"Il Gattopardo" 7 - Don Fabrizio e le stelle
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Soltanto il cielo contemplato nel salone dell’osservatorio dove troneggiavano due potenti telescopi e tre cannocchiali poteva placare l’animo tormentato del Principe. Questa figura imponente e solitaria, angustiata per il dramma storico vissuto dalla sua terra, amava allontanarsi dalla realtà contingente che lo portava a riflessioni amare, per ammirare dal suo rifugio nelle alte stanze del palazzo, terra, mare e cielo nella loro bellezza immobile.
Aprì una delle finestre della torretta. Il paesaggio ostentava tutte le proprie bellezze. Sotto il lievito del forte sole ogni cosa sembrava priva di peso: il mare sullo sfondo era una macchia di puro colore, le montagne, che la notte erano parse temibili, piene di agguati, sembravano ammassi di puro vapore sul punto di dissolversi…Sostenuti, guidati, sembrava, dai numeri, invisibili in quelle ore, ma presenti, gli astri rigavano l’etere con le loro traiettorie esatte. Fedeli agli appuntamenti, le comete si erano avvezze a presentarsi puntuali fino al minuto secondo dinanzi a chi le osservasse. Ed esse non erano messaggere di catastrofi come Stella credeva: la loro apparizione prevista era anzi il trionfo della ragione che si proiettava e prendeva parte alla sublime normalità dei cieli. (pagg.58, 60)
In quell’ordine superiore, in quelle visioni il protagonista del romanzo (e come lui anche il Narratore, appassionato studioso degli astri) trova la composizione alle contraddizioni terrene e cerca la risposta, l’appagamento alle sue domande, l’appagamento alla sua sete di bellezza e di verità.
Nessuna fiducia è riposta nelle meravigliose sorti e progressive irrise dal Leopardi nella Ginestra, qui citate dal Tomasi, a conferma della sicura conoscenza che l’Autore aveva del poeta recanatese, e della profonda affinità fra il sentire del poeta e il suo.
Ma sulle suggestioni leopardiane presenti nel romanzo si avrà modo di tornare, notando fin d’ora che là dove un uomo, indipendentemente dal tempo e dal luogo in cui vive, non si lascia definire dalle circostanze negative e avverse, non può abdicare alla propria ragione per conformarsi alla mentalità comune e rinunciare ad indagare i reconditi enigmi della condizione umana, cercandone la risposta.