Stop all’aborto chimico
“Abbiamo opposto una paziente, ostinata, puntigliosa opera di verità a tutte le bugie ideologiche, strumentali e antiscientifiche che sono state diffuse. È stata la fionda di Davide che ha colpito Golia.”- Autore:
- Fonte:

Eugenia Roccella così scrive in termini esultanti su Avvenire (01 marzo).
In Italia l’aborto chimico è ormai fuorilegge: gran parte del merito è anche suo e di quei pochi altri (come la nostra amica Assuntina Morresi) che hanno sbugiardato la tanto sbandierata innocuità e praticità della pillola abortiva Ru 486, potente antiormone che interrompe l’annidamento dell’embrione nell’utero e provoca l’aborto del concepito.
L’hanno fatto con rigore in parecchi articoli e in un libro riferendo anche di casi di donne morte in America e in Europa per una strana infezione derivata dall’uso
della Ru 486. Un’altra battaglia decisiva è stata quella dei parlamentari Luca Volonté e Luisa Santolini.
E così da qualche giorno il nostro governo ha riconosciuto che l’aborto con il metodo chimico è contrastante con la normativa italiana seguendo il parere già espresso dal Consiglio Superiore della Sanità “secondo il quale l’aborto farmacologico comporta un livello di rischio equivalente a quello chirurgico solo se praticato nelle strutture pubbliche, dove la donna dovrebbe rimanere «fino a completamento dell’aborto e delle cure del caso»”; non solo con la nuova finanziaria è vietato l’uso di farmaci “off label” “cioè al di fuori dei protocolli autorizzati dall’ente di controllo farmacologico italiano”.
Cosi quegli ospedali che ricorrevano a escamotage come importare direttamente
la pillola dovranno fare dietro-front.
Si noti che la casa produttrice non ha mai chiesto in Italia la registrazione di un componente della Ru486, (mifepristone); l’altro componente (misoprostol) invece è in tutto il mondo registrato come farmaco anti ulcera!
Tanta prudenza rivela che la casa farmaceutica non voleva esporsi a rischi, probabilmente sapendo che ce n’erano: in questo modo eventuali responsabilità avrebbero riguardato solo la sanità.
“Che importa se il rischio di morte è 10 volte più alto che con il metodo chirurgico, se il procedimento è lungo, incerto e doloroso, se oltre la metà delle donne, dovendo verificare le perdite di sangue, riconosce l’embrione espulso?” si chiede la Roccella, ma la Ru486 doveva avanzare soprattutto per centrare un obiettivo marcatamente politico: “il progressivo smantellamento della legge 194, seguendo il percorso già efficacemente sperimentato in Francia; lì, infatti, la diffusione del metodo chimico ha creato una situazione di fatto che ha costretto i legislatori, dopo qualche anno, a modificare la normativa.”
Anche senza grandi mezzi “le battaglie a difesa della vita umana, se ben condotte, si possono vincere!”