I santi del IV secolo e la crisi ariana 4 - La lotta all'arianesimo
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Tra i protagonisti, vescovi e asceti
Attanasio sarà, anche per le altre fasi, il bersaglio del’arianesimo: verrà più volte esiliato, ma, lottatore indomito, più volte tornerà ad Alessandria. Egli si è formato alla scuola ascetica di S. Antonio l’eremita (che invano scrive a Costantino per difendere Attanasio). Questo santo vescovo di Alessandria è dunque in comunione con i monaci che vivono dediti alla meditazione in Egitto e in Palestina. Tra questi monaci, oltre ad Antonio, c’è S. Ilarione che fonda un monastero in Palestina dove si lavora, si studia, si prega, poi c’è S. Pacomio pure lui dedito dell’ascetismo cenobitico, o ancora S. Nilo.
Dunque, nel quadro delle discordie che dividono la Chiesa orientale del IV secolo, vivono grandi esperienze di spiritualità, nella forma dell’ascetismo e dell’eremitismo, che si diffondono a macchia d’olio in Egitto, in Palestina, in Siria, in Persia, in Anatolia, in Cappadocia.
Mentre nell’epoca precedente il IV secolo sono stati di esempio gli atti dei martiri, ora c’è un modello di vita cristiana che si imposta su un aspro combattimento con se stessi, con la propria natura e con le sue debolezze. I documenti, numerosissimi, che si hanno sono marcati da un grande entusiasmo, con tale prospettiva sono presentate le rinunce al cibo, al sesso, alla sete, ai conforti materiali. Le forme di vita variano, si va dalla vita completamente isolata (eremitismo) alla dimensione comunitaria, dalla alimentazione di pura raccolta al lavoro per procurarsi il cibo. Le tre dimensioni fondamentali sono obbedienza, castità, povertà. Non è facile, francamente, con la nostra sensibilità odierna, avvicinarsi a queste esperienze di sfida alla natura umana. Certamente esse sono una rilettura del grande ideale greco dell’apatheia, vissuta con diverse accentuazioni da stoici ed epicurei. Si tenga presente che non è un termine presente nelle Sacre Scritture. La parola infatti è greca e non ha facile traduzione in latino. S.Girolamo propone i termini di impassibilitas e imperturbatio per indicare la capacità di risultare, nell’uso del proprio tempo, esenti dalle sollecitudini e preoccupazioni della vita e per vivere soltanto l’amore e la dedicazione a Dio.
Una caratteristica che emerge dalla vita di molti di questi asceti ed eremiti è il loro passaggio a responsabilità pastorali e vescovili. E’ il caso di S. Basilio, di S. Epifanio, di S. Attanasio, di S. Gregorio di Nazianzo, di S. Melezio, S. Afraate, di S. Macario il Grande, di S. Eustazio, di S. Giovanni Crisostomo. Essi, in questo periodo costantiniano, vivono a lungo in meditazione e preghiera, poi, dopo Costantino, diverranno vescovi. Il collegamento tra la dimensione ascetica e quella pastorale sarà sempre vivissimo, per esempio S. Epifanio, nominato vescovo di Costanza (l'antica Salamina), sede metropolitana di Cipro, continua a governare il suo convento di Eleuteropoli, S. Eusebio, vescovo di Vercelli, dopo aver conosciuto il monachesimo orientale, s’impone la disciplina monastica per quanto glielo permettono i suoi impegni, S. Martino, vescovo di Tours, che già da sacerdote pratica la vita monastica, vive da monaco, insieme ad altri, in una capanna di legno nella campagna di Tours.
Altri, come S. Afraate, pur permanendo nella vita ritirata scrivono testi militanti contro l’eresia.
Altri ancora, deposti come vescovi nelle temperie cui accenneremo, si ritirano a vita monastica, come S. Evagrio.
Questo stile di vita si diffonde attraverso l’incontro, ad es. S. Basilio visita gli asceti di Egitto, la stessa modalità avviene per S. Girolamo che poi scrive le vite di alcuni grandi monaci
Attraverso l’incontro, l’ascetismo, nel IV secolo, si diffonde anche in Occidente. Ecco un esempio interessante di un incontro che permette la diffusione del monachesimo in Occidente, si tratta di una conseguenza positiva e imprevista di un fatto negativo: molti niceani incalzati dagli ariani, per cui si può parlare di vera e propria persecuzione ariana, vengono in Occidente, come S. Attanasio. A Roma, in tal modo la sorella di S. Ambrogio, che viveva nell’urbe, S. Marcella, viene a conoscenza del monachesimo orientale, lo abbraccia e comincia a seguirlo sia pur per gradi, fondando un cenacolo di pie donne sull’Aventino. Tale cenacolo è frequentato autorevolmente da S. Girolamo che per un lungo periodo studia a Roma. E ancora, S. Eusebio, vescovo di Vercelli, incontra a Roma S. Attanasio. Che incrocio di santi!
Tra i grandi fondatori di vita monastica in Occidente c’è anche S. Paolino da Nola.
Certamente l’ondata eremitico monastica, che com’è noto percorrerà tutta la storia della Chiesa, presenta, in questa forma nascente, eccessi ed esagerazioni, e porta, in alcuni ambienti, a vedervi l’unico modo di vivere la fede e quindi al sospetto verso altre forme di vita.
A eccesso si contrappone un eccesso: sorgono violente reazioni come l’eresia di Gioviniano, condannata nel 392. Egli, volendo evitare il “primato” affidato al monachesimo, vede nel solo battesimo e non anche nelle scelte di vita la garanzia della salvezza e arriva a gesti estremi quali la comunione solo per le sposate, ecc. Anche questi dati ci fanno entrare nelle pieghe della storia e ci aiutano a capire come la fede si incarni in forme diverse, faticosamente, dentro il tempo.
Se tra i vertici della Chiesa orientale è presente la divisione, tuttavia lo spessore della fede ha modo di approfondirsi: oltre all’ascetismo, avvengono grandi fatti significativi per la fede del popolo. Per interessamento di S. Elena, nel 335, a Gerusalemme, vengono consacrati il mausoleo rotondo dell’Anastasis (resurrezione) che è sopra il S. Sepolcro vuoto e una grande basilica, con a fianco il sasso del Golgota.
La identificazione dei luoghi della passione e il loro diventare luoghi di culto è opera della Santa imperatrice che ha cura di liberare Gerusalemme (che nel II secolo per volontà dell’Imperatore Adriano era divenuta Aelia Capitolina) dalle immagini e dai santuari idolatrici di cui era stata riempita e di identificare e far riaffiorare i luoghi dell’incarnazione. Essi iniziano così ad essere meta di pellegrinaggi.