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"La nuova colonia" di L. Pirandello 2 - Il ritorno del male

Autore:
Fighera, Giovanni
Fonte:
CulturaCattolica.it
Parte seconda. Il male viene dal cuore dell’uomo.

Dopo poco tempo, tutto si ricostituisce come prima.
C’è chi vuole imporsi con la forza.

Dorò: Dovrei chiederne il permesso a te?
Crocco: A me, sì! (con una manata da sotto in su gli butta all’aria la cartata di more.) E impara a rispondere!


C’è chi vuole arricchirsi rubando o saccheggiando tra le rovine!

Dorò: Bella testimonianza, da una parte e dall’altra, della vostra “vita nuova”! Appena sbarcati, come tante jene a frugare tra le macerie delle case diroccate!
Papia: Noi soli? Tutti.
Dorò: Eh, lo so: un bel principio!
Papia: Non avevamo nulla per ripararci, neppure per buttarci a dormire: ci siamo dati attorno.
Dorò: Ognuno col suo posto in mente da occupare-
Papia: -appunto: io, questo: e corsi subito a occuparlo per il primo.
Crocco: Ci avevo pensato prima io!


C’è chi si rende subito conto che sull’isola, nel nuovo mondo, nulla è cambiato, e chi, invece, si illude che altrove, su questa terra, l’animo dell’uomo possa essere diverso, immune dal male. È questo il caso di La Spera, colei che sembra la redenta per eccellenza dal nuovo inizio e che, non a caso, è presentata spesso in maniera statuaria come fosse un gruppo scultoreo di una donna col bambino, appunto una nuova Eva, quindi una Madonna.

La Spera: Eh, se fosse vero che, venendo qua e cambiando vita, a uno a uno dovevamo diventare altri da quelli che eravamo…
Papia: Ma non vedi che è lui? Che vuol darsi lui a conoscere per quello che è sempre stato?
Crocco: Un prepotente, è vero?
Papia: Sì; e un falso.
Crocco: Anche falso?
Papia: Falso, falso, sì: perché mentre stai facendo a me una soperchieria-
Crocco: - Io?-
Papia: - Tu tu, sì- Vuoi dare a intendere che fai la carità – a lei, e a quello lì….


I propri intenti di comando e di potere vengono ammantati di buone intenzioni e presentati sotto il falso nome della carità. È l’emblema dell’uomo che vuole mostrarsi agli altri buono, che non si pone più il problema della felicità, ma vuole fare la guida, fare il capo, il moralizzatore.
Questi diseredati che erano partiti per non stare più sotto la legge, si ritrovano ora sotto l’arbitrio di ciascuno o soggiogati dalla «ragione del più forte».

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