Il pensiero di Chesterton - La ragione 2 – La reciproca accusa di non essere razionali

Se sia Chesterton che i suoi avversari si richiamavano al valore supremo della ragione, accusandosi a vicenda di non essere razionali, (Chesterton affermando che le teorie avversarie concludevano al fallimento della ragione, gli avversari accusandolo di rifugiarsi in un elemento non razionale come la fede), è evidente che qualcosa in questa contrapposizione non torna.
Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Il motivo della sua polemica con la modernità, che ha inaugurato il proprio tempo con l'esaltazione della Dea Ragione e che si è riconosciuta nella morte di Dio, è che essa si è trovata a fare i conti invece con la morte della ragione.
La grande tradizione intellettuale che ci giunge da Pitagora e Platone non fu mai interrotta o dispersa da inezie come il sacco di Roma, il trionfo di Attila o tutte le invasioni barbariche dei secoli Bui. Fu solo persa dopo l'introduzione della stampa, la scoperta dell'America, la fondazione della Royal Society e tutto l'illuminismo del Rinascimento e del mondo moderno. Fu allora, se mai, che fu persa o impazientemente spezzata la lunga e sottile vena che veniva dai tempi remoti, la vena di un insolito passatempo umano, l'abitudine alla riflessione”. (GKC, Tommaso d’Aquino, pag. 68)
La salvaguardia di questa abitudine e della sua possibilità è il motivo conduttore di tutta la polemica che abbiamo preso in esame, come pure del suo avvicinamento alla Cosa (“The Thing”, letteralmente "La Cosa" è il titolo inglese di “La Chiesa viva”), alla fino ad allora sconosciuta Chiesa cattolica.
Non che io cominciassi a credere in cose superiori al normale. Si trattava piuttosto del fatto che i miscredenti cominciavano a non credere neppure nelle cose normali. Erano i laicisti che mi trascinavano verso un’etica teologica distruggendo essi stessi ogni sana possibilità di etica laica”. (GKC, Autobiografia, pag. 181)

E, graffiante, davanti allo sconcerto destato da queste sue prese di posizione a favore della Chiesa cosi screditata negli ambienti alla moda aggiungeva, riferendosi a George Moore:

La sua esposizione delle ragioni che lo determinarono a lasciare la Chiesa Cattolica è forse la più convincente apologia del cattolicesimo che sia stata scritta negli ultimi anni”. (GKC, Eretici, pag. 101)
Ribadiamo dunque che l'importanza che Chesterton attribuisce al valore della ragione è la chiave tanto della sua polemica coi contemporanei che della sua ricerca e del definitivo approdo al cattolicesimo.

Chesterton, come Bergson, capì il cattolicesimo perché fece sempre uso, un uso spregiudicato, della sua ragione”. (Igino Giordani, Il cammino di Chesterton, ne"L'Eco di Bergamo", 6 febbraio 1954)

II compito che l'antropologia chestertoniana si pone è innanzitutto la salvaguardia del valore cognitivo della ragione; ma se dunque sia lui che i suoi avversari si richiamavano al valore supremo della ragione, accusandosi a vicenda di non essere razionali, (Chesterton affermando che le teorie avversarie concludevano al fallimento della ragione, gli avversari accusandolo di rifugiarsi in un elemento non razionale come la fede), è evidente che qualcosa in questa contrapposizione non torna. Occorre chiedersi realmente da che parte sta la ragione in questa diatriba. Chesterton risponde: dalla parte del misticismo. Se il misticismo è un abdicare alla ragione, allora avranno ragione i suoi avversari. Indaghiamo perciò che cosa Chesterton intenda dicendo misticismo e soprattutto cosa intenda usando il termine ragione; questo infatti è il nodo della sua polemica con la modernità e assai più profondamente, il punto cruciale della sua antropologia.