Unità didattica sulla bioetica 2 - Contro il relativismo etico

E’ ragionevole affermare l’esistenza di una legge morale universale ed oggettiva?
Autore:
Matrone, Ida
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Afferma G. B. Guzzetti: “E’ un dovere dell’educatore presentare la norma oggettiva come via della felicità, della terra promessa…” “Dovere grave è non disgustare, ma aiutare l’assenso”. (Morale generale, Nuove Ed. Duomo, pp. 247 ss.)
Per questo motivo è preferibile nel discorso morale usare il metodo induttivo: dal concetto di libertà al concetto di norma universale (diritti umani), soggettiva (coscienza) e infine oggettiva (legge di Dio), usando riferimenti storici e culturali che possano aiutare la ricerca anche per i non credenti.

Come dobbiamo comportarci?
Noi siamo esseri liberi. Possiamo comportarci come vogliamo.
Ma come comportarsi per trovare la via giusta?

Oggi siamo liberi di fare tutto e di andare dappertutto, ma talora potere andare significa non sapere dove andare, come dice S. Grygiel.
In questo tempo l’uomo ha bisogno di una indicazione, di una stella guida per la sua libertà. Infatti oggi l’uomo può liberarsi dal bisogno, è libero di scegliere. Ma è libero per che cosa?

C’è una stella guida per la nostra libertà, che brilla nella confusione e indica la via: la norma morale.
Noi abbiamo un navigatore interno per seguirla: la coscienza libera.

Nel corso della storia gli uomini hanno scoperto nella coscienza libera una stella detta regola d’oro: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te, e cerca la verità”
E’ una norma antichissima, completata poi dai 10 comandamenti e dall’etica del Vangelo.

Già 2400 anni fa il problema assillava Platone che diceva: «O ci appoggiamo alle opinioni popolari della tradizione o alla nostra esperienza personale, oppure cerchiamo oltre l'opinione una certezza razionale, arrischiando su queste zattere la traversata della vita, salvo che uno non possa fare il tragitto con maggiore sicurezza e con minor pericolo su una più solida imbarcazione, cioè con qualche divina rivelazione» (Fedone, 35).

La norma morale universale: la regola d'oro
In effetti, tutta l'antichità è pervasa da una regola morale di origine misteriosa, presente in ogni tipo di religione, poi ripresa nei vari ordinamenti giuridici e giunta fino a noi, fondamento etico per tutti i comportamenti.
Nell'antico Egitto un formulario tratto dal Libro dei Morti prescriveva di recitare, andando oltre la vita: «Io non ho bestemmiato Dio, non ho colpito il misero... non ho rubato ... non ho ucciso... non ho commesso pederastia... non ho commesso atti (impuri)... non ho falsificato la misura del campo ... ». Leggi morali simili al decalogo, ma più antiche e incomplete.

E negli antichissimi poemi religiosi dell'induismo, le Upanishad, si dice che chi segue la regola d'oro di cercare il vero vede il sé di tutti gli esseri in se stesso, e vede il proprio sé in tutti gli esseri.

In Grecia sul frontone del tempio di Delfi l'oracolo aveva fatto scrivere una variante della regola d'oro: «Conosci te stesso».
La regola sussiste in forme simili nell'antica religione persiana (Zoroastrismo) e nella Bibbia Maya: il Popol Vuh
Poi la ritroviamo nel «Do ut des» del diritto romano, come riconoscimento della dignità di ogni «civis» e base del primo diritto internazionale.
Ma solo con Gesù di Nazaret essa assume la sua piena formulazione positiva: «Ama il prossimo tuo come te stesso e Dio più di tutto» e, per chi non crede, la Verità, la Giustizia, l'Amore, il Bene, ecc.
Oggi il messaggio di Gesù ha portato, dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948.
Questa dichiarazione è stata firmata dalla maggior parte delle nazioni cosiddette «civili» di tutti i continenti e regimi politici, ed è fondata sulla regola d'oro nella sua forma positiva: «Rispetta l'altro come te stesso e la verità più di tutto».

La regola d'oro è il criterio universale di comportamento basato su due fondamenti universali: il bisogno di verità e quello di amore.