Contro il chiacchiericcio delle opinioni (e dei media) dominanti
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1. Non c’è osservatore che non riconosca che oggi la famiglia vive in una profonda crisi di identità e di consistenza. Inoltre lo stesso istituto matrimoniale soffre per la sua equiparazione a coppie di fatto o, addirittura, a convivenze di tipo omosessuale.
2. C'è una soluzione a questa situazione? Certamente di fronte alla malattia della famiglia bisogna che il rimedio ne renda praticabile l'identità propria. In questo senso la riflessione della Chiesa sul matrimonio come sacramento costituisce un apporto valido e significativo. Già Giovanni Paolo II diceva: “Famiglia, diventa ciò che sei!”.
3. Di fronte al grave problema della pedofilia e degli abusi sessuali dei preti ci stupisce la soluzione, almeno a quanto dichiarato dai media dal cardinale Martini, che invita a rivedere la disciplina del celibato ecclesiastico (in linea con tanti altri cattivi maestri, Küng in primis). Ci domandiamo: è pensabile che ad un problema grave, segno di malattia psichica e morale, si risponda con una soluzione che oggi abbiamo visto è già di per sé stessa malata?
Apprendo ora (e ne sono lieto) che il Card. Martini smentisce quanto attribuitogli dai media, e noto come ancora una volta la mancanza di correttezza e la strumentalizzazione la facciano da padroni nel mondo della informazione.
Riporto da Avvenire del 30 marzo 2010:
Il cardinale Carlo Martini ieri ha smentito le parole attribuitegli in questi giorni in materia di celibato sacerdotale e abusi sessuali commessi da preti. «Alcuni organi di stampa hanno riportato il contenuto di un mio intervento pubblicato dal settimanale tedesco “Presse am Sonntag”. In esso avrei dichiarato che tra le strade da perseguire per evitare in futuro nuovi casi di violenza e abusi a sfondo sessuale ci sarebbe la seguente: “Il celibato obbligatorio come forma di vita dei preti dovrebbe essere ripensato”». Il settimanale tedesco «non ha interloquito con me direttamente - ha spiegato l’Arcivescovo emerito di Milano nel suo intervento sul portale della diocesi ambrosiana -: ha piuttosto ripreso una mia lettera ai giovani austriaci. Ma il testo di tale lettera diceva: “occorrerebbe ripensare alla forma di vita del prete” intendendo sottolineare l’importanza di promuovere forme di maggiore comunione di vita e di fraternità tra i preti affinché siano evitati il più possibile situazioni di solitudine anche interiore». Martini si dice «sorpreso» e ribadisce che è
«una forzatura coniugare l’obbligo del celibato per i preti con gli scandali di violenza e abusi sfondo sessuale». (A.Gug.)
Non varrebbe la pena proclamare, come alla famiglia: “Prete, diventa ciò che sei!”, e riscopri in questo modo non solo la dignità del sacerdozio ma anche la bellezza della verginità consacrata? Per evitare che, come diceva Gesù nella parabola dell'otre e del vino, peior scissura fit, si faccia cioè un danno ancora più grave.
4. In questo anno sacerdotale, in cui un mondo massmediatico, certamente sostenuto dalla massoneria, sta facendo di tutto per cancellare l'identità sacerdotale (quanti adulti ci hanno detto “ ma tu fai ancora educare i tuoi figli dei preti?”, “ti fidi ancora?”) è sempre più necessario che si incontrino esperienze vere di santità sacerdotale, quella santità che, come abbiamo imparato da Don Giussani, mostra un uomo vero, e non una sua caricatura, né tanto meno un funzionario del sacro.
5. «Svégliati tu che dormi!» Che la Chiesa, luogo di questa testimonianza (con la vitalità dei suoi movimenti, primavera dello Spirito Santo) abbia sempre più il coraggio di mostrare se stessa in azione, non accettando il ricatto di tanto laicismo bigotto.