Re Lear 5 - Re Lear rinnega Cordelia come figlia
E’ in gioco la smania ingorda per i beni paterni di cui presto impossessarsi, ma più al fondo esplode quel conflitto che cova da anni, conflitto che, come già detto, Shakespeare con implacabile realismo denuncia quando i vecchi non intendono rinunciare al proprio dominio e i figli si ritorcono loro contro per spogliarli di ogni bene, disconoscendo legami e doveri.- Autore:
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Cordelia: Mio buon signore, voi mi avete dato la vita, mi avete educata ed amata: ed io ricambio con i giusti doveri, obbedendovi, amandovi e onorandovi profondamente. Perché le mie sorelle hanno marito se dicono di amare soltanto voi? Forse, quando mi mariterò, l’uomo a cui darò la mia fede porterà via con sé metà del mio amore, metà delle mie cure e dei miei doveri: certo non mi sposerò mai come le mie sorelle, per lasciare a mio padre tutto il mio affetto.
Lear: E il tuo cuore consente a quello che dici?
Cordelia: Sì, mio buon signore.
Lear: E sia così: la tua sincerità sia dunque la tua dote... Io ripudio in questo momento ogni cura paterna, ogni vincolo di sangue, e d'ora in poi ti avrò per sempre straniera a me e al mio cuore. (pagg.14,15)
Questa la natura orgogliosa e violenta del re.
Non chiede e non cerca la verità: la disconosce e rifiuta, preferendo ad essa la propria incensazione e il linguaggio falso e adulatorio.
Lui ha dettato le regole del gioco, i termini e i confini delle risposte da ricevere.
Cordelia ha osato infrangerli, non adeguandosi alle sue imposizioni e alla retorica di stato. Pur amando profondamente il padre, non intende rinunciare a ciò che le detta la coscienza, e non si piega per interesse alla adulazione e alla falsità. E questo per il dispotico Lear è intollerabile.
Due universi opposti e contrastanti si fronteggiano in questa scena e attraverseranno tutta l'opera: quello della violenza del potere che annienta l’indifeso e quello della falsità che distorce e convince più della verità.
E vedremo come, nel corso della tragedia, invano i personaggi che lo amano cercheranno di convincerlo a non farsi travolgere dal fascino maligno e mortale della parola ingannatrice.
Dunque i beni e le rendite saranno divisi unicamente fra Regan e Goneril: a turno esse dovranno ospitarlo nel loro palazzo con una scorta di 100 cavalieri mantenuti a loro spese e continueranno a chiamarlo, a trattarlo, a onorarlo come re, perché tale continuerà ad essere e a sentirsi.
"A conferma – aggiunge - divido fra voi questa corona" e la porge alle due eredi. Rinnegherà per sempre la sua paternità nei confronti di Cordelia.
Il vecchio nobiluomo Kent, da sempre amico di Lear, ha assistito alla scena e non può tacere davanti a tanta ingiustizia.
Difende Cordelia invitando il re a diffidare dalle ingannevoli esternazioni delle due figlie, unicamente preoccupate di salvaguardare il patrimonio da ereditare.
Ma viene subito minacciato: non osi frapporsi "fra il drago e la sua rabbia". “Via dalla mia vista” è l’ordine carico d’ira del re. Sparisca Kent prima di essere assalito con la spada in pugno. Se entro cinque giorni non se ne sarà andato, le Guardie regali metteranno a morte la sua “carcassa esiliata”.
Nel commento critico di Susanna Mineve, leggiamo: “Sarà proprio lui chiuso nel suo universo linguistico violento ed autoreferenziale a bandire dal regno e dal suo cuore gli affetti più autentici che fungevano da collante per l’intera comunità" (4)
Ma un'ultima incombenza spetta al re prima di spogliarsi di ogni cosa.
Vengono introdotti alla sua presenza il duca di Borgogna e il re di Francia, entrambi pretendenti alla mano della principessa Cordelia.
Viene chiesto loro se vorranno ancora essi in moglie una fanciulla che è stata abbandonata dagli amici, maledetta dal padre e privata da ogni dote.
Il primo si ritira subito, essendo stata diseredata la promessa sposa.
Ma il re di Francia non rimangerà la sua proposta e Cordelia diventerà regina di Francia.
Re di Francia: Bella Cordelia, che sei più ricca nella tua povertà, più eletta nel tuo abbandono, più degna di amore nel disprezzo che ti circonda! Io prendo in questo momento te e le tue virtù: a buon diritto io prendo quello che gli altri hanno respinto. E’ strano, mio Dio, che per il loro freddo disprezzo il mio amore si senta infiammato fino ad essere ardente venerazione. Re, la tua figlia senza dote, donatami dalla ventura, è la regina nostra, dei nostri sudditi, della nostra bella Francia.(pag.19)
Mentre la giovane principessa si allontana, il suo pensiero è per la sorte del vecchio padre. Regan e Goneril hanno promesso di amarlo e onorarlo, ma lei conosce bene l'ambiguità delle loro profferte.
Tutti i presenti escono di scena tranne le due figlie maggiori: cercano l’oscurità del salone per tramare in segreto: non intendono sopportare “le bizzarrie inconsulte che una vecchiaia inferma e collerica porta con sé, avremo da lui accessi improvvisi… la sua rinuncia finirà col danneggiarci.” Un odio accumulato negli anni cova nel loro cuore.
Troveranno un accordo per togliere al padre ogni pretesa di potere sovrano.
E’ in gioco la smania ingorda per i beni paterni di cui presto impossessarsi, ma più al fondo esplode quel conflitto che cova da anni, conflitto che, come già detto, Shakespeare con implacabile realismo denuncia quando i vecchi non intendono rinunciare al proprio dominio e i figli si ritorcono loro contro per spogliarli di ogni bene, disconoscendo legami e doveri.
NOTE
4. Shakespeare e il dubbio scettico: Shanley Cavell interprete del King Lear, Susanna Francesca Mineve, ACME - Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano 2008/1.