La scuola alla deriva: Risposta
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Caro Franco,
ti rispondo con questa esperienza personale.
La mia azienda quest’anno ha accolto oltre una trentina di stagisti in maggioranza ragazze, provenienti dalle scuole del circondario (considera che in prevalenza frequentano gli ultimi due anni delle scuole di turismo).
La caratteristica principale della maggioranza di questi stagisti era la noia, ragazze che sono venute per svolgere lo stage solo per l’ottenimento dei crediti scolastici e nulla più.
Nessun entusiasmo, nessun amore, nessuna iniziativa, nessun desiderio, nessuna domanda, nessun interesse. La sedia era l’unico rifugio e bueno ritiro. Si alzavano dalla stessa lo stretto tempo necessario a fare asetticamente quello che veniva richiesto e poi ci ritornavano e aspettavano, attendendo la fine della giornata pazientemente.
Geografia zero, italiano men che meno, capacità di dire io non pervenuta.
Grandi fumatrici e vestiti succinti, poca cura della propria immagine, alcune non si pettinavano neppure.
Alla domanda cosa ti piacerebbe fare da grande, la risposta, nella generalità dei casi, era confusa, chi ha risposto la hostess (ma non amano lavorare con la carta?!?), chi vuole fare l’infermiera (mah!).
Considera che lo stage si svolgeva in agenzia, oppure all’ufficio gruppi o al tour operator, quindi a contatto con il mondo in tutti i sensi per un tempo minimo di 2/3 settimane.
Di tutte le persone accolte solo 2 si sono dimostrate vivaci e una è una tua allieva.
Nella generalità sono persone che non sprigionano alcun interesse per le cose che hanno di fronte, caratterizzate dall’assenza di domande o desideri, neppure di fronte alla novità di uno stage.
Dai frutti si vede l’albero.
Competenze?
Mi permetto di dire che la crisi prima che economica è innanzitutto crisi dell’umano, perché se l’umanità è per la maggior parte composta da gente annoiata, persone che non hanno una domanda vera su di sé, ma sono caratterizzate solo dalla soddisfazione degli istinti primordiali, sarà difficile uscirne se non con una nuova guerra.
C’è un grossissimo lavoro da fare, infatti insisto con i miei colleghi di far fare, comunque, a questi ragazzi un’esperienza lavorativa più reale possibile, la più umana possibile, senza togliere ne fatica ne concretezza, senza farsi vincere dalla loro apatia.
Poi quando ne trovi 2 che sono vivi, vivaci, è sempre una festa di esperienza per tutti.