Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo 1 - La fortunata saga di Rick Riordan

Autore:
Platania, Marzia
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Rick Riordan è l’autore di questa fortunata saga fantasy, sbarcata anche al cinema con i primi due episodi “Percy Jackson e il ladro di fulmini” e “Percy Jackson e il mare dei mostri”. In quanto ai libri, la prima saga (Percy Jackson e gli dèi dell’Olimpo) ne ha richiesti cinque, la seconda (Percy Jackson e gli eroi dell’Olimpo) è in via di apparizione in Italia e dovrebbe essere composta anch’essa di cinque libri; per ora ne sono usciti due, il terzo è atteso per aprile 2014. Vi è anche un’altra serie ambientata in Egitto, passibile di contaminazioni con le altre due.
Ogni autore fantasy è autore innanzitutto di un “mondo secondario”, per usare la terminologia di Tolkien. Il mondo secondario è, in un modo o nell’altro, un “doppio” del nostro mondo, che serve nel caso della letteratura puramente commerciale, ad “evadere” dal nostro, nel caso della letteratura più o meno tout court ad analizzare il nostro, togliendo gli elementi non essenziali, o creando una distanza che metta a fuoco i problemi.

Riordan non inventa un mondo secondario, lo ripesca. Immagina cioè che gli antichi dèi greco/romani non fossero favole, ma forze realmente esistenti. Non dèi nel senso cristiano del termine, ma personificazioni di energie naturali, e anche quintessenze di una civiltà. Come essenza della civiltà occidentale gli dèi non sono spariti, né possono sparire finché essa dura. Semplicemente si spostano insieme al fulcro della civiltà: dalla Grecia a Roma, poi in Germania, o Francia o Spagna o Gran Bretagna, laddove più batteva, nelle diverse epoche storiche, il cuore della civiltà occidentale. Oggigiorno quindi dove potrebbe essere l’Olimpo, se non in cima all’Empire State Building? (per qualche strano motivo, gli americani snobbano sempre la loro capitale a favore di New York!)
Certo, questo pone qualche problema di convivenza. Cosa ne facciamo del Dio cristiano, l’altra grande corrente all’origine della civiltà occidentale? Riordan glissa elegantemente: quando il protagonista, insieme a noi, viene a sapere dell’esistenza degli dèi, ovviamente equivoca:
“- Aspetti un momento – dissi a Chitone – Mi sta dicendo che Dio esiste?
- Beh, ecco – fece lui – Dio, con la lettera maiuscola, è tutta un’altra cosa. Non entriamo nel metafisico
”.

È comunque difficile restare fuori dal metafisico: si potrebbe pensare che Dio sia sopra agli dèi, ma dal momento che l’aldilà è poi descritto come da mitologia greca, spazio per il Dio con la maiuscola ne resta davvero poco. D’altra parte però le regole del mondo secondario sono proprio la parte da cui si può astrarre senza problema. Nessun lettore di Harry Potter (esclusi forse i recensori di Famiglia cristiana) ha mai pensato di poter aprire le porte dicendo “alohomora” o di poter far volare un’automobile. Tutti i lettori di Twilight comprendono che uomo, vampiro o licantropo che tu sia, amore non è dire “io sto bene con te” ma dire all’amato “tu non puoi morire”. La verità di un fantasy non è nella cornice fantasy, è in ciò che dice sull’umano.
Il nostro autore ci invita poi lui stesso a prenderlo poco sul serio, demitizzando la sua “divina” cornice: i titoli dei capitoli sono assolutamente esilaranti “Gioco a pinnacolo con un cavallo; Accettiamo il consiglio di un barboncino; Ho la peggiore riunione di famiglia della storia; Mi odiano tutti tranne il cavallo; Incontriamo il drago dell’alitosi eterna; Ricevo un nuovo nemico per Natale” solo per fare qualche esempio. Ogniqualvolta Riordan introduce un personaggio mitico, o lo stile si alza verso l’epopea, un contrappunto ironico ci riporta alla consapevolezza del gioco: così quando appare l’invincibile leone Nemeo, grosso come un pick up e dal ruggito così forte da sembrare l’accensione di un motore d’astronave, un bimbo squittisce deliziato: “Micio!”; la terribile Cariddi è un enorme mostro tutto bocca “con le labbra mollicce e i denti verdi di muschio e grossi come scialuppe. Ma la cosa peggiore era che i denti avevano l’apparecchio”. Circe dirige un centro benessere su un’isola tropicale e trasforma gli uomini in porcellini d’India, perché “gli uomini sono dei maiali” ma i maiali puzzavano troppo ed erano troppo ingombranti, mentre i porcellini d’India sono molto più comodi. I fauni assomigliano a capre e come le capre mangiano anche la carta … ma per sottolineare ironicamente il paragone, i fauni mangiano anche le lattine d’alluminio! Insomma tra avventure, combattimenti, citazioni mitiche e costante ironia il divertimento è assicurato. Pur consapevoli che la saga non è probabilmente di quelle destinate a varcare l’abisso dei secoli insieme a Shakespeare, Dostoevskij e Tolkien, riteniamo però che offra degli spunti interessanti per gli educatori.