“L’isola del Dottor Moreau” 13 - La “discesa agli inferi” di Prendick
Il naufrago, rimasto solo sull'isola, si rassegna a condividere l’esperienza meschina e misera dei mostri. E’ una specie di “Incarnazione” non dettata da amore, ma da necessità.- Autore:
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La “compassione” di Prendick per gli uomini-bestia prelude all’ultimo degli episodi dell’IDM leggibili in chiave religiosa: quando il naufrago rimane, ultimo degli umani, tra le mostruose “creature” di Moreau, dopo aver invano cercato di accreditare una specie di mito di resurrezione dello scienziato folle (“Figli della legge, lui non è morto... ha solo cambiato aspetto. Per qualche tempo non lo vedrete più. Lui è là...! – e alzai la mano verso il cielo – da dove vi sorveglia. Non potete vederlo, ma lui vi vede. Rispettate la legge”.) (16), si rassegna a condividere l’esperienza meschina e misera dei mostri. E’ una specie di “Incarnazione” non dettata da amore, ma da necessità e sorretta da una compassione che abbiamo documentato nelle citazioni precedenti. Essa si pone in singolare contrasto con la solitudine di Prendick, quando, tornato fortunosamente in Gran Bretagna, egli evita accuratamente la compagnia degli umani, ma vive leggendo libri e studiando le stelle, nella speranza e nella solitudine. Speranza che viene dalle “vaste ed eterne leggi della materia e dei mondi”, e non dagli “affanni terreni, dal peccato o dalla sofferenza”. Finale tipicamente darwinista, ma in totale contrasto con la confusione della vita e con la mancanza di senso sperimentate sull’isola degli orrori.
Gilbert Keith Chesterton fu contemporaneo di Wells ed ebbe con lui una continua polemica (pur nell’amicizia e nella stima che li legava). Chesterton rimprovera a Wells (che egli pone tra gli “eretici” del nostro tempo, intendendo con tale termine i personaggi che esasperano un particolare della realtà, a scapito della globalità dello sguardo cattolico) un utopismo basato sulla negazione dell’evidenza (la Caduta, cioè il Peccato originale), e la mancanza di patriottismo: cioè l’essere a favore dei Superuomini futuri contro gli uomini presenti. Andare a fondo della polemica tra Chesterton e Wells può gettare nuova luce sull’autore dell’IDM e padre della fantascienza inglese. Che pur nella potenza visionaria delle sue immaginazioni si trovò in mezzo al guado tra lo scientismo darwinista e l’abbandono della tradizione, esprimendo nelle sue opere tutto il disorientamento di tale posizione.
NOTE
(16) H. G. Wells, L’isola del Dottor Moreau, in “La macchina del tempo e altre avventure di fantascienza”, Mursia 1966-80, pag. 340.