La questione del gender 1 - L'uguaglianza come eliminazione delle differenze
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Indichiamo qui, sinteticamente, spunti di giudizio su alcune delle grosse questioni implicate, scelti da testi che man mano segnaliamo

La divinizzazione di una certa concezione di uguaglianza e di libertà all’origine del femminismo e del gender
Iniziamo sintetizzando le osservazione di Lucetta Scaraffia contenute in un articolo apparso di recente su L'Osservatore Romano e proponiamo via via integrazioni e approfondimenti tolti da altri contributi.
Alla crisi delle grandi ideologie politiche novecentesche, dice la Scaraffia, si è sostituita una sorta di divinizzazione dei diritti umani, in primis quelli dell’uguaglianza e della libertà di scelta. La realizzazione di questi diritti è vista oggi come realizzazione della felicità. In questa idolatria del diritto all’uguaglianza e alla libertà di scelta sono situati il femminismo e l’idea di gender. La Scaraffia cita una frase di Simone de Beauvoir che è all’origine del movimento femminista: "Donne non si nasce ma si diventa". Dunque il femminismo ha concepito l’uguaglianza come negazione totale di ogni differenza, a partire dalla negazione della differenza sessuale in nome di una totale libertà di scelta. Libertà di scelta talmente totale da cancellare quello che da sempre è stato un dato ineludibile, appunto la differenza sessuale. Questo modo di intendere l’uguaglianza come eliminazione delle differenze è stato accelerato dalla separazione tra sesso e riproduzione, il che ha equiparato la donna al maschio, liberandola dal “rischio maternità”. Da qui una catena di conseguenze: la separazione tra procreazione e sessualità ha a sua volta aperto la strada ad un’altra separazione, quella tra matrimonio e sessualità; si possono cogliere in ciò le condizioni per l’affermarsi del diritto al matrimonio e al figlio, anche da parte di coppie omosessuali o di single, tutto sulla base della negazione della identità sessuale naturale.