Vivere la Chiesa oggi
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

«La prima priorità per il Successore di Pietro è stata fissata dal Signore nel Cenacolo in modo inequivocabile: “Tu… conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). Pietro stesso ha formulato in modo nuovo questa priorità nella sua prima Lettera: “Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15). Nel nostro tempo in cui vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità al di sopra di tutte è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non ad un qualsiasi dio, ma quel Dio che ha parlato sul Sinai (l’Io sono cioè l’Essere che esiste da se stesso, tutto in atto, fondamento dell’atto d’essere di ogni ente che viene all’esistenza, come hanno argomentato i filosofi dell’interrogarsi greco); a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (Gv 13,1) – in Gesù Cristo crocifisso e risorto. Il vero problema in questo nostro momento della storia è che Dio sparisce dall’orizzonte degli uomini e che con lo spegnersi della luce riveniente da Dio l’umanità viene colta dalla mancanza di orientamento, i cui effetti distruttivi ci si manifestano sempre più.
Condurre gli uomini verso Dio, verso il Dio che parla nella Bibbia: questa è la priorità suprema e fondamentale della Chiesa e del Successore di Pietro in questo tempo. Da qui deriva come logica conseguenza che dobbiamo avere a cuore l’unità dei credenti. La loro discordia, infatti, la loro contrapposizione interna mette in dubbio la credibilità del loro parlare di Dio. Per questo lo sforzo per la comune testimonianza di fede dei cristiani – per l’ecumenismo – è incluso nella priorità suprema. A ciò si aggiunge la necessità che tutti coloro che credono in Dio cerchino insieme la pace, tentino di avvicinarsi gli uni egli altri, per andare insieme, pur nella loro diversità delle loro immagini di Dio, verso la fonte della Luce – è questo il dialogo interreligioso. Chi annuncia Dio come amore “sino alla fine” (per ogni singolo e per l’umanità nel suo insieme) deve dare testimonianza dell’amore: dedicarsi con amore ai sofferenti, respingere l’odio e l’inimicizia – è la dimensione sociale della fede cristiana, di cui ho parlato nell’Enciclica Deus caritas est» [Benedetto XVI, Lettera ai Vescovi, 10 marzo 2009].
In allegato il testo dell'intervista e la Lettera del Papa
- Preleva il testo integrale dell'intervista 618KPreleva il testo integrale dell'intervista
- Lettera del Papa... 301KLettera del Papa...