Il pensiero di Chesterton - L'uomo cristiano 10 - Il Male nasce dalla libertà
Con il racconto della Caduta nell'Eden il cristianesimo prende atto dell'esistenza del male e sebbene esso rimanga in qualche misura incomprensibile, il racconto dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere. La dottrina della Caduta infatti non solo giustifica la realtà del male ma ne determina la natura, ne segue il contorno e ne indica il rimedio.- Autore:
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La dottrina cristiana rende conto, attraverso il racconto del primo peccato nel giardino dell'Eden, della presenza di quel segreto tradimento del male che attraversa l'universo. Questo racconto non spiega, in realtà, nulla, se per spiegazione intendiamo una completa chiarificazione intellettuale. Tuttavia con questo racconto il cristianesimo prende atto dell'esistenza del male e sebbene esso rimanga in qualche misura incomprensibile, il racconto dice all'uomo tutto ciò che egli ha bisogno di sapere. La dottrina della Caduta infatti non solo giustifica la realtà del male ma ne determina la natura, ne segue il contorno e ne indica il rimedio.
Ne indica la natura facendone la conseguenza incancellabile di un atto volontario. Questo separa ancora una volta il male dalla natura delle cose e rende perciò conto dell'istintiva fiducia che l'uomo sano ha nella realtà delle cose e nella bontà dell'esistenza.
Ribadisce ciò che anche la dottrina della creazione affermava con forza: che il male non coincide con la finitezza, anche se la finitezza ne è ultimamente la condizione. Il male non ha a che fare con la consistenza ultima delle cose, che in quanto esistono sono buone. Il limite delle cose, il loro essere soltanto sé stesse è la loro natura propria che non può essere oltrepassata in qualche cosa di più e di oltre, senza che ciò implichi la loro distruzione nel cattivo infinito di Lord Ivywood.
Non esistono cose cattive ma solo un uso cattivo delle cose, o se volete non vi sono cose cattive, ma cattivi pensieri; e soprattutto cattive intenzioni. Soltanto i calvinisti possono realmente credere che l'inferno sia lastricato di buone intenzioni. Perché è esattamente l'unica cosa con cui non può essere lastricato.
Ma è possibile avere cattive intenzioni sulle cose buone, e le cose buone, come il mondo e la carne, sono state alterate da una cattiva intenzione chiamata il diavolo. Ma egli non può creare cose cattive, esse rimangono come nel primo giorno della creazione. L'opera del cielo soltanto fu materiale; la creazione di un mondo materiale. L'opera dell'inferno è tutta spirituale. (GKC, San Tommaso, pag. 90)
Affermando la natura spirituale del male, il suo essere frutto di una intenzione o volontà malvagia, la dottrina cattolica sul peccato originale ribadisce vieppiù la dignità della natura umana. Attribuisce infatti una importanza veramente capitale alla libera volontà dell'uomo e alla ragione che la guida, mettendo alla sua mercé l'opera stessa della creazione e ancor più rendendo incancellabile il male che la attraversa in quanto conseguenza di un atto volontario che come tale non può essere annullato. Ogni altra dottrina escogitata dall'uomo
insegna che la natura è un male; o che almeno il male è radicato nella natura. II punto essenziale è che come il male ha le sue origini nella natura, cosi vi ha anche i suoi diritti. II male ha lo stesso diritto di esistere che ha il bene. Come già ho affermato, questa opinione prese molte forme. Talora fu un dualismo, che innalzò il male alla stessa altezza del bene; in modo tale che nessuno dei due potesse essere definito un usurpatore. Più spesso si diffuse l'idea generale secondo la quale i demoni avevano creato il mondo materiale e, se pure esistevano spiriti buoni, essi si interessavano solo del mondo sovrannaturale.
Più tardi, anche, prese la forma del calvinismo, che sosteneva che Dio aveva creato il mondo, ma in un certo senso aveva creato il male cosi come il bene; aveva cioè creato un volere maligno cosi oltre che un mondo maligno. Secondo tale idea, se un uomo sceglie d'essere un dannato in vita, non è in contrasto con la volontà di Dio, ma anzi la compie. (GKC, San Tommaso, pagg. 89-90)