Re Lear 8 - Il vecchio re emblema del "giusto sofferente"
Il vecchio re è cacciato e il suo destino d’ora in avanti sarà quello del “giusto sofferente”, archetipo letterario ricorrente nella Bibbia, e in quella cultura cristiana che è fonte di ispirazione e riferimento per tante vicende e storie shakespeariane.- Autore:
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E di questi riferimenti agli animali e alle loro somiglianze con gli uomini è costellata la tragedia shakespeariana: li ritroveremo quando Goneril e Regan saranno chiamate tigri e non figlie, cagne, donne dal cuore di cane, scrofe, mostri, figlie di pellicani ma oltre a loro si applicheranno a tutti i personaggi nei quali la ferinità, crudeltà, cupidigia, velenosità degli animali citati si è fatta strada sfigurandoli e rendendoli simili alle bestie.
Al castello di Gloucester, fuggito Edgar, confluiscono Lear cacciato dalla figlia e il suo seguito.
Qui Regan e il marito Cornovaglia lo hanno preceduto, assieme a Goneril che si è affrettata a raggiungerli.
Entrambe le figlie tengono fede ai loro accordi, dilatano la incombenza del male e per questo anche Regan, per la sua incolmabile avidità e ingordigia nega l’ ospitalità al padre se questi non rinuncerà alla sua scorta e a vantare più alcun diritto.
Mentre la notte si avvicina e il temporale è in arrivo, Lear lascia sdegnato il castello di Gloucester che segue con apprensione l’allontanarsi di Lear: "Ahimè la notte si avvicina, venti freddi già imperversano; per molte miglia qui attorno non c'è nemmeno un cespuglio".
"Per gli uomini cocciuti, ribatte Regan, il male che si procurano da soli deve essere il loro maestro di vita" e sbarra impietosamente ogni porta.
Il vecchio re è cacciato e il suo destino d’ora in avanti sarà quello del “giusto sofferente”, archetipo letterario ricorrente nella Bibbia, e in quella cultura cristiana che è fonte di ispirazione e riferimento per tante vicende e storie shakespeariane (Fusini, op.cit., pag.36).
E la “Passione” alla quale si deve piegare Lear è la stessa che nella tragedia altri personaggi come Cordelia e Edgar vivono e patiscono.
Nel TERZO ATTO la natura si scatena sulla scena con un infuriare di fulmini e tuoni, metafora di un mondo preda della distruzione e del caos.
In un intreccio di apparizioni, incontri inaspettati, colpi di scena Lear, Kent e il buffone che l'hanno fedelmente seguito avanzano nell’oscurità e trovano in una capanna scampo e riparo.
Kent non abbandona Lear e ha appena saputo che il Re di Francia è pronto a portar guerra all’Inghilterra per vendicare l’offesa fatta al re.
Alla furia della natura, dei fulmini e degli uragani Lear quasi folle si rivolge fra urla e imprecazioni.
Ma “proprio qui - scrive il Moeller nel commento a questo passo - nel più profondo caos dell’universo fisico e morale, si accenderà il raggio della rivelazione cristiana” (5)
Qualcosa di inaspettato infatti avviene.
NOTE
5. cfr. C. Moeller, Saggezza greca e paradosso cristiano, ed. Morcelliana 1951, pag.185