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"Il Gattopardo" 8 - Donnafugata

Fonte:
CulturaCattolica.it

La II, III e IV Parte del romanzo si svolgono a Donnafugata, dove si trova le residenza estiva dei Salina (9).
Per raggiungerla, all’interno dell’isola, il Principe, la moglie, i figli, la servitù, Padre Pirrone e tutti i componenti del gruppo famigliare impiegano tre giorni di viaggio orrendo, per le strade irte di buche e zeppe di polvere, la calura inclemente, le fiumare integramente asciutte e i disperati dirupi scoscesi che saggine e ginestre non riuscivano a consolare. Mai un albero, mai una goccia d’acqua: sole e polverone.
(Anche il Narratore quando i Lampedusa si trasferivano a Santa Margherita fra Palermo, Marsala e Agrigento, impiegava dodici ore di viaggio). Durante il lungo percorso il principe ripensa a Palermo, dove, dopo i primi giorni di agitazione, tutto è già tornato come prima, ma riflette anche su quel viaggio interminabile d’agosto, metafora della sua vita, svoltasi dapprima per pianure ridenti e sfociata infine in interminabili ondulazioni di un solo colore, deserte come la disperazione.
L’aridità del paesaggio desolato scava nel cuore del personaggio e la sua riflessione investe presente e futuro, la sua esistenza, come quella della sua isola, e il giudizio corrosivo del principe Fabrizio incide su ogni personaggio ed evento, anche sui paesaggi e sugli oggetti, è il segno di un disinganno assoluto, senza speranza, di una sfiducia totale nella storia, e allude altresì al dramma di un'intelligenza che per troppa comprensione ha corroso la possibilità stessa di agire per modificare una vicenda che gli è tanto chiara in ogni più riposta ragione, in ogni premessa, in ogni conseguenza futura, da non avere più alcun interesse di partecipazione, da non consentire alcuna ambizione.(10)

Il soggiorno a Donnafugata ci dà uno spaccato dell’autorità esercitata dalle famiglie feudali nobili e del rispetto loro attribuito all’epoca dagli abitanti e contadini delle loro tenute.
Ogni persona, attività, frutto della terra e cacciagione è legato e dipendente dai Salina, anche se i contabili rubano e i prodotti portati al palazzo sono in parte trafugati e la fedeltà conclamata viene ogni giorno tradita.

Fabrizio sa tutto questo e al suo arrivo, accolto dal suono delle campane e dal canto di Noi siamo zingarelle, dopo aver presenziato al Te Deum nella Chiesa Madre, rivolge alle autorità presenti l’invito ad una grande cena nella residenza di casa Salina, aperta nel corso della serata a tutti gli amici.
Il principe che aveva trovato il paese immutato venne invece trovato molto mutato, lui che mai prima avrebbe adoperato parole tanto cordiali; e da quel momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio. (11)
L’evento straordinario mobilita le autorità del paese compreso il sindaco don Calogero Sedara, un ometto di poco valore e nessuna nobiltà che però aveva accumulato con rapacità e scaltrezza un patrimonio immenso.

Alla cena in casa Salina egli si presenta con la bella figlia Angelica e la prima impressione fu di abbagliata sorpresa, per l’incarnato luminoso della giovane, per i capelli color di notte avvolti in soavi ondulazioni, gli occhi verdi, l’ampia gonna bianca e il procedere pacato di chi è sicuro della propria bellezza.
Angelica colpirà al cuore non solo il Gattopardo, da sempre ammiratore della grazie femminili ma soprattutto Tancredi.
La cena supera ogni aspettativa: babelici pasticcini in crosta circondati da fegatini di pollo, ovetti duri, filettature di prosciutto, di pollo e di tartufi, impigliate nella massa untuosa caldissima di maccheroncini corti, irrompono sulla tavola suscitando nei presenti fremiti di godimento e di incondizionata approvazione.
(Tutti avevano temuto in cuor loro la somministrazione del potage brodoso e insulso previsto dalle regole dell’alta cucina)
Tancredi non ha occhi se non per la nuova venuta, ignorando l’amore segreto per lui nutrito da Concetta, la figlia maggiore di Don Fabrizio.
Ben presto inizierà a corteggiare assiduamente la giovane figlia del sindaco Sedara, per chiederla poco dopo in sposa.

I tempi sono irrimediabilmente cambiati: mai in passato un nobile avrebbe chiesto la mano di una borghese, ma anche il principe approverà queste nozze: Tancredi ha dalla sua l’intelligenza, l’ironia, la nobiltà, il dono di farsi amare da tutti e di accedere ad ogni porta di nobili, politici, ricchi borghesi. Appartiene già alla nuova classe che in Italia si viene affermando, ma non ha patrimonio. Angelica non è nobile ma è bella, e possiede beni e denaro.
Come futura sposa sarà presentata ufficialmente al grande ballo in casa Ponteleone, rimasto memorabile per le bellissime scene di Visconti nel film omonimo e pagina fondamentale del romanzo.

NOTE
9) Donnafugata è una città di fantasia che comprende luoghi geograficamente esistenti e riconoscibili. Secondo le indicazioni contenute in una lettera che Giuseppe Tomasi scrisse al Barone Enrico Merlo di Tagliavia "Donnafugata come paese è Palma; come palazzo è Santa Margherita".
10) Giorgio Barberi Squarotti, Poesia e narrativa del secondo Novecento, pagg. 279-283, Mursia, 1961.
11) Il Gattopardo, pag. 79.

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