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"La boutique del mistero" 5 - Il cane che ha visto Dio

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il cane che ha visto Dio” situato in posizione centrale nella “Boutique” è il racconto più lungo, suddiviso in ben XXII capitoletti: tutto un paese cambia di fronte a un segno in cui riconosce la presenza del mistero, del divino. Tutti si sentono giudicati dallo sguardo di un cane che aveva condiviso la vita di un vecchio eremita nelle vicinanze del paese.
Soffermiamoci brevemente sugli antefatti.
Silvestro, l’eremita, aveva dedicato gli ultimi anni della sua vita di preghiera e di penitenza alla conversione di Tis, un paese di miscredenti, ma neppure la vista di strane luci notturne che potevano far pensare alla compagnia di Silvestro nientemeno che con Dio, aveva saputo smuovere gli abitanti dalla loro indifferenza e dalle abitudini della loro inveterata vita malvagia.
Ma dopo la morte dell’eremita gli abitanti di Tis improvvisamente vedono aggirarsi fra le loro case un cane “brutto e sparuto” che osserva qua e là e sembra spiare gli abitanti del paese.
C’è da aspettarsi di tutto quando c’è di mezzo Dio, se ne sentono raccontare tante…”.
La gente insomma non si sente più tanto sicura della propria condotta malvagia, perché lo sguardo indagatore del cane Galeone richiama loro in qualche modo la presenza di Dio, cogliendoli a sorpresa silenziosamente nel bel mezzo delle loro malefatte.

Gli uomini non si sentono più soli, neppure quando sono in casa con porte sprangate. Tendono di continuo le orecchie: un fruscio sull'erba, di fuori: un cauto e soffice zampettare sui sassi della via, un latrato lontano. Buc buc buc, fa Galeone, un suono caratteristico. Non è rabbioso,né aspro, eppure attraversa l'intero paese.
« Be', non fa niente, forse ho sbagliato io i conti» dice
il sensale dopo avere litigato rabbiosamente con la
moglie per due soldi. «Insomma, per questa volta te la
voglio passar liscia. Alla prossima fili, però...» annuncia
il Frigimelica, quello della fornace, rinunciando di colpo
a licenziare il manovale. «Tutto sommato è una gran cara
donna... » conclude inaspettatamente, in contrasto con quanto
detto prima, la signora Biranze, in conversazione con
la maestra, a proposito della moglie del sindaco. Buc buc
buc fa il cane randagio, e può darsi che abbai a un altro
cane, a un'ombra, a una farfalla, o alla luna, non è però
escluso che abbai a ragion veduta, quasi che - attraverso
i muri, le strade, la campagna, gli sia giunta la cattiveria
umana. Nell'udire il rauco richiamo, gli ubriachi espulsi
dall'osteria rettificano la posizione.
Galeone compare inatteso nello sgabuzzino dove il ragionier
Federici sta scrivendo una lettera anonima per
avvertire il suo padrone, proprietario del pastificio, che
il contabile Rossi ha rapporti con elementi sovversivi,
"Ragioniere, che cosa stai scrivendo?" sembran dire i due
occhi mansueti. Il Federici gli indica bonariamente la porta.
«Su, bello, fuori, fuori!» e non osa profferire gli insulti
che gli nascono nel cuore. Poi sta con l'orecchio all'uscio
per assicurarsi che la bestia se ne sia andata. E poi, per
maggiore prudenza, butta la lettera nel fuoco.
Compare, assolutamente per caso, ai piedi della scala
di legno che porta all'appartamentino della bella sfrontata
Flora. È già notte alta ma i gradini scricchiolano sotto i
piedi di Guido, il giardiniere, padre di cinque figli. Due
occhi dunque brillano nel buio. « Ma non è qui, accidenti!»
esclama l'uomo a voce alta perché la bestia oda, quasi
sinceramente irritato dal malinteso. «Col buio ci si sbaglia
sempre... Non è questa la casa del notaio!» E ridiscende
a precipizio.
Oppure si ode il suo sommesso abbaiare, un dolce brontolio,
a guisa di rimprovero, mentre Pinin e il Gionfa,
penetrati nottetempo nel ripostiglio del cantiere, hanno
già messo mano su due biciclette. «Toni, c'è qualcuno
che viene» sussurra Pinin in assoluta malafede. «Mi è
parso anche a me» dice il Gionfa «meglio filare.» E scivolano
via senza nulla di fatto.
(…)
Quanto durerà la persecuzione? Il cane non se ne andrà
mai più? E se resta in paese, quanti anni potrà ancora
vivere? Oppure c'è il modo di toglierlo di mezzo?
Fatto è che, dopo secoli di negligenza, la chiesa parrocchiale
ricominciò a popolarsi. La domenica, a messa, vecchie
amiche si incontravano. Ciascuna aveva la sua scusa
pronta: «Sa che cosa le dico? Che con questo freddo
l'unico posto dove si sta ben riparati è la chiesa. Ha i muri
grossi, ecco la questione... il caldo che hanno immagazzinato
d'estate, lo buttano fuori adesso!». E un'altra: «Un
benedetto uomo qui il prevosto, don Tabià... Mi ha promesso
le sementi di tredescanzia giapponese, sa, quella
bella gialla?.. Ma non c'è verso... Se non mi faccio vedere
un po' in chiesa, lui duro, fa finta di essersi dimenticato...».
Un'altra ancora: «Capisce, signora Erminia? Voglio fare
un entredeux di pizzo come quello là, dell'altare del Sacro
Cuore. Portarmelo a casa da copiare non posso. Bisogna
che venga qui a studiarmelo...Eh non è mica semplice!».
Ascoltavano, sorridendo, le spiegazioni delle amiche, preoccupate
soltanto che la propria sembrasse abbastanza plausibile.
(…)
Sul sagrato intanto Galeone stava disteso al sole: sembrava si concedesse un meritato riposo. All’uscita dalla messa, senza muovere un pelo, sbirciava tutta quella gente: le donne sgusciavano dalla porta,allontanandosi chi da una parte chi dall’altra. Nessuna che lo degnasse di un’occhiata; ma finchè non avevano svoltato l’angolo si sentivano i suoi sguardi nella schiena come due punte di ferro
".

