Piccolo dossier sul consumismo 8 - L’“antidoto”
Che cosa può vincere un “nemico” così insinuante e concreto, pur nella sua inconsistenza?Un oggetto, tanti oggetti inutili a caro prezzo?
Solo una cosa materiale e concreta, ma più “reale” e consistente
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Per quanto riguarda una proposta positiva, se Pasolini rimpiange le vecchie culture popolari che costituivano l’Italia (la cultura contadina e operaia, quella comunista e cattolica), Fromm contrappone al concetto di “avere” quello di “essere”, che identifica con una improbabile “religione universale”, una specie di cristianesimo senza Cristo, una religione dell’uomo, capace di costruire una nuova scienza e una nuova economia al servizio di tutti: un’utopia che non solo non si è realizzata, ma che non si realizzerà mai.
Più realistica la proposta di Pennac nel suo libro “Diario di scuola”, dove affida il recupero dei ragazzi difficili e non, a veri maestri, insegnanti che sappiano appassionare gli studenti alla realtà e siano capaci di costruire un rapporto umano con loro.
Che cosa può vincere un “nemico” così insinuante e concreto, pur nella sua inconsistenza?
Un oggetto, tanti oggetti inutili a caro prezzo?
Solo una cosa materiale e concreta, ma più “reale” e consistente: una soddisfazione più grande, un grande amore, persino un grande dolore...
Si capisce qui la genialità della compagnia della Chiesa, che ci ha parlato di un Cristo vivente qui ed ora, non di un Cristo astratto, di una risposta concreta e presente alla nostra domanda di infinito, domanda inestinguibile, se non “riposiamo in Lui”, come dice S. Agostino nelle “Confessioni”.
Per combattere e vincere un’intera società basata su questo, occorre non essere soli ed essere educati continuamente ad altro, a qualcosa di più grande, di infinito.
Solo così nasce (a poco a poco) la libertà nel possesso delle cose e la moderazione nell’uso di esse; solo così si impara ad utilizzare solo ciò che serve veramente.
Un grande fattore di questa educazione - non facile, perché la tentazione è continua - è la carità: condividere con chi ha più bisogno di noi, educarci a questa mentalità: lo sguardo aperto al mondo e alla singola persona che ha bisogno di noi.
Comunque l’importante è non accontentarci di “quello che offre il convento”, perché, come dice Fromm, “Viviamo in un mondo di ‘piaceri senza gioia’”( E. Fromm, “Avere o essere?”, pag. 154), ma ciò che veramente desideriamo è la felicità.
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