La quinta via di S. Tommaso

La ragione dell'uomo può giungere alla certezza dell'esistenza di Dio; S. Tommaso indica cinque vie; l'ultima è la più semplice e convincente; dal creato al Creatore, Dio.
Autore:
Samek Lodovici, Giacomo
Fonte:
Il Timone Novembre/Dicembre 2001 - pag. 32
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E' possibile convincere dell'esistenza di Dio un non credente, mediante dei ragionamenti che non facciano mai ricorso alla fede? Molti filosofi hanno elaborato proprio delle prove razionali dell'esistenza di Dio, e qui ci ispiriamo alla quinta via di S. Tommaso d'Aquino, rimandando alla bibliografia per un approfondimento. Questa prova ha ricevuto delle critiche. Consideriamo un oggetto come un computer. Esso è composto di molteplici parti: struttura rigida, transistor, floppy disk, lettore cd-rom, schede di memoria, scheda audio, scheda video, monitor, programmi per scrivere documenti, per costruire tabelle, per leggere le e-mail (messaggi di posta elettronica), per navigare su internet, ecc. Chiediamoci: è mai possibile che tutti questi componenti si siano assemblati e coordinati tra loro da soli in modo tale da far funzionare il computer? Evidentemente no: solo un assemblatore-programmatore può averli assemblati e coordinati. La ragione è semplice: poiché tutti questi elementi non possiedono intelligenza, essi possono risultare assemblati e coordinati solo se c'è qualcuno, che invece è intelligente, che li ha assemblati e coordinati in modo che interagiscano per far funzionare il computer. Consideriamo adesso un corpo umano, che è qualcosa di molto più sofisticato di un computer. Esso è composto da molteplici organi, ed è costituito da 100.000 miliardi di cellule. Ogni cellula è composta da migliaia di miliardi di molecole, è un enorme laboratorio chimico che compie operazioni sofisticatissime. Al centro di ognuno di questi laboratori si trova il DNA, a sua volta composto da 4 miliardi di caratteri. Ebbene, tutti questi elementi interagiscono mirabilmente consentendo all'uomo di vivere. Adesso prendiamo in esame un organo stupefacente come l'occhio. Esso è composto da retina, cornea, iride, cristallino, ecc. Anche in questo caso tutti questi elementi cooperano a realizzare la funzione dell'occhio, cioè vedere. All'attività della retina deve corrispondere l'attività della cornea, dell'iride, del cristallino, ecc., altrimenti l'occhio non riuscirebbe a vedere. Abbiamo focalizzato fin qui la nostra attenzione sull'uomo, ma anche altri viventi hanno organi simili ed esplicano attività analoghe. Comunque, per stare a qualche esempio nel mondo animale, ripercorriamo in sintesi la riproduzione di un rettile: la produzione di uova dotate di guscio permette all'embrione di sopravvivere lontano dall'acqua, il guscio delle uova lascia passare i gas, ma non l'acqua, e quindi impedisce la disidratazione dell'embrione, un sacco chiamato allantoide raccoglie i prodotti di rifiuto, e un dente apriscatole consente al termine dello sviluppo embrionale di aprire il guscio e fuoriuscirne. Di nuovo, notiamo che tutti questi elementi cooperano per la riuscita della riproduzione: la riserva liquida non avrebbe senso senza il guscio, e il guscio sarebbe inutile, anzi micidiale, senza l'allantoide e il dente apriscatole.
Esaminiamo anche la circolazione sanguigna di tutti i mammiferi. Il cuore presenta quattro cavità (un atrio destro, un atrio sinistro, un ventricolo destro e un ventricolo sinistro), ed è suddiviso in due parti completamente separate (ciascuna formata da un atrio e dal sottostante ventricolo), per impedire che alle cellule del corpo possa giungere sangue non ossigenato. Tanto per cambiare, le due parti del cuore funzionano perfettamente coordinate all'unisono: una riceve il sangue povero di ossigeno e carico di anidride carbonica, proveniente dal corpo, e lo invia ai polmoni; l'altra riceve il sangue ossigenato