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"Il Gattopardo" 2 - La storia del dattiloscritto e il successo del romanzo

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il dattiloscritto Il Gattopardo era stato presentato da Giuseppe Tomasi di Lampedusa (1) alle case Editrici Mondadori ed Einaudi nel 1957, ed entrambe ne avevano rifiutato la pubblicazione (con lettera personale di Elio Vittorini, la seconda).
Venne pubblicato un anno dopo la morte dell’Autore, nel 1958, per iniziativa di Giorgio Bassani editor della Feltrinelli e rivisto successivamente (confrontando bozze ed integrazioni) per l’edizione del 1969 che è quella definitiva.
Il romanzo Il Gattopardo è attualmente considerato un classico della nostra cultura, citato in tutte le Storie della Letteratura del Novecento.
Nel 1959 ricevette il Premio Strega; nel 1963 Luchino Visconti lo tradusse in un film omonimo, e nel 1967 il romanzo divenne anche un’opera musicale (musica di Angelo Musco, libretto di Luigi Squarzina).
Vargas Llosa (premio Nobel per la letteratura nel 2010) ne ha parlato come di un capolavoro. (2)

I MOTIVI DEL RIFIUTO
Può essere interessante chiedersi quali siano stati i motivi del rifiuto dell’opera da parte delle Case editrici, delle numerose critiche negative rivolte a questo testo dopo la sua pubblicazione, e quali le ragioni che spiegano il grande valore letterario attualmente attribuitogli.

IL CLIMA DEL DOPOGUERRA
Nei dieci anni successivi alla fine della guerra, in campo artistico e letterario dominava la volontà di impegno morale, politico e culturale e il rifiuto delle narrative “malate e decadenti” del primo Novecento.
L’arte doveva documentare la realtà, con la guerra e la dolente situazione delle classi più povere, del Sud in particolare, per cercare assieme nuove soluzioni politiche e sociali. (3)

IL TESTO di Tomasi negli anni ’55/56
Il Gattopardo non rientrava in nessuno dei due generi e risultava pertanto estraneo alla cultura dominante. Era scritto da un Autore sconosciuto, alla sua prima opera, non rievocava avvenimenti contemporanei, ma lo sbarco dei Garibaldini in Sicilia nel 1860, e le riflessioni del suo Autore apparivano pessimiste, decadenti e reazionarie.

VERSO LA FINE DEGLI ANNI ’50
Un nuovo clima culturale e letterario si respirava in Italia e il libro di Tomasi ottenne un grande successo per contenuto e stile, e noi oggi lo consideriamo l’opera che ha spalancato a nuovi orizzonti la cultura letteraria del ’900, segnando l’inizio della crisi del Neorealismo, ormai inadeguato a svolgere tematiche più complesse centrate sulla dimensione della coscienza e della memoria (Cassola e Bassani sono i rappresentanti del nuovo filone narrativo).

NOTE
1) Per la vita e l’opera dell’Autore: Salvatore Savoia, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ed. Flaccovio, collana I Siciliani, Palermo 2010.
2) Vargas Llosa, La verità delle menzogne, Rizzoli, Milano, 1992.
3) Di quel periodo sono i romanzi: Uomini e no di Vittorini, del ’45, Il compagno di Pavese del ’47, Se questo è un uomo di Levi del ’47, L’Agnese va a morire della Viganò del ’49, Fontamara di Silone del ’33, L’oro di Napoli di Marotta del ’47, Le terre del Sacramento di Jovine del ’50.

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