Le cose dunque cominciano a cambiare a causa della presenza del misterioso cane: la gente riconosce il piacere dell’amicizia e il vantaggio di rapporti liberi dalla menzogna e dalla sopraffazione; la messa domenicale torna ad essere frequentata.
E quando finalmente il cane viene trovato morto cosa fecero gli abitanti di Tis?

Respirarono? Si diedero alla pazza gioia? Quell'incomodo
pezzetto di Dio se n'era finalmente andato, è vero, ma
troppo tempo c'era ormai di mezzo. Come tornare indietro?
Come ricominciare da capo? In quegli anni i giovani
avevano già preso abitudini diverse. La messa della
domenica dopo tutto era uno svago. E anche le bestemmie,
chissà come, davano adesso un suono esagerato e falso. Si
era previsto insomma un gran sollievo e invece niente
.”

E quando alla fine decidono di seppellire Galeone accanto alla tomba dell’eremita, quale sorpresa li aspetta? Lo scheletro del vero cane giaceva ormai da tempo lì accanto, rivelando agli abitanti del paese che il cane che aveva cambiato le loro abitudini di vita era in realtà un cane qualsiasi.
Un segno misterioso ma reale delle presenza di Dio riconosciuto da tutti - sembra dire Buzzati - ha il potere di cambiare l’esistenza di tutto un popolo in un nuovo stile di vita che alla prova dell’esperienza saprà rivelarsi più umano, più conveniente, più ragionevole rispetto alle antiche abitudini...

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