L’omo non vive di sola Arcigay
Contro gli eccessi di orgoglio gay e omofobia, un pamphlet di San Paolo rimette le cose al giusto posto- Autore:
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Costa solo due euro ed è un fascicoletto di 65 pagine, ma è quanto di più completo, chiaro e utile si possa trovare adesso per documentarsi sul tema omosessualità. Stiamo parlando di Abc-per capire l’omosessualità, ed. San Paolo, a cura di Obiettivo Chaire, un’equipe multidisciplinare che si occupa da tempo in modo professionale di questioni legate all’identità di genere. Una piccola e preziosa novità in campo editoriale, leggibile da tutti ma sicuramente strumento prezioso per educatori, insegnanti, animatori, centri culturali, ma anche per chi vive un disagio connesso al proprio orientamento sessuale. È organizzato per tematiche (introduzione, la Storia, la scienza, la Chiesa) e ogni argomento ha una sua scheda, ma si legge ugualmente dalla prima pagina all’ultima e tutto d’un fiato, perché è un susseguirsi di spiegazioni, informazioni e notizie che esulano dai soliti luoghi comuni, e che permettono finalmente di farsi un’idea chiara di tutta la faccenda.
Né malattia, né natura: un sintomo
Si precisano i termini, si sfatano le leggende, come quella che vede l’omosessualità determinata biologicamente, si ricostruisce la storia del movimento gay, precisando la differenza fra ‘gay’ ed ‘omosessuale’, si confutano i numeri del rapporto Kinsey, e si scopre che l’eliminazione dell’omosessualità dal manuale diagnostico della Associazione Psichiatrica Americana (Apa) nel 1973 avvenne grazie ad una votazione per corrispondenza, e dopo che gli attivisti gay avevano ottenuto di partecipare agli incontri dell’Apa. Si legge della terapia riparativa, i cui attuali maggiori esponenti sono Gerard van der Aardweg, olandese, e Joseph Nicolosi (presidente della Narth, National Association for Research & Therapy of Homosexuality) negli Usa, oramai dimostratasi scientificamente valida, la cui efficacia è stata pubblicamente riconosciuta anche dal dottor Spitzer, che proprio nel 1973 era stato uno dei maggiori sostenitori della rimozione dell’omosessualità dall’elenco dei disordini mentali. La terapia non presume che l’omosessualità sia una malattia, ma il sintomo di bisogni affettivi insoddisfatti durante l’infanzia o l’adolescenza. Non è un’ipotesi dei nostri giorni: si fonda sugli studi di Alfred Adler, psichiatra austriaco morto nel 1937, e di Irving Bieber. L’omosessuale si trova al centro di una triade familiare padre-madre-figlio in cui i rapporti reciproci impediscono al figlio (nel caso di omosessualità maschile) di sviluppare pienamente la propria identità sessuale per mancanza di stima verso il padre o per essersene sentito respinto o comunque non pienamente accettato. Cercando di risalire alle cause della sofferenza, la terapia aiuta a superare il senso di inadeguatezza nei confronti delle persone del proprio sesso, e a costruire legami affettivi non erotizzati.
Questa si oppone alla terapia affermativa, attualmente per la maggiore, che invece considera la persona omosessuale tale per natura, e ne spiega i disagi incolpando la società ‘omofobica’: solamente quando l’omosessualità sarà riconosciuta pienamente normale le persone omosessuali vivranno senza alcun problema il proprio orientamento sessuale. Il movimento gay, che non rappresenta il mondo omosessuale ma si comporta come tale perché ha stravinto la propria battaglia mediatica, oppone una vera e propria guerra psicologica alla terapia riparativa, affermando che il tentativo di riorientare sessualmente un omosessuale è di per sé violento. è un atteggiamento che non tiene conto dei risultati scientifici ottenuti e che di fatto impedisce una libera scelta a chi vuole uscire dal disagio della propria omosessualità. Il tutto sempre nel pieno rispetto e accoglienza delle persone omosessuali.