I santi del IV secolo e la crisi ariana 8 - Teodosio: la fine dell’eresia ariana
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Valentiniano muore prima di Valente, gli succedono Graziano e Valentiniano II, fratellastri. A Graziano spettano la Gallia, la Spagna e la Britannia, a Valentiniano II l’Italia, l’Africa e l’Illirico. Graziano affida l’Oriente ad un generale, Teodosio. Graziano, Teodosio e Valentiniano compiono una svolta importantissima: si proclamano protettori della Chiesa ortodossa (usiamo questo termine per indicare la Chiesa nicena) e avversari dell’eresia ariana e di ogni altra eresia cristiana. Nel 380 lo proclamano nell’Editto di Tessalonica.
Vale la pena leggerne il testo: “Vogliamo che tutte le nazioni che sono sotto nostro dominio, grazie alla nostra clemenza, rimangano fedeli a questa religione, che è stata trasmessa da Dio a Pietro apostolo, e che egli ha trasmesso personalmente ai Romani, e che ovviamente (questa religione) è mantenuta dal Pontefice Damaso e da Pietro, vescovo di Alessandria, persona con la santità apostolica; cioè dobbiamo credere conformemente con l'insegnamento apostolico e del Vangelo nell’unità della natura divina di Padre, Figlio e Spirito Santo, che sono uguali nella maestà e nella Santa Trinità. Ordiniamo che il nome di Cristiani Cattolici avranno coloro i quali non violino le affermazioni di questa legge. Gli altri li consideriamo come persone senza intelletto e ordiniamo di condannarli alla pena dell’infamia come eretici, e alle loro riunioni non attribuiremo il nome di chiesa; costoro devono essere condannati dalla vendetta divina prima, e poi dalle nostre pene, alle quali siamo stati autorizzati dal Giudice Celeste.”
Come si vede non viene esplicitamente detta la sorte delle religioni non cristiane, ad esempio quella giudaica. Nel documento si nominano due autorità ecclesiastiche, una ad Occidente e un’altra ad Oriente. Segue, nel 381, col favore e l’appoggio di Teodosio, il Concilio di Costantinopoli. Esso raduna gran parte dei vescovi orientali ed emana un testo che conferma Nicea e condanna ogni altro tipo di dottrina. Diversamente dall’Editto qui si dichiara che il vescovo di Costantinopoli ha il primato di onore dopo quello di Roma. Diviene allora importante decidere l’attribuzione della sede vescovile di Costantinopoli, il vescovado viene affidata a S. Gregorio di Nazianzo. Interessante questa vicenda: egli era stato nominato vescovo in una piccola sede da Basilio, con cui aveva condiviso una esperienza ascetica, ma non vi era mai arrivato, dunque questa nomina costituisce una irregolarità: ne nasceranno questioni che porteranno Gregorio a ritirarsi di nuovo nella solitudine e nella preghiera. Proprio i problemi circa la cattedra di Costantinopoli, sollevati anche dagli Occidentali, cui si aggiungono quelle per la cattedra di Antiochia, spingono Graziano ad appoggiare la convocazione di un Concilio di tutti a Roma; vengono invitati anche gli orientali, ma essi preferiranno unirsi tra loro, di nuovo, a Costantinopoli. Con questo fanno capire che le decisioni circa i vescovadi orientali spettano agli Orientali. Ecco di nuovo la divisione tra Oriente ed Occidente. Il punto fermo, comune, è la fede nella dottrina nicena: non è poco, dopo tante vicende. Alla fine del secolo la cattedra di Costantinopoli sarà assunta da una grande personalità: S. Giovanni Crisostomo. Verrà deposto due volte per intrighi complessi che ormai sfociano nel V secolo e che per ora rinunciamo a seguire, ma che ci dicono come, conclusa l’eresia ariana, altre eresie, altre drammaticità accompagneranno la vita della Chiesa. Non si può non constatare l’importanza dell’appoggio dello Stato; ma senza la forza, nel popolo e nei vescovi, della fede nicena, anche questo intervento non sarebbe stato sufficiente.