proveniente dai polmoni e lo invia a tutto il resto del corpo. Potremmo continuare con simili esempi, ma ci preme sottolinearne un aspetto comune: in tutti questi casi e in casi analoghi si osserva che una molteplicità di elementi si coordina e coopera perfettamente in modo da realizzare perfettamente le attività dei viventi. Verifichiamo, cioè, che invece di confliggere od ostacolarsi a vicenda, questi elementi interagiscono sinergicamente, perfettamente organizzati in vista dell'esplicazione delle loro attività e, in definitiva, in vista del fine del vivente, ossia l'autoconservazione. Notiamo, inoltre, che tutti questi elementi non sono dotati di intelligenza (anche nel caso degli organi umani è l'uomo ad essere intelligente, non i suoi organi o le parti dei suoi organi). Insomma, ci troviamo di fronte a un fatto: cose non intelligenti conseguono costantemente (a meno che non insorgano delle malattie) lo stesso fine che costituisce il loro bene, la loro autoconservazione. Ora, per conseguire un fine, uno scopo, un obiettivo, bisogna: 1) conoscere e proporsi il fine stesso; 2) cercare i mezzi per raggiungere il fine. Ma soltanto chi è intelligente può conoscere il fine e cercare i mezzi per realizzarlo, dunque queste attività richiedono intelligenza. Ci troviamo cosi di fronte ad un fatto sorprendente, che chiunque può constatare: cose non intelligenti agiscono intelligentemente. Come è possibile? È possibile solo se qualcuno che è intelligente indirizza queste cose non intelligenti verso il loro fine, cioè se qualcuno che è intelligente finalizza queste cose non intelligenti verso il loro scopo, così come l'arciere (che è intelligente) scocca la freccia (che non è intelligente) indirizzandola verso il bersaglio, e come l'assemblatore - programmatore assembla e programma le parti di un computer in modo che cooperino per realizzare il fine di far funzionare il computer. Nel caso del computer la causa del funzionamento del computer è un uomo; ma in tutti gli esempi che abbiamo esaminato può essere ancora l'uomo la causa del perfetto ed efficace coordinamento degli organi dei corpi viventi e delle parti degli organi? È evidente che l'uomo non è la causa del funzionamento coordinato nemmeno dei suoi organi, giacché essi funzionano autonomamente (l'uomo, semmai, può solo cercare di ripristinarne il funzionamento in caso di malattia). La causa della realizzazione del fine dei viventi non può essere allora l'istinto o le leggi della natura o le leggi della fisica? Neanche questa risposta è soddisfacente perché solleva un altro problema: chi ha posto l'istinto e queste leggi? Non può essere il caso il regista di queste attività finalizzate alla conservazione dei viventi? Anche questa ipotesi va esclusa, perché questi organi cooperano e si coordinano per conseguire il fine dell'autoconservazione non una volta sola o raramente, bensì costantemente e ripetutamente. Ma allora, se abbiamo seguito fin qui tutto il ragionamento, un ragionamento in cui non abbiamo mai fatto ricorso ad alcun tipo di atto di fede, possiamo infine concludere, di nuovo senza minimamente coinvolgere la fede: soltanto un Essere Intelligente che abbia creato i corpi non intelligenti e i loro organi può averli indirizzati a conseguire uno scopo, a realizzare un fine che richiede di possedere intelligenza. Ebbene, questo Essere Intelligente coincide con ciò che comunemente chiamiamo Dio.

Bibliografia:

Tommaso d'Aquino, Somma teologica, I, q. 2, a. 3. Idem, Somma contro i Gentili, I. 1, cap. 13.
G. Barra, Perché credere. Spunti di apologetica, Mimep-Docete, Milano 20014, pp. 47-71.
G. De Rosa, Sì, Dio esiste, ElleDiCi - La Civiltà Cattolica, Roma 1998, pp. 109-124.
V. Messori - M. Brambilla, Qualche ragione per credere, Mondadori, Milano 1997, pp. 247-298.
B. Mondin, Dio: chi è?, Massimo, Milano 1990, pp. 117-122.
G. Sommavilla, Dio: una sfida logica, Rizzoli, Milano 1995, pp. 70-73.