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“Il potere e la gloria” 5 – Un uomo in fuga, tra dolore e compito

Fonte:
CulturaCattolica.it

Tornando al protagonista, il battello che poteva portarlo oltre confine se ne era andato senza di lui ed ora era costretto a percorrere a piedi miglia e miglia, per non farsi trovare e fucilare.
Questo viaggio verso la salvezza non sarà lineare: fatto di percorsi e deviazioni, e soprattutto di ricordi del passato che riaffiorano alla mente e alla coscienza mortificandolo, perché era un prete indegno, peccatore, sensuale, alcolizzato e incapace di vera contrizione, privo di ogni possibilità di confessarsi e quindi di riscattarsi. “La sua vita quotidiana si era riempita di crepe, come una diga…Cinque anni prima aveva ceduto alla disperazione, il peccato imperdonabile, e adesso stava tornando sulla scena della sua disperazione con una curiosa leggerezza nel cuore. Era un cattivo prete, lo sapeva. La gente aveva un nomignolo per quelli come lui: preti spugna” (pag. 70)
La prima persona che gli offre un rifugio è la figlia del capitano della guarnigione, Coral, di 13 anni, con cui il prete si confida. “Preferirei che mi prendessero“ (egli afferma) “E tu non puoi - disse Coral con una certa logica - semplicemente costituirti?” “C’è il dolore. Scegliere il dolore così… non è possibile. Ed è mio dovere non farmi prendere. Vedi, il mio vescovo non è qui. Questa è la mia parrocchia”. Insiste la bambina… ”Naturalmente potresti… ripudiare… Ripudiare la tua fede, abiurare”. “E’ impossibile. Non c’è modo. Sono un prete. Non dipende da me” (pagg. 45, 46).
E per la seconda volta il protagonista afferma di non poter abiurare non per il suo coraggio, ma per quel Sacramento che è impresso nella sua carne, per l’appartenenza ad un Altro che egli riconosce, per il profondo amore per i peones, che rimarrebbero senza Messa e senza le confessioni fatte nella notte, con l’orecchio teso all’arrivo delle Camicie rosse.
Così riprende il cammino, in un paesaggio brullo, fatto di capanne di fango intrecciate con le canne di bambù, con paludi acquitrinose infestate da topi e zanzare.
Perché non ritornare al suo villaggio? Non importa sapere che proprio lì verranno a cercarlo. Se il ricordo e il rimorso per aver messo incinta una donna del villaggio sono intensi, ancora più forte è la consapevolezza che nessun altro prete da sei anni ha più visitato quei contadini miserevoli che egli ha lasciato e che ora sono abbandonati a sé stessi.
Gli si fa incontro, nell’ombra della sera, una donna, quella donna che egli ben conosceva e gli cede il suo letto sfidando l’arrivo delle guardie. Il prete si ferma e conosce la figlia concepita in una notte di disperazione, dopo la quale era fuggito con la vergogna per il peccato commesso e una ferita nella coscienza che non si sarebbe mai più rimarginata.
Ma nei personaggi di Greene, dalla consapevolezza della propria miseria e dal dolore scaturisce la luce dell’amore e della pietà. Il cristiano riconosce il suo peccato, ma non fugge dalla vita, non rinnega il compito al quale un Altro, Dio, lo chiama, nonostante le sue colpe.
Così, nel cuore delle tenebre, in piedi, alla fioca luce delle candele e con i contadini accovacciati per terra, il prete fuggiasco vuol celebrare la messa e parlare loro della gioia e del Paradiso. “L’odore di umanità non lavata galleggiava con quello della cera. Disse: ”Pregate di soffrire ancora, ancora, ancora. Non stancatevi mai di soffrire. La polizia che vi sorveglia, i soldati che vengono a riscuotere le tasse, i pestaggi dello jefe perché siete troppo poveri per pagare, il vaiolo e la malaria, la fame….tutto questo fa parte del Paradiso. Forse chissà senza queste sofferenze, non potreste godere così tanto il Paradiso: esso non sarebbe completo.” Proseguì caparbiamente: “Soprattutto ricordatevi questo: il Paradiso è qui” Le candele facevano fumo, e i fedeli continuavano a muoversi sulle ginocchia; di nuovo, prima che l’ansia ritornasse, gli sgorgò dentro un’assurda felicità: era come se gli fosse stato concesso di intravedere da fuori gli abitanti del Paradiso. Incominciò la consacrazione dell’ostia… ”Hoc est enim Corpus meum…”. Sentì il sibilo dei respiri fino allora trattenuti: per la prima volta dopo sei anni, Dio era presente con il Suo corpo” (pagg. 80, 81, 82)
I militari irrompono, ma non possono arrestarlo perché la donna e la bambina lo riconoscono come marito e padre.

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