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Giuseppe Ungaretti, un grande dimenticato 2 - Il "segreto"

Fonte:
CulturaCattolica.it

Vale la pena di sottolineare subito e di approfondire la parola SEGRETO che il poeta sente fortemente la responsabilità di indagare per tutti.
Usiamo ancora le sue parole:

“Mi gettai su Mallarmé, lo lessi con passione ed, è probabile, alla lettera non lo dovevo capire; ma conta poco capire alla lettera la poesia: la sentivo. Mi seduceva con la musica delle sue parole, con il SEGRETO, quel SEGRETO che mi è tutt’oggi SEGRETO.
…Prima di tutto la POESIA, se c’è, seduce mediante la MUSICA dei suoi vocaboli, mediante un SEGRETO”. (Ibidem, p.506)

In Mallarmé, fin dai tempi dei suoi studi liceali ad Alessandria d’Egitto, lo colpiva e lo affascinava la poetica dei significanti (il valore fonico del vocabolo che Ungaretti stesso poi enfatizzava nella lettura delle sue poesie), oltre all’uso audace dell’analogia, al naufragio della parola nel bianco della pagina, al rapporto parola/silenzio…

Ma cos’è questo SEGRETO?
Ci aiuta il titolo di una poesia che diede poi il titolo anche alla prima raccolta uscita nel 1916 in piena guerra mondiale:

IL PORTO SEPOLTO
Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta
quel nulla
d'inesauribile segreto
Mariano, il 29 giugno 1916

Questo porto sepolto diventa dunque la metafora del SEGRETO celato SOTTO le apparenze della realtà.
Il poeta ha quindi la funzione di portare alla luce frammenti di questa realtà misteriosa.
Il viaggio del poeta verso la profondità delle cose, aldilà della loro apparenza fenomenica, alla ricerca di una verità più profonda fu origine di inquietudine quando non di angoscia profonda in Ungaretti.

Il poeta è dunque colui che si tuffa, si immerge nella realtà (cfr. il palombaro di Corrado Govoni; Una stagione all’inferno, di Rimbaud; Le memorie del sottosuolo di Dostoevskij,…).

Il CANTO del POETA è dunque un’eco lontana di quell’inesauribile SEGRETO.

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