La comunità parrocchiale
Intervista a padre Dmitrij Smirnov, parroco a Mosca di cinque parrocchie. Egli fa parte di un gruppo di sacerdoti 'La nuova ondata' (Novaja Volna) impegnato nel rinnovamento della vita parrocchiale deformata dal regime sovietico. Il testo è stato tradotto e ridotto, per motivi di spazio, dalla rivista ortodossa russa 'Foma' (n. 6.2005)- Curatore:
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D. Parrocchiano è soltanto colui che frequenta regolarmente la chiesa?
R. Il fedele deve anzitutto riconoscere di essere in comunione con la Chiesa universale proprio attraverso la comunità. Oggettivamente la comunione si attua nella celebrazione del sacramento dell'Eucaristia dove il pane ed il vino diventato il Corpo e il Sangue di Cristo. Le persone che ricevono i 'Sacri Doni' durante la Divina Liturgia vengono uniti con Cristo e, attraverso Lui, con tutta la Chiesa universale. In sostanza essere cristiano significa prender parte al Sacrificio eucaristico..
Ma la vita parrocchiale non può in alcun modo essere ridotta alla Divina Liturgia. La vita della parrocchia è tutto quello che avviene all'interno della comunità cristiana.
D. Anche quella che è chiamata 'la vita non liturgica'?
R. Anzitutto l'attività missionaria: l'educazione alla vita della Chiesa e la formazione dei nuovi membri della comunità. Secondariamente le opere educative: assistenza delle vedove, degli orfani, dei malati, dei vecchi e degli invalidi. A veder bene tutta l'attività extra liturgica può essere riassunta in due forme: missionaria e caritativa.
Si può frequentare la chiesa ogni giorno, pregare e perfino assistere alla Divina Liturgia e ciononostante restare indifferenti a tutto tranne che alla propria salvezza personale, o alla vita della propria famiglia, senza interessarsi di quanto accade nella propria comunità. Difficilmente queste persone possono essere ritenute membra della parrocchia. Membro della comunità è colui che riconosce come 'opera comune' tutta la vita della comunità, come è la Divina Liturgia. Normalmente la Divina Liturgia è considerata una parte del ciclo liturgico. Questo è un errore. La Divina Liturgia è la pienezza di tutto il servizio ecclesiale, liturgico, missionario, caritativo.
D. Lei è parroco di più parrocchie. Ci dica della vita di queste.
R. La vita di queste parrocchie dimostra che la parrocchia non è qualche cosa di autonomo, di autosufficiente, la parrocchia è unita alla Chiesa. C'è un superiore e i vari sacerdoti delle varie chiese celebrano a turno in tutte le parrocchie. Nonostante in ogni parrocchia vi sia 'un nucleo' di parrocchiani attivi, noi abbiamo un unico centro che dirige la vita di tutte le parrocchie. In sostanza si tratta di un'unica comunità.
Per quanto riguarda la vita liturgica si celebra regolarmente il mattutino e i vesperi in tutte le parrocchie. Obbligatoria è 'una predica viva' dopo il servizio liturgico. Sono operanti alcuni cori, una scuola di canto, un piccolo seminario da cui sono già usciti 25 sacerdoti, corsi di preparazione al battesimo per adulti.
Per quanto riguarda la missione. Due programmi radio ogni settimana, un sito internet, un ampia biblioteca – internet, stampa e una serie di punti per la diffusione della letteratura religiosa, una rivista mensile, la scuola domenicale ed un ginnasio.
Per la sessione caritativa: due asili per bambini, patronato per l'assistenza dei vecchi soli, degli ammalati, fondo per aiutare le famiglie numerose e gli orfani. Tutti questi sevizi sono svolti dai parrocchiani.
D. Esiste una certa, diffusa mentalità secondo la quale il luogo dell'attività dei fedeli debba essere ristretta dentro il territorio della chiesa.. Al di là del recinto della parrocchia inizia lo stato laico che esclude ogni attività parrocchiale. Lei che ne pensa?
R. Limitare la missione e la carità entro le pareti della chiesa e ridurre la vita ecclesiastica al servizio liturgico sarebbe come imporre per tutti e in tutti i luoghi soltanto una forma di pane. Questo accadeva sotto il regime sovietico. Lo scopo dei bolscevichi era quello di strappare la fede dal cuore della gente. Per questo occorreva confinare la Chiesa in un ghetto, ridurre tutta la vita parrocchiale alla celebrazione liturgica. Perfino la predicazione veniva accuratamente controllata. I predicatori di talento venivano isolati in paesini di campagna. Il clero era selezionato. Il sacerdote doveva essere silenzioso, non istruito, ritirarsi in casa subito dopo la celebrazione, ancor meglio se alcolizzato e non si interessava di svolgere nessuna attività parrocchiale. Proprio in quegli anni si introdussero delle pratiche ignominiose come la confessione pubblica di tutta l'assemblea. Quando alcune persone oggi proclamano che 'il luogo dei preti' è la chiesa, dobbiamo ricordare le parole di Voltaire: "Non sono d'accordo con le vostre idee, ma sono disposto a morire per il vostro diritto di confessarle." Oggi l'uomo, grazie a Dio, può sostenere qualsiasi idea. Per ottenere questo la Russia ha combattuto a lungo.
D. Nella nostra redazione riceviamo lettere di persone che dicono di essersi separate dalla Chiesa ortodossa e sono finiti nelle varie sette o comunità protestanti perché nella Chiesa ortodossa non hanno trovato accoglienza. Lei pensa che esista veramente questo problema?
R. Indubbiamente questo problema esiste. Anche questo è un'eredità dei tempi sovietici, quando ogni attività dei fedeli fuori della chiesa era proibita. Purtroppo la maggior parte del clero ortodosso, vissuto sotto il potere sovietico, non è abituato a questo genere di attività. Il servizio di molti sacerdoti è ristretto all'attività liturgica. La liturgia, l'Eucaristia è veramente il cuore della parrocchia. Certamente il cuore è l'organo più importante senza il quale non si può vivere. Ma l'organismo non si riduce alla attività del cuore, sono necessari anche gli altri organi. La Chiesa è un organismo vivo, il Corpo di Cristo. Accanto al cuore devono esistere la testa, le mani i piedi…Negli anni venti del secolo scorso tutte le parrocchie sono diventate come persone invalide. Quindici anni fa abbiamo dovuto ricominciare tutto da capo.
D. Esiste una differenza fra le parrocchie pre rivoluzionarie e le attuali parrocchie?
R. Certamente. Prima della rivoluzione ogni sacerdote era un funzionario statale. Da una parte lo stato difendeva la Chiesa, dall'altra, prima del 1917, lo stato si immischiava continuamente nella vita della Chiesa. Oggi la Chiesa e le sue parrocchie godono di una reale libertà. Questo non è mai avvenuto nella storia della Chiesa russa. Ora la pienezza della vita della Chiesa dipende dalla nostra iniziativa. Questa purtroppo non è sufficientemente sviluppata…