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“Il Signore delle mosche” 5 – Il grande pianto di Ralph

Fonte:
CulturaCattolica.it

Jack frattanto, farà irruzione nella notte picchiando Piggy e strappandogli gli occhiali per accendere il fuoco.
Nell’ultimo tentativo di riaverli, Piggy alzerà ancora una volta la conchiglia e prenderà la parola davanti a tutti per far sentire le sue ragioni. “Ho questo da dire: vi comportate come un mucchio di bambini…Che cosa è meglio: essere una banda di negri dipinti come voi o essere ragionevoli come Ralph? - Tra i selvaggi si sollevò un gran clamore. Piggy gridò di nuovo: “Che cosa è meglio: avere delle leggi e andare d’accordo, o andare a caccia e uccidere?” – Di nuovo il clamore e di nuovo si udì il sibilo di un sasso. Ralph gridò con tutte le sue forze per superare il clamore:”Che cosa è meglio? La legge e la salvezza o la caccia e la barbarie?” (pagg. 212, 213)
Su di loro si addensa incessante e minacciosa una tempesta di clamori, una cantilena magica, carica di odio.
A picco sopra i ragazzi, Ruggero, il più pericoloso compagno di Jack, si butta ad un tratto, con tutta la sua forza, sulla leva collocata sotto un enorme masso. Pietre e terra si staccano dal suolo e se ne ode il rumore prima ancora di vedere l’informe massa rossa precipitare sui ragazzi. Mentre Ralph riesce a buttarsi a terra evitandola, Piggy ne viene colpito di striscio e senza nemmeno un gemito è spinto giù dalla roccia di fianco, roteando nel vuoto finché la roccia sporgente sul mare non ne arresta il volo.
...l’acqua ribollì sulla roccia, facendosi da bianca, rosea e quando si ritirò nuovamente, il corpo di Piggy non c’era più” (pagg. 213, 214).
In mille pezzi, con lui, si infrange anche la conchiglia.

Piggy è morto e, pazzo di terrore, Ralph fugge mentre un anello di ragazzi e di fuoco appiccato all’isola lo stringe precludendogli ogni via di scampo.
Gettatosi sulla sabbia rovente, senza più alcuna speranza di salvarsi, si trova davanti al berretto militare di un ufficiale. Questi ha visto il fumo salire dall’isola ed ora si informa dal ragazzo su ciò che è successo.
Che cosa avete fatto? Una specie di guerra?...Non avrete ammazzato nessuno, spero: ci sono dei morti?” egli chiede. “Solo due. E il mare li ha portati via” risponde Ralph.
L’ufficiale si china verso di lui e fissandolo chiede: “Due? Ammazzati?”
Ralph annuisce di nuovo, mentre l’isola alle sue spalle divampa e lentamente sbucano dalla macchia gli altri ragazzi e i bambini più piccoli, bruciati dal sole e con le pance gonfie.
”Chi è il capo, qui?” domanda l’ufficiale. “Io” risponde Ralph ad alta voce.
Jack si fa avanti con i resti del suo berretto nero e un paio di occhiali rotti infilati nella cintura, ma si ferma subito senza proferire alcuna parola.
“Avrei pensato - disse l’ufficiale - avrei pensato che un gruppo di ragazzi inglesi… Siete tutti inglesi, no?...sarebbero stati capaci di qualcosa di meglio…Voglio dire -... Ralph lo guardò senza parlare... gli sgorgarono le lacrime e fu scosso dai singhiozzi”
. (pag. 239)

Alla presenza di un salvatore, Ralph si abbandona al pianto e “a un grande spasimo di dolore che lo scuoteva tutto”, per la tragica esperienza vissuta e per la perdita degli amici.

Il pianto di questo adolescente è il potente messaggio del romanzo.
Golding non ha voluto scriverlo per mostrare tutta la malvagità di cui può essere capace un giovane (accusa che gli fu rivolta da una parte della critica), ma perché gli adulti non abdichino al proprio ruolo di educatori amorevoli e autorevoli, cedendo a false ideologie e negando le proprie responsabilità.
Infatti nella vita di un bambino e di un adolescente la funzione insostituibile, tipicamente paterna, dell’adulto, è fondamentale: sa custodire ed educare la libertà di chi gli è affidato, ne contiene le pulsioni e le passioni per indirizzarle al bene, comunica e trasmette il senso ultimo della vita e il suo rispetto.

Senza guida e senza riferimenti, Golding avverte, la vita è facile preda dell’istintività e del caos.

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