L’ora di lezione: un’epifania del cuore 7 – Come una torcia sul sentiero
Il giudizio è come la torcia che illumina il sentiero, la “finestra” che viene spalancata sulla porta di fondo della stanza buia: una torcia che il docente fornisce pazientemente e discretamente al ragazzo, ogni ora di lezione, affinché lui diventi un attore vivo e curioso, vero protagonista del suo apprendimento.- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
13) Così ciò che si apprende diventa la possibilità di un approccio sistematico a tutti i fattori della realtà, diventa un percorso conoscitivo critico. Il giudizio è come la torcia che illumina il sentiero, la “finestra” che viene spalancata sulla porta di fondo della stanza buia: una torcia che il docente fornisce pazientemente e discretamente al ragazzo, ogni ora di lezione, affinché lui diventi un attore vivo e curioso, vero protagonista del suo apprendimento.
14) Se si verifica “l’epifania del cuore” sia nel docente che nell’alunno, se il bene, il bello, il vero, il giusto emergono dall’incontro di una compagnia docente con la persona dei discepoli, allora accade che si possono creare le condizioni, perché il senso religioso che ha “attraversato” l’insegnamento della disciplina, si faccia esperienza vissuta direttamente dal ragazzo. Come accade?
I docenti organizzano una visita d’istruzione. In tale gesto c’è “...l’eterno in un barattolo...”, “ ...il tutto in un frammento...”: se la compagnia docente si preoccupa di mettere dentro tale iniziativa didattica un sapere ed un agire che faccia respirare agli alunni quell’epifania del cuore che hanno percepito a parole in classe. Per esempio: per lanciare ed educare gli alunni ad uno sguardo denso di stupore nei confronti della realtà, perché tale meraviglia non si riduca ad un’emozione effimera, è necessario che il gesto sia deciso, totale, semplice e concreto; è indispensabile che in tale gesto si esprimano i linguaggi delle varie discipline, che esso sia affettivamente condiviso, che si giochino in esso gli strumenti adeguati; che tale gesto porti in sé tutto il significato che, balbettando, a parole è stato espresso durante l’ora di lezione, e che diventi davvero il compimento di una “promessa dentro il cuore”
Lo scrittore USA Cormac McCarthy nel suo libro “Non è un paese per vecchi” fa dire allo sceriffo protagonista Tom Bell: “…quando uscivi dalla porta del retro di casa, da un lato trovavi un abbeveratoio di pietra in mezzo a quelle erbacce…. Non so da quanto tempo stava lì. Cento anni. Duecento. Sulla pietra si vedevano le tracce dello scalpello... e mi misi a pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Quel paese non aveva avuto periodi di pace particolarmente lunghi, a quanto ne sapevo. Dopo di allora ho letto un po’ di libri di storia e mi sa che di periodi di pace non ne ha avuto proprio nessuno. Ma quell’uomo si è messo lì con una mazza ed uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio di pietra, che sarebbe potuto durare diecimila anni.
E perché? in che cosa credeva questo tizio? Di certo non credeva che non sarebbe cambiato nulla. Uno potrebbe pensare anche a questo. Ma, secondo me, non poteva essere così ingenuo….
E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una specie di promessa dentro il cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra.
Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. E’ la cosa che mi piacerebbe fare più di tutte…”