Londra, 1934: Padre e figlia contro Hitler

Luigi Ippolito non individua il punto centrale del fatto, limitandosi a citare il “notevole talento per la matematica” della ragazza, anziché evidenziare che l’impresa fu resa possibile dalla partnership esistente tra quel padre e quella figlia.
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
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LONDRA, 1934: PADRE E FIGLIA CONTRO HITLER (1)

Un’avvertenza: nel leggere l’articolo di Luigi Ippolito HAZEL, LA RAGAZZINA CHE AIUTO' LONDRA A VINCERE CONTRO HITLER (2), non ci si lasci distrarre dal fatto che si tratta di armamenti: sbaglieremmo se corressimo ad un veloce quanto generico giudizio di condanna.
Il fatto. 1934, Londra: Hazel Berta Hill, figlia tredicenne dell’ufficiale della RAF Frederick William Hill, affianca giorno e notte suo padre che le ha chiesto di aiutarlo nel progettare gli Spitfire e gli Hurricane, i nuovi velivoli che qualche anno dopo si dimostreranno decisivi per respingere l’attacco di Hitler (Battaglia d’Inghilterra, luglio-ottobre 1940).
Padre e figlia hanno qui due meriti: anzitutto quello di aver calcolato correttamente la nuova dotazione delle mitragliatrici - otto anziché quattro per ogni aeromobile - e soprattutto avere vinto lo scetticismo delle alte sfere del Comando, costituito da Ufficiali ancorati ad un’idea arretrata del conflitto aereo (Prima Guerra Mondiale, gli esordi dell’aviazione).
Dopo la guerra, la ragazza divenne medico, sposò uno dei soldati che aveva curato durante la guerra ed ebbe quattro figli. Fondò una clinica pediatrica all’interno del Servizio sanitario nazionale appena nato. Morì novantenne, nel 2010. Il resto è nell’articolo del Corriere.
Non tutto, però, ed è il motivo per cui esso merita di comparire su questo sito.
Con buona pace della regola-principe del giornalismo moderno (le famose cinque domande: What? Who? When? Where? Why?), Ippolito non individua il punto centrale del fatto, limitandosi a citare il “notevole talento per la matematica” della ragazza, anziché evidenziare che l’impresa fu resa possibile dalla partnership esistente tra quel padre e quella figlia.
Se il primo volo a motore, realizzato dai fratelli Wright nel 1903, fu un esempio di come il complesso paterno possa dare origine ad un passo capace di cambiare la storia dell’intera civiltà (3), il caso di Hazel Hill non è certo di minore portata, e deve far riflettere. Non è, propriamente parlando un caso di Father & Son, ma di Father & Daughter.
Diventa rilevante che l’articolista abbia sorvolato sull’importanza della relazione padre-figlia: oggi, come e più che al tempo di Freud, si continua ad opporre una non-innocente resistenza all’amore innocente del padre verso la figlia e della figlia verso il padre. Le obiezioni a questo autentico casto connubio riempiono di zavorra i nostri divani di psicoanalisti e pesano nelle nostre vite molto più delle otto mitragliatrici dello Spitfire.

NOTE

1. Ripropongo qui, sostanzialmente immodificato, l’articolo pubblicato il 24 luglio scorso nella rubrica “Dalla Stampa” del sito www.societaamicidelpensiero.it.
2. L. Ippolito, I calcoli di una ragazzina e gli aerei modificati. Così Londra vinse Hitler, Corriere della Sera, 11 luglio 2020.
3. Rinvio al mio articolo su questo stesso sito
https://www.culturacattolica.it/educazione/father-son/father-sons-il-merito-dei-fratelli-wright