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La ruota degli esposti

Autore:
Agnoli, Francesco

Sarà noioso tornarci sopra, ma l’argomento è di quelli delicati. Il fatto è che ogni volta che si affronta il tema aborto, il riflesso condizionato di molti è quello radicale: “ma prima della 194 gli aborti clandestini erano milioni e milioni…”. Il pensiero già pensato risulta sempre più digeribile. Ho cercato allora, ancora una volta, di capire meglio, leggendo due libri scritti negli anni delle discussioni infuocate: “Da Erode a Pilato” (Marsilio, 1973), di Giuliana Beltrami e Sergio Veneziani, e “L’aborto, un dilemma del nostro tempo” (Etas Kompass, 1970). Si tratta di testi favorevoli alla legalizzazione dell’aborto, la cui lettura risulta, soprattutto oggi, molto istruttiva. Nel primo si sostiene addirittura che in Italia, prima della 194, vi sono donne “che hanno abortito già dieci, venti volte”, in modo clandestino. Anzi, mentre nel mondo ci sarebbero circa un aborto ogni quattro nascite, in Italia è lecito ritenere che il rapporto sia invertito, e che vi siano nientemeno che “quattro aborti per ogni nascita”. Sebbene la cifra degli aborti clandestini non sia chiara, sostengono ancora gli autori, essa si muove certamente tra il milione e i tre milioni di aborti ogni anno. A pagina 33 si arriva addirittura ad affermare, dimenticando quello che si è scritto poco prima, che vi sono donne “che compiono, nel corso della loro esistenza, fino a trenta e più atti abortivi”: in fondo, infatti, il raschiamento di quello che viene definito semplicemente “uovo”, “non è più difficile né pericoloso di un’asportazione di tonsille”. Il secondo libro raccoglie gli atti di un Congresso Internazionale sull’aborto avvenuto a Washington nel 1967. Vi si parla di alcune ricerche sugli aborti clandestini negli Usa, e le cifre ipotizzate vanno dai 160.000 aborti illegali annui ad un massimo di 1.200.000. Agli atti del Convegno è allegato un saggio di tal Carlo Smuraglia, cui spetta descrivere la situazione italiana: vi si apprende che il numero di aborti clandestini in Italia, attestandosi tra l’uno e i due milioni, sarebbe di gran lunga superiore a quello degli aborti in America, pur essendo gli Usa quattro volte più popolati!
E’ giocoforza concludere, ancora una volta, che tutta la campagna a favore della 194 fu condotta all’insegna della menzogna, dal momento che l’aborto in Italia, una volta legale e gratuito, non ha mai neppure sfiorato di lontano le cifre gonfiate proposte in quegli anni.
Eppure, mentre si continua a mentire, il Movimento per la Vita si organizza per ridare vita, in varie città, alle “culle per la vita”, riedizione moderna della ruota degli esposti. Ritornare alla ruota significa guardare alla civiltà del passato, di un mondo che conosceva, accanto alla miseria umana e alle sue debolezze, anche il concetto di carità cristiana. L’invenzione della Ruota risale al Basso Medioevo, ed ha la funzione di raccogliere i neonati abbandonati, senza conseguenze giuridiche per i genitori. Questi bambini venivano lasciati talora con qualche oggetto particolare, un nome, una moneta, un qualcosa che li rendesse riconoscibili, nel caso in cui i genitori, passato un periodo difficile, specie dal punto di vista economico, avessero voluto riprenderli. Sulla ruota vi erano delle iscrizioni, che alludevano, solitamente, alla pietà ed alla carità. Su quella di Senigallia, invece, si poteva leggere: “Empio come il cuculo il padre genera ed abbandona i figli che codesta ruota accoglie come illegittimi”. A Napoli queste creature venivano chiamate “figli della Madonna” e godevano di particolari privilegi. Non è facile ricostruire una storia degli abbandoni, ma sembra che l’età rinascimentale sia stata caratterizzata dal fiorire dei brefotrofi, e dalla graduale crescita delle esposizioni, mentre quella della Controriforma, più religiosa, “vide gli abbandoni diminuire o stagnare”. Poi le esposizioni crebbero nuovamente, sino al picco raggiunto nell’Ottocento, dopo Rivoluzione francese e campagne napoleoniche (Francesco Bianchi, “La Ca’ di Dio di Padova nel Quattrocento”, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti). Nel 1836, per fare un esempio, vi erano in Molise 1,58 esposti su 100 nati, mentre a Napoli città ve ne erano 9,06 (oggi abbiamo 25 aborti ogni 100 parti). Una volta cresciuti, gli esposti assumevano cognomi ben noti: Esposito, Salvato, Diotallevi, Proietti, Fortunato e … Fortuna. Sì, anche il buon Loris, che ai radicali piace tanto, forse non sarebbe mai nato, se una sua antenata avesse preferito il moderno aborto legale, all’antica e clericale ruota di legno.

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