La scuola alla deriva

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it
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In questi giorni a scuola si muore di noia: tabelle, griglie, obiettivi chilometrici, parole, parole... La nuova parola magica è competenze, non esiste più educazione, formazione, l’importante è riuscire a far fare qualcosa all’alunno, che capisca o no è secondario, basta che riesca a fare un cartellone alla fine della U.D. o un programmino su internet, o una relazioncina, una tabella. Il senso di quello che fa è un optional, il significato per la sua vita di quello che studia è indifferente. Basta che impari a “socializzare”, altra parola magica, e a produrre. Ad esempio si vorrebbe far apprendere il rispetto e la solidarietà nei confronti degli stranieri, degli handicappati, dei “diversi” senza mai parlare di verità dell’uomo, senza mettere al centro l’incontro fra l’umanità dell’ insegnante e l’umanità degli alunni, o quella fra i compagni, al massimo si parla di regole, di accordi o contratti fra studenti e docenti, di diritti e doveri. Comunicare, interagire sono i nuovi verbi, ma comunicare che cosa e soprattutto per che cosa? Interagire perché? Accettare un uomo di colore perché? Oppure imparare a parlare, a scrivere correttamente perché? Acquisire competenze linguistiche per quale scopo? Studiare il passato perché? La conoscenza è ridotta all’acquisizione di strumenti e al saper fare, al saper produrre qualcosa.
L’insegnante è ridotto a un computer che con griglie infinite registra le acquisizioni in termini di competenze dell’alunno. La crescita e la maturità della persona, la capacità di giudizio, di aprirsi alla realtà e comprenderla nel suo valore e significato, non sono decisive.
Si parla ad esempio di capacità di cogliere il messaggio di un testo: ma che cosa è un messaggio? Cosa c’entra con la mia vita? E’ un messaggio vero o falso? Mi aiuta a crescere o no? Niente! L’importante alla fine della U.D: è saper compilare una tabella.
In un simile contesto sostituire l’insegnante con un computer che risponde all’alunno, che lo contesta o l’approva non costituirebbe un problema, anzi si potrebbe raggiungere una competenza migliore degli alunni.
Chi educa gli insegnanti? In questa prospettiva è un problema che non si pone, l’importante è che i docenti imparino a programmare per competenze e a valutare usando le griglie adeguate. Nei siti del ministero della P.I. e delle scuole si trovano migliaia di esempi di programmazione, griglie di valutazione, unità didattiche svolte, lunghe e lunghe pagine, con esercitazioni a non finire… basta copiare, ed ecco il perfetto insegnante.
E’ giusto, come alcuni osservano, preoccuparsi dell’inserimento dei giovani insegnanti nella scuola, ma che scuola troveranno? Ripeto: fra un po’ non ci sarà più bisogno di “insegnanti”, ma di esperti in competenze e in informatica. Questa è la deriva della scuola, anche perché la maggioranza dei colleghi accettano tutto in modo acritico, senza reagire.
 Come si ripete nel sito: Rivoluzione della “bellezza”, un’ora di “bellezza”, questa è la strada per salvare la scuola.