Il pensiero di Chesterton - Il Natale 2 - I pastori
La presenza reale del Dio incarnato non rende sacro solo qualche tempo o luogo. Tutto il tempo e lo spazio sono ora sacri perché abitati, realmente abitati, dalla divinità. Il Dio fatto uomo porta in sé il significato di tutto; nulla è ora escluso dalla ierofania. L'attesa che si esprimeva nel mito è soddisfatta al di là di ogni possibile immaginazione, da qualcosa che non è una immaginazione.- Autore:
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a) I pastori, ovvero la mitologia.
Arcadia e l'Olimpo sono presenti sul luogo dei fatti, per il tramite dei pastori
Uomini del popolo, come i pastori, uomini della tradizione popolare, sono stati sempre i fattori delle mitologie. [...] Essi avevano capito meglio di tutti che l'anima di un paesaggio è una leggenda, e l'anima di una leggenda è una persona.(GKC, L’uomo eterno, pag. 191)
Nell'ora in cui la mitologia si disfaceva sotto le spinte distruttive di un erotismo fine a sé stesso e di un razionalismo incipiente, i pastori scoprirono ciò che avevano sempre cercato.
Il luogo che i pastori trovarono non era un'accademia o una repubblica astratta; non era un luogo di miti allegorizzati o disseccati o spiegati; era un luogo di sogni avverati. Da allora, nessuna mitologia è stata piú inventata nel mondo. La mitologia è una ricerca.(Id. Ibid. pag. 192)
Il Natale soddisfa pienamente le esigenze che erano la stoffa stessa e la sorgente della mitologia; ma le soddisfa con qualcosa di completamente diverso da un mito. Il racconto del Natale è un racconto, come un mito è un racconto, vale a dire che entrambi non sono una teoria. Ma il Natale è un racconto vero. Per usare ancora il paragone già introdotto, la mitologia è rispetto alla filosofia come un quadro rispetto ad uno schema. Ma il Natale è rispetto alla mitologia come il paesaggio rispetto al quadro. Per questo, nel soddisfare le esigenze che erano della mitologia, l'annuncio cristiano la elimina. Non ci può essere il sogno e l’immaginosa aspettativa quando è presente la realtà che si stava aspettando.
Contemporaneamente il racconto del Natale è una sorta di rivincita della mitologia rispetto alla filosofia;
mostra che essa aveva compreso qualcosa che la filosofia per sua natura non arrivava a cogliere
Il popolino aveva sbagliato in tanti casi, ma non aveva sbagliato nel credere che le cose sacre possono avere un ricettacolo e che la divinità non disdegna necessariamente i limiti del tempo e dello spazio.(Id. Ibid. Pag. 192)
La presenza reale del Dio incarnato non rende sacro solo qualche tempo o luogo. Tutto il tempo e lo spazio sono ora sacri perché abitati, realmente abitati, dalla divinità. Il Dio fatto uomo porta in sé il significato di tutto; nulla è ora escluso dalla ierofania. L'attesa che si esprimeva nel mito è soddisfatta al di là di ogni possibile immaginazione, da qualcosa che non è una immaginazione.