Re Lear 3 - L'opera più grande di Shakespeare

La maturità che alcuni personaggi conseguono “è la capacità di vivere e di morire con la consapevolezza che l’esistenza non è un gioco capriccioso degli dei, … ma un arduo, lento, doloroso e fin crudele cammino verso una verità che pure esiste e può essere conquistata”
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
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George Frederick Bensell, Public domain, via Wikimedia Commons

Re Lear
Delle tragedie, il Re Lear appartiene alla fase di produzione delle grandi tragedie scritte fra il 1599 e il 1606 e venne rappresentata per la prima volta davanti al re Giacomo I nella notte di Santo Stefano nel 1606.
E’ considerata dalla critica l’opera più grande dell’Autore, e presenta elementi costitutivi inediti: è in 5 atti ed è composta in versi e prosa.
Il suo contenuto, il protagonista e le sue vicende non sono esclusivamente frutto della fantasia del drammaturgo. Re Lear (originariamente Leir) era stato infatti un re della Britannia (antico nome dato all’isola dai Romani) vissuto nell'VIII secolo a.C., in un periodo poco precedente alla fondazione di Roma. Di lui parlavano antiche saghe, avvolgendolo in un alone leggendario, e lo si ritrovava citato nella Historia Regum Britanniae (1130) di Goffredo di Monmouth e e nei testi storici del ‘500 .

Shakespeare evidentemente si era interessato alla sua figura e aveva deciso di porlo al centro di una sua tragedia e di creare una potente opera d’arte fondata sul valore dell’etica nella vita sociale e sull’ispirazione cristiana nell’agire, implicita ma costitutiva della tradizione in cui si era formato .

Conoscendo i gusti del pubblico, era certo di scrivere un dramma storico che ne avrebbe incontrato il gradimento.
Nel corso dei secoli quest’opera è sempre stata sentita attuale nei suoi contenuti perché, come dice il critico Agostino Lombardo:
“Se c’è (nella tragedia) una desolazione e un’angoscia in cui l’uomo in assoluto può riconoscere la propria, e l’uomo del nostro tempo un’immagine della propria condizione, c’è anche il riconoscimento di alcuni fondamentali valori che possono dare un senso e una ragione alla vita…” E la maturità che alcuni personaggi conseguono “è la capacità di vivere e di morire con la consapevolezza che l’esistenza non è un gioco capriccioso degli dei, … ma un arduo, lento, doloroso e fin crudele cammino verso una verità che pure esiste e può essere conquistata” (3)

NOTE
3. Re Lear, Prefazione, traduzione e note di A. Lombardo, Garzanti, (pag. XLII; XLIII)