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Terapeutico???

Fonte:
CulturaCattolica.it

La vicenda è di quelle che fanno accapponare la pelle, che dicono ancora una volta che il re è nudo, che dietro alla parola “aborto” sia anche “terapeutico” c’è una tragica verità, che si tratta della soppressione di una vita, quella di un figlio e “terapeutico” è un aggettivo messo lì, come un piccolo cerotto su una ferita troppo grande.

La storia è quella di una donna che ha deciso di interrompere la gravidanza al quinto mese.
I medici avevano sollevato dubbi su una possibile «atresia dell’esofago» di cui sarebbe stato affetto suo figlio.

L’atresia dell’esofago è una malformazione che colpisce circa 1 bambino su 3.500. Si sospetta soprattutto quando nell’ecografia non si vede lo stomaco. Il problema è che questo organo è invisibile, sostengono gli esperti, su un feto ogni 100, cioè anche in casi in cui non ci sono problemi. E così chi valuta gli esami è indotto all’errore, cioè ad inciampare in un cosiddetto «falso positivo».

Ora dicono che le hanno consigliato ulteriori esami e che lei non li ha voluti fare e si è rivolta ad altri medici, insomma, la colpa è tutta sua, i medici hanno seguito le procedure.
Sta di fatto che nessuno si è fatto scrupolo di eseguire quello che è chiamato “aborto terapeutico” ma il piccino è nato vivo, piangeva, pesa 500 grammi e lotta per vivere anche se i medici dicono che la sua situazione è molto grave, della malformazione nessuna traccia.

La malformazione ce l’hanno gli adulti.
Quelli che fanno degli esami diagnostici la loro musa.
Quelli che fanno della gravidanza una malattia.
Quelli che credono che un figlio debba essere sano oppure non sia un figlio.

I giornali giustamente mantengono la riservatezza sul nome della famiglia che sta vivendo questo dramma, sia chiaro che a loro va tutta la solidarietà e la comprensione.
Non c’è dramma più grande di chi dovrà portarsi nel cuore questo dolore, di chi ha visto piangere e ora lottare per la vita un figlio di cui non aveva la consapevolezza.
Perché il nostro mondo ci toglie la consapevolezza di chi “sia il figlio”, ci raccontiamo un sacco di bugie, bugie che reggono sino a quando un vagito non ci riporta duramente alla realtà, pura e semplice.

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