Re Lear 2 - Vita e opere di Shakespeare
Dal punto di vista strettamente biografico, di Shakespeare si sa ben poco. Innumerevoli fatti e aneddoti circolano, com'era facile prevedere, intorno alla sua figura, aneddoti per lo più destituiti di ogni fondamento.- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

La Vita
Sulla vita di Shakespeare si è aperta e continua a rinnovarsi una sconfinata bibliografia tesa a rimettere in discussione e a verificare. Dal punto di vista strettamente biografico, di Shakespeare si sa ben poco. Innumerevoli fatti e aneddoti circolano, com'era facile prevedere, intorno alla sua figura, aneddoti per lo più destituiti di ogni fondamento.
In questa selva di informazioni da tempo gli storici hanno cercato di fare chiarezza, giungendo a poche ma certe notizie dotate di fondamento.
Risulta alla critica che W. Shakespeare sia nato a Stratford-upon-Avon (a Nord-Ovest di Londra), nel 1564 e qui abbia compiuto i primi studi.
All’età di 18 anni, nel 1582, sposa Hanne Hathaway dalla quale ha tre figli. Poco si sa di lui prima del 1592, data in cui risulta essere a Londra dove trascorre la maggior parte della propria esistenza. La città, grazie alla protezione dei suoi sovrani, si veniva affermando nel corso del secolo come la prima capitale culturale d’Europa, ricca di rapidi sviluppi, circolazione monetaria, scambi commerciali col mondo intero, assetata di divertimento e di nuove sensazioni, di passione per gli spettacoli e per il teatro in particolare.
Il giovane si immerge nella vita tumultuosa della grande metropoli e si lascia ben presto conquistare dal teatro, prima come attore e poi come scrittore e sa muoversi con sapienza e avvedutezza nella cornice sociale e culturale, godendo del favore accordato dai regnanti e dal pubblico allo spettacolo e ai teatranti. Apprezzato dalla regina Elisabetta (1533-1603) è invitato a corte nel 1599 e da questa data scrive drammi per la Compagnia del Lord Ciambellano e successivamente diventa coproprietario del nuovo teatro The Globe nel 1599.
Il successore al trono Giacomo I Stuart adotta la compagnia che si fregia così del titolo The King's Men, nella quale Shakespeare ricopre il ruolo di amministratore, oltre a quello di drammaturgo e attore. In segno di gratitudine per la protezione ottenuta, dedica al re alcune delle sue grandi tragedie, quali Otello, Macbeth, Re Lear. (2)
Nel 1608 alcuni biografi parlano di una malattia e di una crisi religiosa, dal momento che gli ultimi testi come La tempesta mostrano una concezione cristiana del mondo.
Verso il 1610 ritorna a Stratford, dove a partire dal 1613 cessa la sua produzione.
E qui si spegne nel 1616 a 52 anni: ignoriamo la natura della malattia che ne causò la morte.
Di questa data abbiamo notizia certa perché esiste il suo testamento stilato il 25 marzo 1616.
Le Opere
Shakespeare inizia a scrivere a partire dal 1588-90 e si afferma progressivamente giungendo presto alla notorietà. La sua produzione, difficile da inquadrare, comprende sonetti, commedie, drammi storici e tragedie; per la composizione di queste ultime viene suggestionato dal successo di pubblico che amava il teatro e in particolare dalla fama della tragedia rinascimentale, con i suoi modelli di riferimento nei drammi a fosche tinte di Seneca che a sua volta si rifaceva alle tragedie greche, nonché al teatro medievale.
Ma la sua grandezza scaturisce dalla estrema varietà della sua produzione e dalla grande capacità di accostare caratteri e forme teatrali antiche e moderne sintetizzate ed espresse in composizioni potentemente unitarie.
“A Shakespeare si doveva - disse il letterato Samuel Johnson - l’invenzione dell’umano, cioè non di personaggi ma di uomini e donne per i quali ognuno può commuoversi provando pietà o terrore per le sofferenze del re Lear, per l’ansia di potere di Macbeth, per la gelosia di Otello, per l’appello alla misericordia nel Mercante di Venezia, per la morte di Giulietta e Romeo”.
Già nel mondo antico Aristotele aveva affermato che la tragedia svolge una funzione catartica: purifica l'animo dello spettatore dalle passioni, permettendogli di riviverle strappandole dall’inconscio, di giudicarle e quindi di liberarsene.
E Shakespeare, grande conoscitore del teatro antico e dei suoi significati, in questo modo e per questo motivo concepiva le sue opere.
Inedito e geniale è il linguaggio teatrale usato dall’Autore, capace di creare atmosfere e situazioni attraverso il testo e la recitazione.
Nuovo è l’ampio uso del monologo che svela al pubblico paure e debolezze dei protagonisti.
Sapiente risulta la strutturazione dello spazio.
Imprevedibile si presenta l’intreccio delle vicende.
Potenti sono i personaggi, il destino dei quali è determinato dalla loro libertà e dalle scelte che compiono, e rivoluzionaria appare la cura psicologica loro tributata dall’Autore.
Profondi i temi trattati, che parlano del destino, della ricerca del significato della vita e della realtà, del conflitto fra verità e menzogna, della lucida visione del peccato e del richiamo della coscienza, della violenza dei tiranni, per cui allora come in ogni tempo viene soffocata la libertà e si sparge sangue innocente.
E accanto a questi temi nuovi per il suo tempo, è interessante il rilievo dato dall’Autore allo scontro generazionale. Con esso Shakespeare si rifà alla tradizione latina di autori come Terenzio e lancia un tema moderno e contemporaneo che dal Goldoni sarà ripreso fino ai giorni nostri. Basti pensare a Dostoevskij e Kafka.
Per le sue capacità di scandagliare e portare sulla scena le dimensioni più nascoste dell’animo umano lo si è rappresentato, letto e commentato nei secoli successivi, scoprendo la contemporaneità dei suoi testi e ispirandosi ad essi per la composizione di saggi, opere liriche, versioni cinematografiche e teatrali (per tutte basti ricordare le messinscene di Giorgio Strehler a Milano ripetute per più stagioni al Piccolo Teatro fra il 1972 e il 1978).
NOTE
2. cfr. L’enigma di Shakespeare https://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/recensioni-libri/scaffali/sala-elisabetta-l-enigma-di-shakespeare La corrente Whig-protestante ne fece il poeta nazionale britannico e volle vedere nella sua opera l’esaltazione dello status quo. Tale lettura si è, però, rivelata assai superficiale e, nonostante le numerose falsificazioni apportate nei secoli, non concorda né con le opere, né con quanto sappiamo della vita; tanto più che il sistema elisabettiano è emerso, attraverso gli studi storici più recenti, come un regime totalitario e violentemente oppressivo. Ora, è possibile che un poeta tanto grande fosse il paladino di una dittatura, di cui furono vittime fino al martirio i suoi stessi parenti, amici e vicini di casa?
Per la prima volta in Italia, questo volume ripercorre dettagliatamente la biografia e l’opera del Bardo dell’Avon seguendo il filo rosso della sua dissidenza e rivelando gli stretti rapporti che egli ebbe con il mondo sotterraneo del cattolicesimo inglese braccato dalle autorità. In questa luce tutte le numerose, apparenti contraddizioni crollano, e il puzzle shakespeariano quadra perfettamente. L’enigma di Shakespeare si fa meno enigmatico, la sua passione per il teatro si fa missione segreta; giacché le sue simpatie, a quanto emerge in modo sempre più chiaro, andavano alla minoranza perseguitata e le sue opere cercarono, più o meno cautamente, di dar voce a chi non aveva più il diritto di parlare.