Accorato appello ai Vescovi!
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Sarà per la lunga amicizia e consuetudine di vita, sarà per l’educazione ricevuta, ma certo queste parole di Mons. Luigi Negri, nella lettera indirizzata a Il Foglio qualche giorno fa, mi trovano in accordo totale.
«Mi sono chiesto in questi giorni: ma dove è finita la presenza politica dei cattolici in Italia? Si caratterizzano per le scelte politiche che fanno, destra o sinistra, ma non più per quella vera appartenenza a valori in forza dei quali diventa possibile un vero dialogo, confronto, e al limite la collaborazione. Mi sono reso conto con amarezza che la presenza politica dei cattolici sembra non esistere più. […] E forse qui non è in ballo soltanto la responsabilità dei laici. Forse l’azione educativa che noi dovremmo insistentemente riprendere con i nostri laici, soprattutto quelli impegnati nei campi più difficili, sembra essere venuta meno. […] Resta il fatto che da noi vescovi viene offerta in modo sempre più blando e sempre meno mordente».
Tempo fa nostro Signore, guardando la sua città, piangeva, perché sembrava «un popolo senza pastore». Ora, il pastore noi l’abbiamo da tempo avuto, e i richiami di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI ci hanno indicato la strada, con chiarezza e determinazione. Oggi poi papa Francesco richiama alla fede e alla responsabilità dei cristiani con una forza e semplicità disarmanti.
Allora? A me sembra che molte delle riflessioni del Magistero siano considerate come «lettera morta»: si possono citare, ma non sempre se ne coglie la portata religiosa, culturale e di metodo. Basterebbe ricordare con dolore quello che papa Benedetto scriveva ai Vescovi (sì, ai Vescovi della Chiesa Cattolica), a proposito delle reazioni sul caso del Vescovo Williamson: «Sono rimasto rattristato dal fatto che anche cattolici, che in fondo avrebbero potuto sapere meglio come stanno le cose, abbiano pensato di dovermi colpire con un’ostilità pronta all’attacco.» E quante volte quella «ostilità pronta all’attacco» si è espressa nei confronti del Magistero!
Vediamo sacerdoti che offendono il Papa, che professano insegnamenti contrari alla dottrina cattolica, nei confronti dei quali nessuna autorità ecclesiastica interviene. Vediamo convegni organizzati dalla CEI dove a volte vengono espresse posizioni eterodosse, senza che nessuno osi intervenire e correggere. Abbiamo responsabili di pontificie commissioni che inneggiano ad una legge italiana – che introduce l’incesto – come «una buona legge in difesa della famiglia». Abbiamo Vescovi che parlano di «comunione di fede» con i fratelli mussulmani. Abbiamo la prestigiosa Università Cattolica del Sacro Cuore che impone a tutti (alunni, docenti e personale) un «Codice Etico» dalla dubbia impostazione cattolica (e devo qui ricordare che noi di CulturaCattolica.it con pochissimi altri abbiamo fatto una campagna che – a detta di Mons. Crociata – porterà alla riscrittura di tale documento).
Il popolo cristiano attende dai suoi Pastori che si mettano a capo di un cammino di rinascita di una fede che sappia dare ragioni di vita a una esperienza viva e non ad «un pietismo impaurito dalla vita, privo di qualsiasi dinamismo di trasfigurazione» (come ricordava il teologo convertito O. Clément a proposito del cristianesimo degli inizi del ’900).
In tanti anni di sacerdozio ho visto molte persone (e tra queste molti giovani) capaci di rispondere all’invito di Cristo a una fede viva, ricca di quel «dinamismo di trasfigurazione» che la rende proposta seria e affascinante. I movimenti sono questa realtà nella storia del nostro tempo. Ci basta una parola chiara, e una compagnia fraterna e autorevole.
La chiediamo con forza ai nostri pastori. E ci risuonano come sprone le parole della Lettera a Diogneto: «A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.»