"L'isola del Dottor Moreau" 9 - Il lessico religioso del romanzo

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Anche se il protagonista, il naufrago Prendick, prega assai raramente (una volta all’inizio della storia, quando chiede a Dio di farlo morire, e una volta alla fine, quando spera e prega di poter lasciare l’isola ormai dominio del “Beast People”; tanto che Montgomery prima del festino con gli uomini-bestia lo apostrofa così: “...trinciatore di logica, ateo che non è altro!”), i riferimenti religiosi, anche dal punto di vista lessicale, sono numerosi.
Dell’isola misteriosa di Moreau il suo aiutante Montgomery afferma: “Per quel che ne so, non è stata ancora battezzata”. Non si tratta di una questione puramente toponomastica: lo scenario è un’isola abbandonata, fuori dalle rotte ma anche ai margini dell’esperienza umana, dove il male assoluto può regnare incontrastato.
Il bestiale Davis, capitano della goletta “Ipecacuanha”, litigando con Prendick prima di espellerlo dalla sua nave, così sentenzia: “Qui io sono la legge, la legge e i profeti”.
Dell’uomo-cane M’ling si dice dapprima che “Non ricorda da dove viene”: questa frase di Montgomery, che serve a coprire il mistero dell’origine degli uomini-bestia, è in realtà descrittiva di una stortura: i prodotti dei folli esperimenti non ricordano più il proprio inizio: non sono più creature di Dio, ma mostri generati dall’orgoglio umano (Prendick commenta, con indubbia intuizione: “Ha un che di... diabolico”).
Ma sono ancora più precise una serie di scene all’interno del romanzo.