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"Elena" 4 - La vita della protagonista e ciò che impariamo dai Santi

Fonte:
CulturaCattolica.it

Così passano i giorni e gli anni per questi protagonisti di eventi storici foschi, segnati da sanguinosi intrighi di corte, congiure, uccisioni tanto feroci quanto preannunciate. La vita di Elena scorre parallela ai drammatici eventi del suo tempo: si evolve naturalmente dalla giovinezza alla maturità nell’accettazione degli spostamenti di regione in regione che il suo ruolo non tanto di moglie di Cloro, quanto di madre di Costantino, militante nell’esercito imperiale, le impone.
E l’Autore nel procedere del racconto dipana la storia di una donna che mantiene inalterate col passare degli anni la freschezza interiore, l’amore alla verità, la serietà e la moralità. Sarà la sua silenziosa e disponibile accettazione degli eventi della vita a prepararla alla realizzazione di un compito riservato a lei sola nella storia.

Negli intervalli dei suoi viaggi E. Waugh aveva lavorato in modo intermittente al romanzo dedicato a colei che aveva ritrovato i luoghi sacri e scoperto la santa Croce e in un’intervista alla BBC, rilasciata nel 1952 spiegò con queste parole il suo interesse per la vita della santa :

Quello che possiamo imparare dai santi è qualcosa sul modo con cui Dio opera. Egli vuole una cosa diversa da ciascuno di noi, faticosa e agevole, straordinaria o completamente normale, ma qualcosa che solo noi possiamo fare e per la quale ognuno di noi è stato creato.

Volendo con ciò affermare che il Signore sceglie i suoi collaboratori per quello che essi celano nella semplicità e profondità del loro cuore e non per ciò che può essere visibile ed eccezionale agli occhi degli uomini e dà a ciascuno di essi un compito personale ed unico da realizzare.
Questa è la tesi del romanzo e per questo aveva dedicato il suo scritto ad Elena.

Dopo un viaggio a Gerusalemme, l’Autore avrà modo di convincersi ulteriormente del valore della sua opera e affermerà che il romanzo "Elena" era stato sicuramente il testo migliore che avesse mai scritto in vita sua. (5)

Su richiesta di Costantino, affermatosi per le sue doti militari e strategiche nei territori occidentali dell’Impero, Elena lascia la Dalmazia per seguirlo a Tréviri dove la Madre dell’imperatore viene riabilitata dopo il ripudio e insignita del titolo di Augusta e dove un dono particolare la aspetta. A corte infatti Costantino ha chiamato nel 317, come educatore del figlio Crispo, lo scrittore Lattanzio, cristiano (sfuggito alle persecuzioni di Diocleziano del 303) che svolgerà un ruolo fondamentale nella vita della protagonista del racconto. (6)
Con lui Elena si intrattiene a lungo interrogandolo sugli dei pagani, sui vuoti contenuti sbandierati dai sapienti di corte, e lo scrittore le risponde e le parla anche del Cristianesimo di cui Elena sapeva fino a quel momento ben poco.

-Dimmi un po’ Lattanzio. Questo vostro Dio, se ti domandassi quando e dove lo si è potuto vedere, cosa mi diresti?
-Direi che come uomo è morto 278 anni fa nella città oggi chiamata Elio Capitolina in Palestina.
-Come lo sai?
-Abbiamo i resoconti scritti da testimoni. Inoltre c’è la memoria viva della chiesa. Ci sono notizie tramandate di padre in figlio, luoghi invisibili segnati dalla memoria: la grotta dove nacque, la tomba in cui fu deposto il Suo corpo, il sepolcro di Pietro. Un giorno tutte queste cose verranno alla luce del sole. Per ora sono un segreto…..
-Nessuno lo vede da quasi 300 anni?
-Qualcuno l’ha visto. I martiri lo vedono ora.

Ma la sete di conoscenza della protagonista non sembra ancora trovare risposte esaurienti.

NOTE
5. L’altro romanzo che si occupa della conversione e dell’opera della Grazia nella vita dell’uomo è Brideshead Revisited, Le memorie sacre e profane del Capitano Charles Ryder pubblicato nel 1945.
6. Lucio Lattanzio (Africa, 250 circa – Gallie, 327 circa) è stato uno scrittore, retore e apologeta romano, di fede cristiana, fra i più celebri del suo tempo. Scrisse De mortibus persecutorum.

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