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La lezione di Nelson Mandela 2 - Infanzia e giovinezza

Fonte:
CulturaCattolica.it

Premessa e due criteri
Nell’esposizione del testo saranno seguiti due criteri: da un lato la ricostruzione cronologica degli eventi più importanti della vita del protagonista, dall’altro il ricordo dei suoi giudizi e riflessioni di uomo anziano, provato dalla vita e cambiato, così come sono emersi nei colloqui con l’Autore.

La vita
Nelson Mandela nasce nel 1918 in un villaggio di campagna del Transkei, regione a Sud est del Sudafrica sull’Oceano indiano. Come tutti i bambini Xhosa frequenta le scuole missionarie, dove la sua prima insegnante gli assegna come era usanza, il nome di Nelson, più facilmente pronunciabile di Rolihlahla, ovvero in lingua Xhosa: colui che crea problemi. Mandela viene poi avviato alle scuole medie e superiori, sempre all'interno della Chiesa metodista. Le scuole metodiste erano allora rette da rigidi missionari anglosassoni, che avevano comunque il coraggio di dare la parola a intellettuali antimperialisti, e pastori e professori neri che avevano il coraggio di resistere ai dirigenti bianchi. Mandela ha scritto: Vedevo che nella pratica tutte le conquiste degli africani sembravano realizzarsi attraverso il lavorio missionario della chiesa. [...] L'ambiente educativo delle scuole missionarie era molto più aperto di quanto non lo fossero le scuole governative. (4)
Nel tempo libero si gioca e si bada alle pecore e ai vitelli (le mucche erano affidate ai più grandicelli). La sera ci si riunisce e la mamma o le altre donne raccontano ai bambini storie, leggende e favole tramandate oralmente con eroi impavidi pronti a sacrificarsi per il popolo e per la libertà e le loro gesta suscitano la ammirazione e l’entusiasmo di chi ascolta, conquistando il loro cuore e imprimendosi nella memoria.
A 9 anni muore il padre e la madre lo porta dal re Jongiutaba, presso il quale il padre aveva svolto la funzione di consigliere, perché da grande anche Nelson possa ricoprire la stessa carica per il figlio.
Alla corte del re i bianchi sono una presenza lontana e Mandela ricorda di aver stretto per la prima volta la mano di un bianco al suo ingresso in collegio, a 19 anni. Questo, commenta l’Autore, gli ha permesso di crescere non infetto dal veleno del razzismo e delle basse aspettative.

L’Università e l’espulsione
Iscrittosi nel 1939 all’unica Università per neri del Sudafrica, il leader è circondato da giovani benestanti appartenenti come lui all’aristocrazia africana o che si erano distinti per meriti nella scuole missionarie. Tutti indossavano l’uniforme e le regole erano severe e rigide.
Ma un alterco con il rettore dell’Università, un austero e colto scozzese, provocato da futili motivi (la scarsa qualità del cibo), lo obbliga ad abbandonare gli studi rifiutandosi di rivedere le proprie posizioni provocatorie e negandosi così la possibilità di un’educazione che gli avrebbe dato più forza nelle sue lotte future.
Sarà quello l’inizio delle innumerevoli sfide alle autorità di cui Nelson sarà campione anche se da anziano Mandela sia pure con un sorriso indulgente, giudicherà quegli atteggiamenti istintivi e incoscienti. L’espulsione dall’Università suscita il furore del re padre adottivo e Nelson dopo poco fugge con il cugino e si trasferisce a Johannesburg per condurre una vita definita picaresca: si fa assumere come guardiano notturno nelle miniere d’oro, vive in baracche misere e senza corrente, fa il perdigiorno, si infuria quando inizia a vedersi trattato con disprezzo e razzismo dai bianchi, finché non viene assunto in uno studio legale di ebrei, dove studia per laurearsi per corrispondenza in Giurisprudenza.

La strada è individuata.
Si iscrive alla specializzazione e nel 1952 con l’amico Tombo apre il primo studio legale di tutto il Sudafrica gestito da persone di colore, affermandosi per le sue doti professionali, per la sua abilità e brillantezza, e per le requisitorie svolte in processi discriminatori condotti con faziosità. Nei processi gli imputati bianchi sono infatti scagionati per il colore della pelle e i neri, per lo stesso motivo, vengono condannati.

NOTE
4) Nelson Mandela, Lungo cammino verso la libertà: autobiografia, Milano, Feltrinelli, 1996, pp. 28 e 51.

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