Il Mistero Uomo - Edom 3 - L'eterno ricominciare delle cose

Fonte:
CulturaCattolica.it
Vai a "Il Senso religioso nella Fantascienza"

Certo, la gente del popolo si tramandava da tempo immemorabile un’altra spiegazione: l’origine dell’uomo era dovuta all’intervento di una volontà superiore, una Forza sovraterrestre che aveva creato del nulla Edom e Hiva, i progenitori di tutti gli esseri umani. Ma lo zartog non poteva accettare una tale leggendaria credenza. E quel nome poi: Edom! Un termine sconosciuto, incompatibile con qualsiasi lingua terrestre.
Un avvenimento imprevisto giunge a sconvolgere completamente la vita di Sofr e le sue riflessioni sull’Umanità: in una profonda buca scavata per la ristrutturazione della propria casa, egli scopre un astuccio metallico contenente dei fogli coperti da una scrittura sconosciuta. Utilizzando le proprie conoscenze, nel corso di lunghi anni di paziente lavoro, lo zartog riesce a decifrare e poi a tradurre il “manoscritto nella bottiglia”, e scopre così il diario di un misterioso personaggio vissuto circa ventimila anni prima.
E’ un resoconto che ha dell’incredibile: l’ignoto redattore, un francese ricco proprietario di una miniera d’argento in Messico, vuole documentare in un diario la propria drammatica avventura. La sera del 24 maggio 2…, egli si trova nella propria villa di Rosario, a picco sul mare, con una decina tra parenti ed ospiti. La discussione ad un certo punto cade sui meravigliosi progressi compiuti dall’uomo, e uno dei presenti, il dottor Bathurst, si lascia sfuggire questa frase: “Certo, se Adamo (Edem, pronunciato all’inglese) ed Eva (Iva) tornassero sulla terra, rimarrebbero molto sorpresi!” Si accende quindi una polemica tra Moreno, fervente darwinista, e lo stesso Bathurst, credente senza tentennamenti. Nel dibattito si inserisce il giudice Mendoza, che azzarda l’ipotesi di altre umanità precedenti l’attuale, e scomparse in modo improvviso e violento. Proprio in quell’istante un boato terribile squassa la casa, e il mare comincia a salire in modo inarrestabile. Le successive pagine del diario raccontano di una catastrofe immane, lo sprofondamento repentino di tutti i continenti sotto le acque oceaniche; l’umanità perisce completamente; si salvano solo alcuni dei protagonisti della serata, tratti in salvo dalla nave Virginia ed approdati dopo mesi di navigazione solitaria e drammatica sulle coste di un nuovo misterioso continente, emerso in modo altrettanto fulmineo dagli abissi marini. Nei mesi successivi la piccola comunità si organizza per sopravvivere, e trova enigmatici resti, che attribuisce alla favolosa Atlantide. L’ignoto scrittore documenta successivamente il progressivo decadere dei suoi compagni di viaggio, il loro inesorabile ritorno alla ferinità selvaggia, il disperato tentativo di alcuni di loro di salvare e trasmettere le conoscenze dell’Umanità…
Lo zartog Sofr emerge dalla lettura sconvolto: dunque vi è stata un’altra umanità precedente quella a lui contemporanea, e forse prima (come documentano le tracce di Atlantide) ancora altre umanità, sempre perite e sempre ricominciate da pochi superstiti (Edom, Edem, Adamo, citato anche dai naufraghi del manoscritto). Sofr si convince così dolorosamente “dell’eterno ricominciare delle cose”.