Siamo uomini o precriminali? L’imputabilità secondo Spielberg

"Minority report" riletto da uno psicanalista
Autore:
Genga, Glauco
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il titolo, Minority Report, rapporto di minoranza, è incomprensibile prima di aver visto il film, che qui è impossibile riassumere. In altre parole: Premeditazione e castigo al posto di Delitto e castigo. Ah, se una Squadra Precrimine avesse potuto fermare il fendente di Raskolnikov sulla vecchietta!
Di fantasia in fantasia: chi meglio di Jahvè avrebbe potuto ideare la Squadra Precrimine, se - come si narra - mandò i suoi agenti a fermare il coltello di Abramo in procinto di uccidere il figlio Isacco? Spielberg, ebreo colto, traendo il suo film dal celebre racconto di Philip Dick, ci offre una poderosa parabola in chiave neanche troppo fantascientifica, della questione dell’imputabilità. Totò avrebbe replicato: «Siamo uomini o precriminali?», e sarebbe stata una geniale allusione all’altro corno della medesima questione: l’imputabilità premiale anziché solo penale.
Ma Spielberg è anche americano, e come ogni cittadino degli States ha negli occhi il ricordo del Death Clock, l’orologio della morte, che a Times Square ha segnato per anni il procedere dei delitti da arma da fuoco. So che da qualche tempo quell’orologio è stato rimosso: evidentemente non dissuadeva dal crimine. Non è questa la prevenzione. Ma l’interrogativo rimane pressante: freedom or gun control? Tra schermi giganti, confessioni mass-mediatiche e tv-trash, nessuno legge più la parabola in cui si dice che pre-strappando la zizzania può succedere di sradicare anche il grano.
Mi risulta che i membri del Pentagono ogni mattina trovino sulle loro scrivanie un report firmato dai più famosi astrologi degli USA: vorrà pur dire qualche cosa.
E che dire di quelle bocce che nel film di Spielberg corrono nei tubi di plexiglas con i nomi delle vittime e dei loro carnefici, gli uni e gli altri designati dai praecog? Mi hanno ricordato le palle di biliardo dell’esempio di Hume: «Cause simili, in condizioni simili, produrranno sempre effetti simili». Il principio di causalità: ecco l’algoritmo che permette ai praecog di pre-vedere il futuro, quantunque limitatamente ai fatti delittuosi. Prevenire, premeditare, predire, precorrere, preservare, predestinare, presentire: Spielberg non è un mostro, è un’enciclopedia.
Attraverso le corse antigravitarie, i percorsi tridimensionali e gli ologrammi visionari, si esce dal filmone ricco di suspense con l’idea, tutta spielberghiana, che la libertà, nonostante tutto, esiste e resiste.
Ma quale libertà? La stessa dell’ enduring freedom? O quella che può solo scegliere fra omicidio e suicidio, come nell’attesissima resa dei conti finale? L’alternativa lì è solo un vel, non un aut: le cose si metteranno male in ogni caso. Rammento ancora una volta la lezione inascoltata di Kelsen, filosofo del diritto, circa il libero arbitrio: «L’uomo non è imputabile perché è libero, ma è libero perché è imputabile». Già: imputabile di che? E la prevenzione? Rileggiamo la parabola della zizzania.