Lettera aperta a Ritanna Armeni
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Carissima Ritanna,
Attraverso un recente editoriale su Liberazione (10 settembre 2006) hai aperto un importante fronte di discussione. Tu dici: "Le donne francesi possono abortire in casa (tramite la Ru486), noi possiamo almeno discuterne? Non si potrebbe almeno provare a sapere cosa ne pensano le italiane?". Giusto. Cancellare il problema sarebbe davvero stupido e controproducente. Sarebbe altresì pretestuoso fermarsi al cospetto di un "no" dettato da una legge morale o da un credo religioso. E' necessario discuterne. Affinché il dibattito sia però serio, è anche opportuno sgomberare il campo dalle facili illusioni salvifiche che i sostenitori della pillola abortiva pretendono di spacciare come verità assolute. Dovremmo davvero adottare l'antico metodo marxista analizzando tutti gli aspetti e gli elementi contraddittori della realtà. Tu asserisci che le donne francesi scelgono di abortire in casa perché preferiscono non recarsi in ospedale e parlare con i medici, incontrare estranei, spiegare, raccontare. Comprensibilmente preferiscono non affrontare un'operazione chirurgica per quanto semplice possa essere. Se le cose stanno così, ti chiedi giustamente, quante donne italiane di fronte alla necessità di abortire preferirebbero questo metodo che non le costringe, come avviene oggi, ad affrontare oltre che il trauma dell'aborto, anche quello della burocrazia e delle strutture ospedaliere non sempre accoglienti. Forse, concludi, è arrivato il momento di fare qualche passo avanti per rendere quella scelta dolorosa almeno un po' più semplice. Ecco: il punto sta tutto qui. E' davvero necessario aprire una discussione sull'aborto farmacologico ma è imprescindibile farlo sulle basi di una realtà consolidata che testimoni dati ed efficacia del metodo. E' davvero più facile l'aborto farmacologico? E' sicuro per la salute della donna quanto quello chirurgico? L'interruzione di gravidanza casalinga libera davvero la donna dallo stress psicologico? Non è forse il caso di ricordare che con la Ru486 la verifica dell'avvenuta espulsione dell'embrione è interamente sulle spalle della donna? Proprio in Francia il 53% delle donne che ha scelto il metodo farmacologico, ha affermato che non ripeterebbe l'esperienza, invocando l'aspetto stressante, doloroso e sgradevole del processo. Insomma, la tua invettiva dovrebbe concretamente essere presa sul serio. Cerchiamo di capire cosa ne pensano le donne italiane, discutiamo sui metodi, non precludiamoci alcuna possibilità. Facciamolo seriamente però, senza indurre facili risposte, senza utilizzare termini quali "indolore" e "facile". Torniamo ad essere marxisti, analizziamo la realtà scientificamente, con razionalità. E discutiamone.