Re Lear 10 - Il vecchio Gloucester accecato e tradito
Shakespeare non conclude la vicenda umana dei suoi personaggi sotto il segno della maledizione del destino, dello stravolgimento fisico e morale che sembra avvolgere ogni vicenda umana, e della dannazione eterna”... (Ch. Moeller, “Saggezza greca e paradosso cristiano”, cit.)- Autore:
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Con un nuovo cambio di scena siamo ora in una casa di campagna dove Gloucester, Lear, Kent, il Buffone, Edgard cercano protezione.
Ma Gloucester qui è raggiunto dai servitori di Regan che lo riportano al castello dove Edmund il bastardo porta a compimento il suo diabolico piano, la ragnatela pazientemente tessuta: consegna il padre alle mani del suo carnefice.
Svela a Cornovaglia, marito di Regan, che il padre, commosso per la sorte di Lear, intrattiene contatti segreti con il re di Francia; è dunque una spia e un suo nemico.
Il vecchio terrorizzato viene legato e interrogato con crudeltà efferata e, incitato dalle due sorelle, Cornovaglia gli strappa gli occhi, rivelandogli che è stato proprio il figlio bastardo a tradirlo.
Solo i servi che assistono alla scena si indignano davanti a tanta ingiustizia, provano pietà per il vecchio padrone, sfidano a duello il feroce signore, e uno lo colpisce a morte.
Non una lacrima segna il volto di Regan: ora finalmente potrà unirsi a Edmund, per il quale entrambe le sorelle nutrono una passione vorace e fatale.
E Albany la condanna per la sua malvagità nei confronti del padre: ”Che cosa avete fatto? Tigri non figlie, che cosa avete compiuto? Se lasciassi che queste mani obbedissero al mio sangue, sarebbero tali da lacerarti le ossa e la carne. Per quanto demonio, la tua forma di donna ti protegge”.
Ma per lui Goneril ha solo disprezzo e accuse di viltà.
Nella brughiera dove è stato spinto, accecato e disperato, Gloucester ora sa che tutto ciò che egli ha creduto è errato.
Anche lui si è lasciato facilmente convincere dalle parole ingannevoli e per questo ora viene punito con la cecità: “Tutto è tenebre e angoscia... Che pazzo fui! Dunque Edgar fu calunniato: Dei misericordiosi perdonatemi e proteggetelo!"
Ma a questo punto, Shakespeare come dice il Moeller, diversamente dai grandi tragediografi greci ai quali pure si ispirava, non pone fine alle vicende dei suoi protagonisti abbandonandoli all' abisso della solitudine e del non senso di ogni cosa, e, come giustamente rileva:
"non conclude la vicenda umana dei suoi personaggi sotto il segno della maledizione del destino, dello stravolgimento fisico e morale che sembra avvolgere ogni vicenda umana, e della dannazione eterna”...(Ch. Moeller, "Saggezza greca e paradosso cristiano”, cit.)
Vedremo che non solo Lear ha fatto l’esperienza di un cuore mutato davanti alla capanna, perché dopo di lui ad altri personaggi la sofferenza e la miseria sveleranno di poter essere abbracciate, di aprire alla pietà e al riscatto dalla disperazione e dalla malvagità.
Che cosa resta ormai al vecchio Gloucester tradito, spogliato di ogni cosa, accecato, abbandonato dal figlio per colpa sua? Suo unico desiderio è quello di porre fine alla sua vita.