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5 - L'esegesi oggi

Autore:
Oliosi, Don Gino
Fonte:
CulturaCattolica.it
Oggi il problema dell’esegesi storico-critica è naturalmente enorme

Già da più di cento anni scuote la Chiesa, non solo quella cattolica per la sfiducia riguardo alla possibilità per l’uomo di conoscere la verità su Dio e sulle cose divine e per i dubbi che le scienze moderne, naturali e storiche, hanno sollevato riguardo ai contenuti e alle origini del cristianesimo. Anche per le comunità ecclesiali protestanti è un grosso problema. E’ molto significativo che nel protestantesimo si siano formate le comunità fondamentaliste, che contrastano tali tendenze al dissolvimento e hanno voluto recuperare integralmente la fede attraverso il rifiuto del metodo storico – critico. Il fatto che crescano le comunità fondamentaliste, che abbiano successo mondiale, mentre la corrente principale dell’esegesi in Germania, che nega, per esempio, che il Signore abbia istituito la Santa Eucaristia e dice che la salma di Gesù sarebbe rimasta nel sepolcro e quindi la Risurrezione non sarebbe un avvenimento storico, ma una visione teologica, versano in crisi di sopravvivenza: tutto questo ci mostra le dimensioni del problema. Sotto molti aspetti noi cattolici stiamo meglio. Per i protestanti, che non hanno voluto accettare la corrente esegetica, è rimasto effettivamente solo il ritirarsi sulla canonizzazione della testualità biblica e dichiararla intoccabile. La Chiesa cattolica ha, per così dire, uno spazio più ampio, nel senso che è la stessa Chiesa vivente lo spazio di fede, spazio che pone dei limiti, che però, d’altra parte,permette un’ampia possibilità di variazioni. Una semplice condanna globale dell’esegesi storico – critica sarebbe un errore, perché dove la teologia non è essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha fondamento. Da essa abbiamo imparato incredibilmente molte cose. La Bibbia risulta più viva, se si tiene conto dell’esegesi con tutti i suoi risultati: la formazione della Bibbia, il suo procedere, la sua interna unità nello sviluppo, eccetera. Dunque: da una parte la moderna esegesi ci ha dato molto, ma essa diventa distruttiva se ci si sottomette semplicemente a tutte le sue ipotesi e si eleva ad unico criterio la sua presunta scientificità: dove l’esegesi non è teologia, la Scrittura non può essere l’anima della teologia. Si è rivelata poi particolarmente devastante quando, senza adeguata assimilazione, si è voluto accogliere nella catechesi la corrente ipotesi dominante come l’ultima voce della scienza biblica. E’ stato un grave errore di questi ultimi quindici anni l’aver identificato ogni volta come “scienza” l’ultima esegesi presentata con grande pubblicità e l’aver guardato a tale scienza come un’autorità assoluta, che sola poteva valere, mentre, come il Catechismo e il suo Compendio la presentano, la certezza della fede completa della Chiesa, la chiarezza e la bellezza della fede cattolica che rendono luminosa la vita dell’uomo anche oggi, non veniva attribuita più alcuna autorità. Di conseguenza la catechesi e la predicazione del Vangelo sono andate frammentandosi, o si sono portate avanti ancora le forme tradizionali ma con scarsa convinzione, non da testimoni entusiasti ed entusiasmanti, sicché ognuno poteva ritenere che si nutrissero dei dubbi in proposito, oppure si sono subito spacciati degli apparenti risultati come sicuri dati scientifici.
In realtà, invece, la storia dell’esegesi è al tempo stesso un cimitero di ipotesi, che rappresentano più il corrispondente spirito del tempo che la vera voce della Bibbia, l’attualità di Dio che parla. Chi vi costruisce troppo in fretta, avventatamente, e ritiene questo pura scienza, finisce in un naufragio, in cui trova forse qualche tavola di salvataggio – ma può anche andare presto a fondo. Dobbiamo arrivare a un quadro ben preciso – questo è un combattimento ora di nuovo in pieno corso: l’esegesi storico - critica è il sostegno dell’interpretazione biblica, che ci permette conoscenze essenziali della rivelazione storica e come tale va rispettata, ma deve anche essere criticata, poiché proprio i giovani esegeti odierni mostrano quanta incredibile filosofia si nasconda nella loro esegesi non canonica.
Ciò che sembra rispecchiare fatti concreti e passa per voce della scienza è in realtà espressione di un determinato concetto del mondo, secondo il quale, ad esempio, non può esserci resurrezione dalla morte accertabile storicamente oppure Gesù non può aver parlato in tale e tale modo, oppure altre cose. Al giorno d’oggi, proprio fra i giovani esegeti vi è la tendenza a relativizzare l’esegesi storica, la quale mantiene il suo significato ma da parte sua reca in sé dei presupposti filosofici che devono essere criticati. Questo modo di interpretare il senso della Bibbia, perciò, deve essere integrato mediante altre forme, anzitutto attraverso la continuità dei grandi credenti, che per una via completamente diversa sono giunti fino al vero nucleo interiore della Bibbia, mentre la scienza apparentemente illuminatrice, che ricerca solo fatti concreti, è rimasta molto in superficie e non si è spinta fino alla base interna, sulla quale l’intera Bibbia si muove e si raccoglie. Dobbiamo di nuovo riconoscere che la fede dei credenti è un modo autentico di vedere e di conoscere e giunge così a una maggiore concordanza. Due cose sono importanti:
- rimanere scettici nei confronti di tutto ciò che si propone come “scienza”
- e soprattutto riporre fiducia nella fede della Chiesa, che rimane l’effettiva costante e ci mostra l’autentico Gesù, Verità e Vita salvifica anche alla ragione del nostro tempo.
Il Gesù che ci offrono i vangeli è sempre il vero Gesù, non deformato dal Kerigma originario. Tutte le altre sono costruzioni frammentarie, in cui si rispecchia più lo spirito del tempo che non le origini. Tutto ciò è stato analizzato anche da studi esegetici: quanto spesso le diverse figure di Gesù non sono un dato di scienza, ma piuttosto ciò che un certo individuo o un certo tempo ha ritenuto come risultato scientifico.

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