Federigo Tozzi: violenza e desiderio di redenzione 5 - Nel mondo religioso di Tozzi

Per la conversione di Tozzi, oltre all’incontro con la futura moglie (sposata nel 1908), furono decisive le letture dei grandi mistici, come S. Bernardino, S. Caterina e S. Teresa d’Avila.
Autore:
Bortolozzo, Carlo
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ci inoltriamo così in un nodo cruciale e assai dibattuto dell’esegesi tozziana. Le questioni potrebbero essere così formulate: come avvenne la sua conversione al cattolicesimo? Quali furono i connotati della sua fede? Quale rapporto esiste tra questa percezione del mistero (che Petroni chiama, forse impropriamente, “ideologia del mistero”) e convinzione religiosa, o anche adesione al cattolicesimo? Quanto incise la conversione nella produzione artistica dello scrittore?
Partiamo da qualche dato di fatto. Da ragazzo, Tozzi aveva aderito al Partito socialista, ma questa scelta appare motivata soprattutto da ragioni personali più che politiche (l’avversione contro il padre proprietario terriero); oltretutto, il suo socialismo presenta delle forti venature anarchico-libertarie che in parte sopravvivranno anche dopo la sua conversione al cattolicesimo; questa sopravviene dopo una grave patologia agli occhi derivata da una malattia venerea (con conseguenti sensi di colpa), datata 1904. Ne abbiamo testimonianza dall’epistolario di Novale (lettere alla fidanzata, celata sotto il nome di Annalena), tra gli anni 1906-1908. Oltre all’incontro con la futura moglie (sposata appunto nel 1908), furono decisive le letture dei grandi mistici, come S. Bernardino, S. Caterina e S. Teresa d’Avila. Ma un altro elemento importante fu lo studio dello psicologo americano William James. Come precisa opportunamente Luperini, “si potrebbe dire che Tozzi legge James attraverso santa Teresa e santa Teresa attraverso James”.(1) Psicologia e religione, nell’autore senese, si intrecciano in modo indissolubile.
In un articolo del 1913, lo scrittore presenterà questa svolta non come l’esito di una ricerca intellettuale, ma come un’invasione subita a livello di coscienza, che ha prodotto in lui un’intensità di vita prima sconosciuta. (2)
Anche se non mancano professioni esplicite di fede cattolica da parte dello scrittore, l’impressione che se ne ricava è che si trattò di una fede molto soggettiva e fortemente individualistica, priva della “mediazione salutifera del Cristo”, come già aveva intuito Baldacci. (3) Di nuovo, si riaffaccia prepotente la figura paterna, così che si può affermare che Tozzi proietta sullo schermo divino le sue ossessioni personali: “È Dio Padre: ma nella determinazione padre, lì è tutta l’essenza della religiosità di Tozzi”. (4) È un Dio veterotestamentario, terribile e punitivo, per cui il mondo dello scrittore “è chiuso in una visione apocalittica, prima della grazia, prima della redenzione”. (5) Di “cristianesimo tragico” ha parlato Luca Orsenigo, pur considerando lo scrittore, a ragione, “complessivamente lontano dall’influenza protestante”. (6)
Per Tozzi il papa è un’auctoritas, non il pontifex. Tutta l’opera narrativa tozziana è caratterizzata da questa mancanza di mediazione e di relazione, presupposto di rapporti violenti o di abulie autoemarginanti. La mancanza della mediazione di Cristo comporta la mancanza della mediazione della Chiesa, come ha ben rilevato ancora Luperini, allegando stringenti documentazioni, derivate sia dalle novelle che da due opere incompiute ma estremamente interessanti, Cose e Persone, da cui emerge un’immagine dell’uomo distorta, corrotta e degenere; l’essere umano è considerato “figlio della bestia”, più che fatto a immagine e somiglianza di Dio. (7) La conseguenza di questa assenza è una concezione più immaginata che reale della fede; una concezione che fa scendere la religione da un livello oggettivo, storico e sacramentale a un piano fortemente individualistico e pessimista.

NOTE
1. R. Luperini, Federigo Tozzi. Le immagini…, cit. p.63. Nel 1918, Tozzi pubblica una prefazione a “Le cose più belle di Santa Caterina da Siena”, definita, in una lettera a Papini, “un’indagine psicologica del carattere della Santa”. Nello scritto si legge una frase come questa: “Santa Caterina ci sbarazza di tutto ciò che c’impedisce di giungere fino al nostro io più profondo”. Cfr. F. Tozzi, Opere, cit., pp. 1309-1312 e p.1386.
2. F. Tozzi, La mia conversione, in Realtà di ieri e di oggi, cit.
3. L. Baldacci, Tozzi moderno, cit., p.17.
4. Ibid.
5. Ibid., p.18.
6. L. Orsenigo, Il cristianesimo tragico di Federigo Tozzi, in “Lettere italiane”, XLVI, 1, 1994, p.249.
7. Cfr. R. Luperini, Federigo Tozzi. Le immagini…, cit., pp.120-126.. Le due opere si possono leggere in F. Tozzi, Opere, cit., pp.622-714.