservare e rafforzare le nostre democrazie per le generazioni future”.
Che cosa difendiamo? Certo una informazione libera, senza schemi né asservimento ai poteri forti o alle ideologie di moda. Certo la possibilità di ciascuno di potere esprimere il proprio parere senza censure né fraintendimenti arbitrari. Certo un accesso al servizio pubblico che non sia una selezione preordinata né punitiva nei confronti del diverso, favorendo quel politically correct che impedisce una reale conoscenza dei fatti (una volta si diceva: «i fatti separati dalle opinioni»; oggi sembra che contino solo «certe opinioni», tacendo di ciò che è in contrapposizione con il potere culturale e mediatico – e qui abbiamo visto il modo con cui si è data voce a coloro che difendevano la vita a proposito del Referendum sull’aborto).
Ok, ma se vogliamo difendere la libertà di stampa dobbiamo fare ancora altri passi, che entrano nel merito della libertà tout court nel mondo di oggi.
Allora non possiamo nasconderci di fronte al vasto mondo della comunicazione che non riguarda solo la «stampa», ma deve riconoscere il contesto culturale e persino economico nel quale siamo situati.
Ci sono acuti pensatori che parlano del Capitalismo della sorveglianza. Abbiamo proposto al Paese un incontro con Francesca Romana Poleggi che, a partire del suo libro Per amore dei nostri figli, ha sollevato il velo di silenzio anche su questo argomento.
Proviamo a leggere con attenzione questa pagina: «Il “condizionamento” è un metodo molto noto per attuare dei cambiamenti nei comportamenti, associato prevalentemente al celebre comportamentista Harvard B.F. Skinner. Questi sosteneva che le modifiche di un comportamento dovrebbero riprodurre il processo evolutivo con i comportamenti che vengono “selezionati” naturalmente per il loro maggiore successo in quel contesto ambientale. Invece dei primi semplici modelli stimolo/risposta tipici di comportamentisti come Watson e Pavlov, Skinner interpolò una terza variabile: il “rinforzo”. Nel suo lavoro in laboratorio con gatti e piccioni, Skinner osservò una serie di comportamenti naturali degli animali usati come cavie, e poi rinforzò l’azione specifica, cioè “operante”, che voleva venisse riprodotta dall’animale. In questo modo arrivò a padroneggiare complessi “schemi” di rinforzo che potevano dar forma a routine comportamentali molto precise, e definì “condizionamento operante” l’uso di rinforzi per dare forma a comportamenti specifici.
Il suo progetto complessivo era noto come “modifica del comportamento” o “ingegneria del comportamento”, in cui viene continuamente data forma al comportamento per amplificare alcune azioni a scapito di altre. Alla fine il piccione impara, ad esempio, a beccare due volte un pulsante per ricevere un chicco di grano, e il topo ad attraversare un complicato labirinto avanti e indietro. Skinner immaginò un’invadente “tecnologia del comportamento” in grado di applicare tali metodi all’intera umanità. Come mi ha detto il capo dei data scientist di una rinomata azienda della Silicon Valley nel settore educazione, “il condizionamento di scala è essenziale per la nuova scienza della modifica del comportamento umano”. Secondo lui, smartphone, dispositivi indossabili e la vasta gamma di snodi costantemente interconnessi permetteranno alla sua azienda di modificare e gestire un segmento notevole del comportamento dei propri utenti. Grazie ai segnali digitali che monitorano e tracciano le attività quotidiane di una persona, l’azienda impara a gestire una tabella di rinforzi: ricompense, riconoscimenti, o complimenti che mettono in atto in modo affidabile determinati comportamenti dell’utente, selezionati dall’azienda per controllarlo.
“Lo scopo di tutto quel che facciamo è cambiare il comportamento reale delle persone su larga scala. Vogliamo capire come costruire il cambiamento del comportamento di una persona, e vogliamo cambiare il modo in cui tante persone prendono le loro decisioni quotidiane. Quando le persone usano la nostra app, possiamo catturare i loro comportamenti e identificare quali sono quelli buoni e quali quelli cattivi. In seguito sviluppiamo dei “trattamenti” o dei “chicchi di dati” che selezionano i comportamenti buoni. Possiamo testare quanto i nostri consigli determino certe azioni, e quanto profitto ci portino determinati comportamenti”.»(Shoshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, pp. 312-313)
Non sarà anche questa problematica a farci comprendere l’ampiezza del problema della libertà di stampa da cui siamo partiti?
Forse ci vogliono dei «luoghi» che permettano l’esercizio di una autentica libertà, forse dovremo dare più spazio alla famiglia per preservare il bene degli uomini, il bene di coloro che hanno una Dignitas infinita che va difesa sempre e comunque, forse dovremo capire che non sarà nessuna forma di «educazione di stato» (neppure quella affettiva e sessuale, soprattutto quando per ottenere i propri scopi ideologici, interviene a gamba tesa proponendo ai giovani minorenni questionari che sovvertono gli elementari principi del buon senso e della riservatezza, senza neppure avvisare i loro genitori) che potrà salvare l’umanità di ciascuno di noi da ogni “condizionamento operante” che ci renderebbe solo schiavi di quel potere economico e ideologico che ha pertanto una dimensione luciferina.