Re Lear 10 - Il vecchio Gloucester accecato e tradito

Shakespeare non conclude la vicenda umana dei suoi personaggi sotto il segno della maledizione del destino, dello stravolgimento fisico e morale che sembra avvolgere ogni vicenda umana, e della dannazione eterna”... (Ch. Moeller, “Saggezza greca e paradosso cristiano”, cit.)
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
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George Frederick Bensell, Public domain, via Wikimedia Commons

Con un nuovo cambio di scena siamo ora in una casa di campagna dove Gloucester, Lear, Kent, il Buffone, Edgard cercano protezione.
Ma Gloucester qui è raggiunto dai servitori di Regan che lo riportano al castello dove Edmund il bastardo porta a compimento il suo diabolico piano, la ragnatela pazientemente tessuta: consegna il padre alle mani del suo carnefice.
Svela a Cornovaglia, marito di Regan, che il padre, commosso per la sorte di Lear, intrattiene contatti segreti con il re di Francia; è dunque una spia e un suo nemico.
Il vecchio terrorizzato viene legato e interrogato con crudeltà efferata e, incitato dalle due sorelle, Cornovaglia gli strappa gli occhi, rivelandogli che è stato proprio il figlio bastardo a tradirlo.
Solo i servi che assistono alla scena si indignano davanti a tanta ingiustizia, provano pietà per il vecchio padrone, sfidano a duello il feroce signore, e uno lo colpisce a morte.
Non una lacrima segna il volto di Regan: ora finalmente potrà unirsi a Edmund, per il quale entrambe le sorelle nutrono una passione vorace e fatale.
E Albany la condanna per la sua malvagità nei confronti del padre: ”Che cosa avete fatto? Tigri non figlie, che cosa avete compiuto? Se lasciassi che queste mani obbedissero al mio sangue, sarebbero tali da lacerarti le ossa e la carne. Per quanto demonio, la tua forma di donna ti protegge”.
Ma per lui Goneril ha solo disprezzo e accuse di viltà.
Nella brughiera dove è stato spinto, accecato e disperato, Gloucester ora sa che tutto ciò che egli ha creduto è errato.
Anche lui si è lasciato facilmente convincere dalle parole ingannevoli e per questo ora viene punito con la cecità: “Tutto è tenebre e angoscia... Che pazzo fui! Dunque Edgar fu calunniato: Dei misericordiosi perdonatemi e proteggetelo!"
Ma a questo punto, Shakespeare come dice il Moeller, diversamente dai grandi tragediografi greci ai quali pure si ispirava, non pone fine alle vicende dei suoi protagonisti abbandonandoli all' abisso della solitudine e del non senso di ogni cosa, e, come giustamente rileva:
"non conclude la vicenda umana dei suoi personaggi sotto il segno della maledizione del destino, dello stravolgimento fisico e morale che sembra avvolgere ogni vicenda umana, e della dannazione eterna”...(Ch. Moeller, "Saggezza greca e paradosso cristiano”, cit.)
Vedremo che non solo Lear ha fatto l’esperienza di un cuore mutato davanti alla capanna, perché dopo di lui ad altri personaggi la sofferenza e la miseria sveleranno di poter essere abbracciate, di aprire alla pietà e al riscatto dalla disperazione e dalla malvagità.
Che cosa resta ormai al vecchio Gloucester tradito, spogliato di ogni cosa, accecato, abbandonato dal figlio per colpa sua? Suo unico desiderio è quello di porre fine alla sua vita.